Mio padre, ad 88 anni suonati, si lamenta perché ultimamente dopo una bella camminata gli viene l’affanno. Del resto, da uno che recentemente diceva a mio fratello “speriamo di non diventare vecchi” (eh certo, come se l’alternativa fosse più attraente) cosa ti puoi aspettare?
La verità è che, come diceva quel gran saggio di Antonio de Curtis, ogni limite ha una pazienza. E con i limiti, soprattutto con i nostri, dovremmo avere molta pazienza. Anche perché, se non ce l’abbiamo noi, come possiamo pensare che ce l’abbia chi ci sta vicino?
E quindi, resta vero, come cantavano gli Eagles, che bisognerebbe sempre spingersi fino al limite spingendolo sempre più avanti, come nello sport, senza accontentarsi mai. Ma il limite esiste, non possiamo far finta del contrario. E non possiamo incazzarci se ad un certo punto questo limite ci si presenta davanti, molto più vicino di quanto ce lo ricordassimo. Com’era quella vecchia massima? Dammi la forza di cambiare ciò che posso cambiare, la pazienza di accettare quello che non posso cambiare e la saggezza per berci sopra un bel mojto.
No, mi sa che non era così.
Ma che volete, la memoria comincia un po’ a vacillare. Abbiate pazienza, quello è sempre stato un mio limite.
So put me on a highway and show me a sign and take it to the limit one more time
Take it to the limit take it to the limit take it to the limit one more time.
E ce l’ho fatta anche io! Mica potevo mancare…quando il mio amico Zeus chiama non ci si può tirare indietro (veramente anche Papillon mi aveva solleticato un giochino analogo, basato sui titoli dei film, ma mi mancano troppe lettere!) Il giochino è quello di ripercorrere l’alfabeto citando titoli di canzoni. Poi lo sapete che le liste di qualsiasi cosa, soprattutto se minchiona, mi fanno impazzire. Tanto per rendere la cosa un po’ meno minchiona (mica tanto eh!) ho cercato di mettere dentro una sola volta a testa, tutti i miei gruppi e cantanti preferiti. Potreste dirmi, va be’ ma a noi che ce frega? Lo so, invece a me il giochino è piaciuto assai, anche perché riuscire a far partecipare alla cosa i best 25, ti costringe a pensare e poi a scegliere. Certamente qualcuno manca, ma le lettere a disposizione erano finite!
As Tears go by – Rolling Stones. Gli Highlander. Li ho sentiti dal vivo l’anno scorso al Circo Massimo e davvero cominci a pensare che in fondo la droga non sia poi così nociva.
Baba o’ Reily – The Who. Una canzone che bisognerebbe sentire ogni mattino, a palla di cannone, appena alzati, così tanto per ricordarci quant’è bella la vita
Cowgirl in the sand – Neil Young, come cantante lui è nella mia top five, la canzone in questione è straziante e bellissima come solo lui potrebbe cantare
Desperado – Eagles, loro sono bravissimi e la canzone merita assolutamente, al pari di molte altre (fra l’altro ce n’è un’altra, sempre con la D che mi piace un sacco, ma già l’ho usata per altri post e non volevo ripetermi)
Easy does it – Supertramp, loro sono il “mio” gruppo. Non i preferiti in assoluto, ma quelli che sento più miei, come fossero miei amici, come li conoscessi da trent’anni, un po’ come i compagni di scuola. E in fondo un po’ è anche vero.
Fat bottomed Girls – Queen. Altro gruppo storico nei miei ascolti e l’omaggio alle ragazze culone penso sia uno dei loro pezzi più significativi, per ironia, ritmo, spontaneità. Secondo me un po’ troppo sottovalutati.
Good Riddance – Green Day fra le nuove generazioni forse i più ascoltati. Questa canzone in particolare la trovo bellissima.
Horizons – Genesis. ecco dovessi scegliere un solo gruppo, non avrei dubbi, sono loro. Ho scelto volutamente un pezzo minore, brevissimo, solo strumentale, perché basta anche solo questo per far capire secondo me che quando fra trecento anni studieranno la storia della musica del 900, loro saranno nei libri di testo.
Knockin’ on Heavens Door – Bob Dylan. Che vogliamo dire su quest’uomo e su questo pezzo. Silenzio e alziamo il volume
Inbetween Days – Cure. Torniamo alla mia adolescenza con questo gruppo di matti che però in questa canzone diedero veramente il massimo. Pezzo monumentale, un altro di quelli da ascoltare la mattina per darsi la carica
Love Boat Captain – Pearl Jam. Pensavo ad un certo punto che il rock avesse già detto tutto quello che aveva da dire. Loro e il gruppo che segue a due distanze mi hanno fatto ricredere. I Nirvana sono l’emblema, loro la sostanza, fra i due, a mio avviso, c’è un abisso.
