Sorridi e il mondo ti sorride (solo in bicicletta però!)

Passeggiando in bicicletta sulla pista ciclabile, in questi giorni di agosto, capita di incontrare spesso altri ciclisti che corrono nel senso opposto. A volte ci si scambia un ‘giorno, altre volte la fatica, visibile fra le guance rosse e gli occhi sgranati, non permette di proferire verbo e si prosegue così, quasi ignorandosi.

Ho fatto un esperimento. Senza dire una parola, sorrido. Così, senza un perché, continuando a pedalare, incrocio lo sguardo di chi mi sfreccia accanto e gli faccio un bel sorriso. Come se non ci fosse un domani. E vi assicuro che nel 99% dei casi, le persone rispondono al sorriso. Ed è bellissimo

Un attimo prima sono lì con lo sguardo perso nell’acido lattico, semi affogato nel proprio sudore, un attimo dopo si sciolgono per rispondere al sorriso. Fantastico! Anche perché se ci provate normalmente per strada non è la stessa cosa. Quasi mai uno sconosciuto risponde ad un sorriso. Anzi, capita spesso che l’altro ti risponda con un’occhiata infastidita che esprime un insieme di “Cazzovuoi?” “nonticonosco” “nunceprovànontidounalira”.

Perché allora in bici è diverso? Qualcuno potrebbe dire che sia un riflesso automatico. E forse è così. Ma secondo me è perché in quel momento ci si sente complici. Stiamo condividendo una fatica, voluta, cercata, salutare. Ma sempre di fatica si tratta. E quindi siamo disposti anche a sorridere ad uno sconosciuto, perché dentro di noi sappiamo che anche lui sta faticando come noi. Siamo sulla stessa barca. E se ci sorride, si merita una risposta. Ecco, forse semplicemente, dovremmo capire che anche nella vita di tutti i giorni è così. Anche se non ce ne rendiamo sempre conto, in fondo la barca è sempre la stessa.

Ma ora mi è venuta voglia di ascoltare una vecchia canzone dei Queen.

Salvando le stelle di mare

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E qui non si tratta di fare il Don Chisciotte contro i mulini a vento, perché quelli non li sconfiggi. Né in groppa a Ronzinante, né con i droni che sganciano testate nucleari.

In realtà non credo nemmeno che la questione fondamentale sia riuscire a salvare le stelle di mare, perché anche mettendoci insieme non riusciremmo a salvarle tutte.

Quello che credo è un’altra cosa. Credo che quello sia l’unico modo per riuscire a salvare noi stessi.

We are the Champions

Il fatto è che noi ci sminuiamo! Non riusciamo fino in fondo a valorizzare le cose belle, anzi straordinarie, che sappiamo fare. Eppure è così. Ognuno di noi ha dei talenti nascosti, ognuno di noi ha un campo in cui è come  Cristiano Ronaldo, il numero uno, il più bravo di tutti.

Per esempio questa mattina sono andato a fare le analisi. Appena entrato il dottore (oh, il dottore! Mica il primo scemo che passava di lì per caso! Uno che fa quello di mestiere, uno che ne vede centinaia, anzi, migliaia) mi fa, “mi dia il campione delle urine“. Avete capito? Il campione! Chi l’avrebbe mai detto.

L’alfabeto delle canzoni

E ce l’ho fatta anche io! Mica potevo mancare…quando il mio amico Zeus chiama non ci si può tirare indietro (veramente anche Papillon mi aveva solleticato un giochino analogo, basato sui titoli dei film, ma mi mancano troppe lettere!) Il giochino è quello di ripercorrere l’alfabeto citando titoli di canzoni. Poi lo sapete che le liste di qualsiasi cosa, soprattutto se minchiona, mi fanno impazzire. Tanto per rendere la cosa un po’ meno minchiona (mica tanto eh!) ho cercato di mettere dentro una sola volta a testa, tutti i miei gruppi e cantanti preferiti. Potreste dirmi, va be’ ma a noi che ce frega? Lo so, invece a me il giochino è piaciuto assai, anche perché riuscire a far partecipare alla cosa i best 25, ti costringe a pensare e poi a scegliere. Certamente qualcuno manca, ma le lettere a disposizione erano finite!

As Tears go by – Rolling Stones. Gli Highlander. Li ho sentiti dal vivo l’anno scorso al Circo Massimo e davvero cominci a pensare che in fondo la droga non sia poi così nociva.

