“Chino, su un lungo e familiar bicchier di vino
partito per un viaggio amico e arzillo
già brillo. Certo, perché io non gioco mai a viso aperto
tremendo il mio rapporto con il sesso, che fesso!”
In questo post si parlerà di sesso. Oh, finalmente, dirà qualcuno! Vi interessa? Facciamo un rapido test. Se uno vi dice che ha un appuntamento al reparto di trombofilia vi compare improvvisamente un sorriso un po’ ebete sul volto? Allora proseguite nella lettura. Altrimenti passate oltre.
Entrare a far parte di una blog community, mio malgrado o forse, come direbbe Scaiola, a mia insaputa, ha dei riflessi davvero divertenti. Dicevo mio malgrado perché come ho già scritto in precedenza, nella mia crassa ignoranza di web, aprendo un blog pensavo che avrei scritto. Non che avrei letto! Non avevo dunque la minima idea che invece aprire un blog sarebbe stato come un biglietto di invito ad una festa di liceali. Quelle feste in cui arrivi, non conosci nessuno, ti imbuchi, prendi un bicchiere e ti butti nella mischia. Si incontrano davvero soggetti strani, personaggi nati dalla fantasia malata dei propri autori, supereroi con e senza calzamaglia, visionari, poeti, santi e navigatori. E come appunto nelle feste liceali, cominci ad andare in giro e a scambiare quattro chiacchiere con questo o con quello. Fra tutte le cose, debbo ammetterlo, quella che più mi ha sorpreso è quanta gente e con quanta perizia, parla di sesso. Ora, va be’, non è che non se ne parli al di fuori dei blog, ma qui ho trovato una concentrazione davvero singolare. Soprattutto, la cosa più singolare, è il fatto che ne parlino le donne. Per carità, si parla anche d’altro, ovviamente, però insomma l’argomento è senza dubbio molto gettonato.
E invece qualcuno/a mi ha fatto notare che nel mio blog, al contrario, se ne parla molto poco. Come mai? C’hai qualche problema? Un blocco psicologico? Un’esperienza negativa da piccolo?
Non lo so. Non so proprio perché non mi viene da parlarne. O forse sì che lo so. Perché, devo ammettere, io non sono fra quelli che quando ascoltano De Gregori cantare “ora le tue labbra puoi spedirle a un indirizzo nuovo” pensano che in realtà stia facendo un ermetico elogio del Cunnilingus. Né, ad esempio, ho mai pensato che Battisti, cantando “e tu amica cara mi consoli perché ci ritroviamo sempre soli”, vaticinava trent’anni prima la figura del trombamico.
Secondo me è questo il problema. Diciamola tutta. So antico! Ai miei tempi, soprattutto con le ragazze, non si parlava di sesso. Per fortuna non avevamo i bimbiminkia, ma nemmeno appunto i trombamici. Ce le avevamo le amiche, certo. Ma se erano amiche, non solo non ci facevamo sesso, ma neanche se ne parlava. Noi eravamo quelli su cui venire a piangere quando lui faceva l’infame. L’orecchio disponibile per le lunghe filippiche su quanto la vita fosse ingrata, su quanto nessuno le capisse. Con le più intime potevamo parlare di calcio o ruttare a bocca aperta. Ma sesso nisba. Perché ovviamente, almeno ai miei tempi, alle donne piacevano gli stronzi. Non ho mai capito bene come e perché si sviluppasse questa strana forma di masochismo. Ma insomma, era così. Un dato di fatto. Avendo la possibilità di scegliere fra l’amico fidato e disponibile e il criminale conosciuto in uno sordido pub, lei decideva immancabilmente per il secondo. E quindi o eri stronzo o eri l’amico. E all’amico non gliela davano. Mai! Se avevi la ragazza era diverso (mica sempre, anzi, di solito non te la davano lo stesso). In ogni caso avere una trombamica non esisteva neanche nelle nostre fantasie più sfrenate. Negli anni 80 avere una trombamica sarebbe stato meno probabile di uno scudetto della Lazio.
E quindi, vi posso assicurare, con le amiche non si parlava di sesso. Di sesso si parlava fra noi maschi. Spesso. Anzi, direi molto spesso. L’argomento era probabilmente inversamente proporzionale a quanto lo si faceva. E noi che ne parlavamo assai, andavamo inconsapevolmente d’accordo con Woody Allen, che dice che “il sesso è come giocare a carte: se non hai un buon partner, spera almeno in una buona mano”. Ecco quindi che le uniche amiche con cui si parlava (!) di sesso erano Federica la mano amica e le sue varianti più o meno fantasiose: Adele la mano fedele, Alberta la mano esperta, Veronica la mano supersonica, Francesca la mano che ti rinfresca. Figure mitologiche, immancabilmente associate ad un ideale di donna legato alla purezza. Oddio a voler essere precisi, più che alla purezza, alla pulizia: la Fenech che si faceva la doccia nelle svariate versioni delle commedie di quegli anni. Ma con le amiche, quelle vere no.
Forse per questo a livello inconscio, m’è rimasto questo blocco dello scrittore. O forse è un argomento su cui ho poco da dire. Più probabilmente, lo ritengo un tema su cui sia meglio tacere. Un po’ come il calcio (che com’è noto è il più diffuso succedaneo al sesso): c’è chi ama star lì a parlarne, a vedere trasmissioni che discutono della rava e della fava di questo o quel giocatore e c’è chi invece preferisce solo correre appresso ad una palla (anche se magari, come il sottoscritto, non ne avrebbe più l’età!).
È per questo che posso ammettere che la frequentazione dei blog mi ha aperto nuove prospettive.
Concludendo questo post un po’ anomalo, scrittrici e scrittori più navigati di me in siffatte tematiche, solamente un dubbio mi resta: ma sul serio secondo voi, l’amica cara non lo consolava con una pacca sulla spalla e un bicchiere di amaro Montenegro?