Mother – Pink Floyd. Questi certo non potevano mancare. Li ho consumati a furia di ascoltarli: probabilmente hanno scritto brani molto più belli di questo, ma ultimamente l’ho riascoltato casualmente e mi è venuto da piangere
Nightswimming – Rem. E questo è l’altro gruppo che mi ha fatto pensare che effettivamente ancora è presto per fare il de profundis al rock. Grande gruppo, grande pezzo!
On almost sunday morning – Counting Crows. Anche loro appartengono alla nuova generazione, ma per intensità dei pezzi, meritano di essere nell’olimpo. Spero di riuscire ad andarli a vedere a luglio!
Police on my back – The Clash. Nuovo salto all’indietro per un gruppo che mi ha sempre fatto impazzire. Come fai ad ascoltarli senza che ti venga voglia di salire su un tavolo e metterti a ballare?
Queen of Supermarket – Bruce Springsteen. A parte che trovare una canzone con la Q non era proprio facilissimo, ma lui è lui…il Boss, unico e solo. Insieme ai Genesis, nella mia classifica, sempre al primo posto.
Revolution – Beatles. Loro sono la storia, il porto sicuro in cui torni ogni volta che hai bisogno di sentirti a casa. Possono anche passare mesi senza ascoltarli, ma tu sai che loro sono lì. Una certezza.
Stay – Jackson Browne. Un altro dei miei preferiti, un altro di cui ho consumato gli LP quando ancora non c’era l’elettronica che ti veniva incontro. E quindi quando finiva la prima facciata toccava alzarsi, rigirare il disco e rimettere su il braccio, calcolare la traccia e abbassare la levetta.
Tunnel of Love – Dire Straits. Ultimamente li ho citati in un ricordo di qualche anno fa. Nei favolosi eighteen loro non mancavano mai. Questa, per la cronaca, è nella colonna sonora di Ufficiale Gentiluomo, film cult di quegli anni.
Uptown Girl – Billy Joel. Un altro di quei cantanti di cui ho la discografia completa. Sparito ormai da qualche anno dalle scene, ma questo testimonia una volta di più la sua grandezza. Se non hai più niente da dire, perché continuare a rompere i timpani? Non sarebbe meglio tacere? Grande Billy!
Valencia – The Decemberists. Dei gruppi nuovi o comunque emergenti questi sono quelli che forse mi piacciono di più. Un mix molto interessante di rock, country, prog. veramente notevoli!
With or Without you – U2. I loro primi 5 dischi li pongono nell’Olimpo dei più grandi di tutti. Poi si sono persi e difficilmente si ritroveranno. Ma arrivare a certe vette non è da tutti!
Xanadu – Elo. Insieme ai Supertramp l’altro gruppo che sento mio, perché fa parte dell’adolescenza in maniera pervasiva. La prima facciata di Discovery è forse in assoluto il disco che ho ascoltato di più. Anche in questo caso, forse, anzi sicuramente, ne hanno scritte di più belle, ma trovatemi un’altra canzone con la X?
Your song – Elton John. Un altro gigante che in una classifica del genere non può mancare. Canzone struggente e bellissima.
Zombie – Cranberries. Loro sono un grande gruppo, che hanno saputo dire qualcosa di nuovo, poi la voce di Dolores O’ Riordan è una di quelle che ti fanno fare pace col mondo.
Soldi facili pensavi. La siccità si era portata via anche l’ultima bestia e lavoro non ce n’era. C’erano invece due bocche da sfamare, un futuro da costruire. Soldi facili. Com’è facile morire. Anche se hai ventidue anni e a casa una moglie e un bambino che ti aspettano.
Non doveva andare così. Non è giusto perdere un padre prima ancora di conoscerlo. Hai idea di che cosa sia stato crescere da solo? Con i racconti che si mischiano e si confondono con i ricordi, fino a non capire più dove cominciano gli uni e dove finiscono gli altri. In realtà non è vero che sia cresciuto da solo. C’era sempre quest’odio insieme a me. L’odio che cresceva sempre più forte, che mia aiutava ad andare avanti, a rispondere ai bulli, a mandare via le lacrime. Ti avrei vendicato, lo sai che l’avrei fatto, l’avevo giurato.
Perché l’odio è come l’amore papà, hanno la stessa natura. Si alimentano e crescono da sé, trovano forze e vigore nelle difficoltà e vanno dritti alla loro meta come le luci delle stelle.