Baba o’ Reily – The Who. Una canzone che bisognerebbe sentire ogni mattino, a palla di cannone, appena alzati, così tanto per ricordarci quant’è bella la vita

Cowgirl in the sand – Neil Young, come cantante lui è nella mia top five, la canzone in questione è straziante e bellissima come solo lui potrebbe cantare

Desperado – Eagles, loro sono bravissimi e la canzone merita assolutamente, al pari di molte altre (fra l’altro ce n’è un’altra, sempre con la D che mi piace un sacco, ma già l’ho usata per altri post e non volevo ripetermi)

Easy does it – Supertramp, loro sono il “mio” gruppo. Non i preferiti in assoluto, ma quelli che sento più miei, come fossero miei amici, come li conoscessi da trent’anni, un po’ come i compagni di scuola. E in fondo un po’ è anche vero.

Fat bottomed Girls – Queen. Altro gruppo storico nei miei ascolti e l’omaggio alle ragazze culone penso sia uno dei loro pezzi più significativi, per ironia, ritmo, spontaneità. Secondo me un po’ troppo sottovalutati.

Good Riddance – Green Day fra le nuove generazioni forse i più ascoltati. Questa canzone in particolare la trovo bellissima.

Horizons – Genesis. ecco dovessi scegliere un solo gruppo, non avrei dubbi, sono loro. Ho scelto volutamente un pezzo minore, brevissimo, solo strumentale, perché basta anche solo questo per far capire secondo me che quando fra trecento anni studieranno la storia della musica del 900, loro saranno nei libri di testo.

Knockin’ on Heavens Door – Bob Dylan. Che vogliamo dire su quest’uomo e su questo pezzo. Silenzio e alziamo il volume

Inbetween Days – Cure. Torniamo alla mia adolescenza con questo gruppo di matti che però in questa canzone diedero veramente il massimo. Pezzo monumentale, un altro di quelli da ascoltare la mattina per darsi la carica

Love Boat Captain – Pearl Jam. Pensavo ad un certo punto che il rock avesse già detto tutto quello che aveva da dire. Loro e il gruppo che segue a due distanze mi hanno fatto ricredere. I Nirvana sono l’emblema, loro la sostanza, fra i due, a mio avviso, c’è un abisso.

Mother – Pink Floyd. Questi certo non potevano mancare. Li ho consumati a furia di ascoltarli: probabilmente hanno scritto brani molto più belli di questo, ma ultimamente l’ho riascoltato casualmente e mi è venuto da piangere

Nightswimming – Rem. E questo è l’altro gruppo che mi ha fatto pensare che effettivamente ancora è presto per fare il de profundis al rock. Grande gruppo, grande pezzo!

On almost sunday morning – Counting Crows. Anche loro appartengono alla nuova generazione, ma per intensità dei pezzi, meritano di essere nell’olimpo. Spero di riuscire ad andarli a vedere a luglio!

Police on my back – The Clash. Nuovo salto all’indietro per un gruppo che mi ha sempre fatto impazzire. Come fai ad ascoltarli senza che ti venga voglia di salire su un tavolo e metterti a ballare?

Queen of Supermarket – Bruce Springsteen. A parte che trovare una canzone con la Q non era proprio facilissimo, ma lui è lui…il Boss, unico e solo. Insieme ai Genesis, nella mia classifica, sempre al primo posto.

Revolution – Beatles. Loro sono la storia, il porto sicuro in cui torni ogni volta che hai bisogno di sentirti a casa. Possono anche passare mesi senza ascoltarli, ma tu sai che loro sono lì. Una certezza.

Stay – Jackson Browne. Un altro dei miei preferiti, un altro di cui ho consumato gli LP quando ancora non c’era l’elettronica che ti veniva incontro. E quindi quando finiva la prima facciata toccava alzarsi, rigirare il disco e rimettere su il braccio, calcolare la traccia e abbassare la levetta.

Tunnel of Love – Dire Straits. Ultimamente li ho citati in un ricordo di qualche anno fa. Nei favolosi eighteen loro non mancavano mai. Questa, per la cronaca, è nella colonna sonora di Ufficiale Gentiluomo, film cult di quegli anni.

Uptown Girl – Billy Joel. Un altro di quei cantanti di cui ho la discografia completa. Sparito ormai da qualche anno dalle scene, ma questo testimonia una volta di più la sua grandezza. Se non hai più niente da dire, perché continuare a rompere i timpani? Non sarebbe meglio tacere? Grande Billy!

Valencia – The Decemberists. Dei gruppi nuovi o comunque emergenti questi sono quelli che forse mi piacciono di più. Un mix molto interessante di rock, country, prog. veramente notevoli!

With or Without you – U2. I loro primi 5 dischi li pongono nell’Olimpo dei più grandi di tutti. Poi si sono persi e difficilmente si ritroveranno. Ma arrivare a certe vette non è da tutti!

