Non è la prima volta che vi intrattengo sul tema felicità. Non avete ancora letto la mia personale classifica sui futili motivi per cui essere felici? Be’ fatelo! Seppur nella sua minchioneria (e come potrebbe essere altrimenti?) resta uno dei post meglio riusciti. Però qualcuno mi faceva notare che in realtà quelli sono motivi transitori, che lasciano il tempo che trovano. Che insomma, in definitiva, ammesso e non concesso che ci siano momenti e motivi di felicità, sono fugaci, passeggeri, deboli. Troppo deboli. Bisogna cercarne di altri, di più solidi, di più duraturi. Certo, il rischio è questo qui.
La felicità è un po’ come la nebbia a Milano. Quando c’è non si vede. E se non si vede quando c’è, figuriamoci quando non c’è! Del resto di motivi per non essere felici ce ne stanno a valanga, non c’è che l’imbarazzo della scelta. Ma se uno ci chiedesse, cosa servirebbe per essere felici, siamo proprio sicuri di sapere la risposta? A parte vincere un’esagerata quantità di denari, forse. Ma siamo sicuri che basterebbe questo? Siamo sicuri che i tutti i ricchi siano felici?
Allora l’amore. Be’ certo, essere ricchi e innamorati è meglio che essere soli e con le pezze al culo. Ma forse non è così automatico neanche questo. Forse ha ragione il grande Woody: le parole più belle del mondo, quelle che davvero ci rendono felici non sono “ti amo”, ma “è benigno”. Siamo sicuri che l’amore renda felici? Che il trovare una persona che ci ami, che stia sempre vicino a noi, che divida gioie e dolori, ansie e speranze, possa far sì che possiamo dire, ecco sì ora sono felice?
Se è vero che riusciamo con dovizia di particolari ad elencare i motivi per non essere felici, perché diventa così complicato individuare le cause per esserlo? Io resto sempre più convinto che questa benedetta felicità sia sopravvalutata. E che soprattutto sia sopravvalutata la sua ricerca. E qualche volta, anzi più di qualche volta, forse basterebbe guardare le cose con occhi diversi, valutare le situazioni per quello che sono, cercando sempre di dargli il giusto peso, ovvero di ridimensionarle e quindi poi lasciarsi andare ad un liberatorio, quanto taumaturgico
Lo so, lo so. Non è una soluzione, mi direte voi. Figuriamoci! Se non vi hanno convinto i futili motivi, vi potrà mai bastare l’atarattico motto? Ma certo che no. Come non vi basterà cercare di far tornare alla mente i momenti felici del passato. Quella volta che Veron segnò sotto la sud facendo poi il verso dell’aeroplanino, oppure quella volta che facemmo l’amore dopo aver mangiato la pasta con i carciofi e bevuto quel vino sublime, il concerto dei Supetramp al PalaEur, il 23 settembre del 98, il 3 dicembre del 2001 e tanti altri. Ma no, se anche stessi qui a continuare a dire, potrei non convincervi. La felicità, ammesso che esista, ammesso che sia afferrabile, deve essere più di questo. Deve andare al di là, dev’essere oltre. Ma se questo oltre fosse dove proprio non lo cerchiamo? Se questo oltre fosse proprio esattamente qui?
belli i dieci futili motivi, all’epoca non li avevo letti. Me ne vengono in mente centinaia… ci farò un post pure io.
A me basterebbero serenità e qualche soddisfazione.
Mi hai fatto venire in mente La Prima sorsata di Birra di Delerm. Comunque la conclusione del post la trovo bellissima. Per il resto penso che ci sia una felicità nelle grandi cose (l’amore, i figli, la realizzazione di un sogno) e una felicità nelle piccole cose (tipo quella volta che Veron…), ma non sottovaluterei la ricerca della felicità. Forse alla fine il segreto è lì. Cercarla…
Un saluto
Alexandra
Beh, la felicità ha il volto dei miei figli. Sempre. Qualsiasi cosa facciano.
Sì, posso dire che loro sono la mia felicità!
Tutto il resto? Un soffio 🙂
Ma sai che la cosa dei denari… 😉
ma se la felicità fosse uno Status… saremmo ugualmente felici?
Ma soprattutto, se fosse uno status, ce lo domanderemmo?
se vedi un infelicissimo , magari sì
Felicità: ripeto è un’interpretazione troppo personale…per quel che mi riguarda la felicità pura è aprire gli occhi la mattina, il resto viene da se.
E se la felicità è semplicemente essere ed essere parte di questo mondo? Poi ognuno di noi ha un suo modo di essere e vivere la felicità, ognuno la trova per se stesso..
Il concerto dei Pink Floyd a Cinecittà il 21 settembre del 1994. In casa ho una lavagnetta magnetica con appesi tutti i momenti importanti della mia vita, e c’è anche il biglietto di quel concerto. Anzi quasi quasi ci faccio un post.
Tre giorni prima del mio matrimonio! E dai, dai che non vedo l’ora di leggerlo
In questo momento sono a Milano per un colloquio di lavoro… Ma provvedo al più presto 🙂