Gli anni passavano veloci, ormai era tempo di agire, avevo diciassette anni, ero un uomo e potevo finalmente affrontare l’uomo che mi aveva portato via mio padre, che si era portato via per sempre l’innocenza della mia fanciullezza, condannandomi a crescere troppo in fretta.
Quel 5 novembre era una giornata di una bellezza sconvolgente, quelle giornate quando il sole è ancora caldo come fosse primavera e il cielo è di un azzurro imbarazzante. Il giorno giusto per ristabilire la giustizia, per far tornare finalmente i conti.
Mi ero procurato una pistola, la stringevo nella tasca, neanche avessi paura che potesse fuggire via. Avevo studiato il percorso, controllavo l’orologio, lo sapevo che tra qualche istante sarebbe uscito di casa ed ero lì a riprendermi quello che mi aveva tolto dodici anni prima.
Il tempo e lo spazio sono concetti strani. Ad esempio, la vedi quella stella laggiù? Noi continuiamo a vedere la sua luce, ma forse lei è morta da tempo. La sua luce continua a viaggiare nello spazio per chilometri e chilometri, viaggia nel tempo per anni e anni e noi continuiamo a vederla, ma forse lei non c’è più, è sparita nel nulla senza che noi possiamo saperlo.
Quel giorno l’uomo che ti aveva ucciso non era solo. Uscì di casa ed io arrivai silenziosamente dietro di lui, con il dito sul grilletto della pistola che urlava nelle tasche. Non era solo perché aveva in braccio un bambino, ancora mezzo addormentato. Camminava avanti a me, eravamo a due metri di distanza, il bambino ha tirato su la testa, mi ha guardato, ha fatto un sorriso e mi ha fatto ciao con la mano.
L’amore e l’odio sono come la luce delle stelle, continuano a viaggiare, ma forse la loro origine non c’è più da tempo. E noi dobbiamo solo rendercene conto.
Se escludiamo le comiche di Stanlio e Ollio, i film western con John Wayne, i thriller con Robert De Niro, i musical di Fred Astaire e Ginger Roger, la faccia da gangster di Humpry Bogart e i capelli biondi di Marylin Monroe, la colonna sonora dei Blues Brothers e tutte le commedie di Woody Allen, la saga di Guerre Stellari e l’epopea di Forrest Gump, i sogni dell’Attimo Fuggente e le atmosfere degli anni 50 di Grease, quelle dei 60 di Hair e quelle dei 70 del Grande Freddo, gli 80 di Harry ti presente Sally, le serie TV, Ricky Cunningam e Fonzie di Happy Days, Starsky e Hutch, Mork e Mindy, Saranno Famosi, Twin Peaks, Lost, Desperate e Grace Anatomy.
Non considerando la musica, il rock, il country, il jazz e lo swing, il Rock’n roll di Elvis, la musica della west coast degli Eagles, di Jackson Browne e dei Greatful Dead, Neil Young e Crosby, Still e Nash, il Boss e i REM, il grunge dei Pearl Jam, il southern Rock dei Lynard Skynard, i Green Day, la tromba di Satchmo, il clarinetto di Benny Goodman, la Swing Era di Glenn Miller.
A parte i romanzi di Hemingway e di Steinbeck, quelli di Mark Twain e la saga di Hap e Leonard di Lansdale, Fitzgerald e Bukowsky, tutti i racconti di Fante, i cartoni animati di Walt Disney e quelli di Hanna & Barbera, l’Uomo Ragno e tutti i fumetti della Marvel, ma anche Batman e quelli della DC Comics, gli acrobati della NBA, il gancio cielo di Ja Bahr, i miti del Baseball, i mostri del Football, Tiger Woods e le sfide Connors Mc Enroe.
Tralasciando il sogno di Martin Luther King, le battaglie civili delle Black Panthers, la guerra contro la mafia di Al Capone e il proibizionismo, la dinastia di Kennedy e il Vietnam, la guerra di Secessione e le Torri Gemelle, il primo presidente nero, il mito della frontiera, sognando la California, la conquista dello spazio, Houston abbiamo un problema, il Grand Canyon, il parco di Yellostone, le immense praterie e la Route 66, la regione dei grandi laghi e le 4 teste delle Black Hills, le cascate del Niagara e le paludi della Florida, la causa degli indiani, le riserve, le grandi battaglie, Geronimo e Toro Seduto, gli Apache e i Sioux, i Navajo e i Cheyennes.
Se escludiamo questo, posso affermare tranquillamente che l’America non ha esercitato su di me nessunissima influenza, né il benché minimo interesse.