Xanadu – Elo. Insieme ai Supertramp l’altro gruppo che sento mio, perché fa parte dell’adolescenza in maniera pervasiva. La prima facciata di Discovery è forse in assoluto il disco che ho ascoltato di più. Anche in questo caso, forse, anzi sicuramente, ne hanno scritte di più belle, ma trovatemi un’altra canzone con la X?

Your song – Elton John. Un altro gigante che in una classifica del genere non può mancare. Canzone struggente e bellissima.

Zombie – Cranberries. Loro sono un grande gruppo, che hanno saputo dire qualcosa di nuovo, poi la voce di Dolores O’ Riordan è una di quelle che ti fanno fare pace col mondo.

Mantieni la calma e vai avanti

Ci sono volte in cui sarebbe bello poter fuggire. Come dicevo nell’Elogio della Fuga, quando il gioco si fa duro, le persone intelligenti si alzano dal tavolo, ringraziano tutti e se ne vanno. Perché il più delle volte non ne vale mica la pena, sapete. Il guaio è che però tutta la retorica del coraggio, l’educazione al sacrificio, la tensione alla vittoria che chi più chi meno abbiamo avuto tutti, ci impediscono di attuare questa semplice strategia di sopravvivenza, che tanti guai e tante gastriti ci eviterebbe.

Altre volte però fuggire non è proprio possibile. Al di là delle remore, al di là degli scrupoli. Metti che sei circondato dal mare, oppure da monti inaccessibili. Metti che non hai proprio vie di fuga e stanno per bombardare la tua città, la tua terra, le tue cose. Che fare?

Nell’aprile del ’39 il Ministero dell’Informazione britannico, con l’approssimarsi della guerra, decise di produrre un poster che avrebbe dovuto essere esposto a Londra per tranquillizzare la popolazione. I poster furono progettati per avere un aspetto uniforme, con un messaggio dal re al suo popolo. Poi in realtà questi poster non furono distribuiti e rimasero chiusi nelle stanze del Ministero dove riemersero addirittura agli inizi degli anni 2000 diventando un oggetto di culto, a causa di una campagna pubblicitaria. Ed ora imperversano ovunque, soprattutto nei social network, con mille varianti più o meno serie.

Quindi, ricapitolando, se nella vita ti stanno per bombardare, dai retta a me, se puoi, scappa. Fregatene dell’orgoglio, metti in salvo i tuoi cari e dattela a gambe. Ma se scappare non è possibile, allora fischietta, fai finta di niente, aspetta che il bombardamento finisca e spera che la bomba colpisca un po’ più in là. E almeno finché il cielo non ci cada sulla testa, mantieni la calma e vai avanti. Magari canticchiando i Queen.

 

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It’s late

Eh sì, è tardi per cambiare stile di vita. Per pensare di poter diventare qualcosa o meglio qualcuno di diverso. E’ tardi per imparare a sognare oppure per smettere di farlo. Per ritenere che ci sia la possibilità di cambiare il verso delle cose o il finale della storia. E’ tardi per immaginare un nuovo inizio, per recriminare ed anche per inventare scuse puerili. E’ tardi per far finta di non ricordare com’era prima. E’ tardi.

E’ tardi per giocare e forse anche per aspettare qualcosa o qualcuno che sappiamo non arriverà. E’ tardi per pensare di smettere o per chiedere scusa. E’ tardi per chiedersi su chi poter contare ed anche su chi valga la pena aspettare. E’ tardi per fingere. Soprattutto per fingere che non ci importi di nulla e di nessuno. E’ tardi per smettere di fidarsi degli altri. E’ tardi per pensare che il malox, oppure il sesso, sia la soluzione dei problemi senza soluzione.

E’ tardi per rimpiangere le cose che non torneranno più. E’ tardi per smettere di dire bugie, soprattutto a se stessi. E’ tardi per farsi domande a cui non possiamo rispondere. E’ tardi. Ma forse non ancora troppo tardi

Non è mai troppo tardi per essere quello che sareste potuti essere (G. Eliot)

Sail away sweet sister

Quando devi scalare una montagna la tua mente, il tuo corpo, il tuo spirito, la tua volontà, tutte le tue capacità, tutto te stesso è concentrato e proiettato verso la vetta. Può succedere persino di non sentire la fatica. Puoi cadere, ti possono venire i crampi, ma tutto è passeggero perché la vetta, il traguardo, il tuo obiettivo ti chiama, è lì davanti a te e tu sai che puoi raggiungerlo.

Una volta che l’hai raggiunto può capitare che la stanchezza ti cada addosso tutta insieme. Oppure che si insinui piano piano e cominci a mordere i tuoi muscoli, a farsi sentire nelle giunture, ad appesantire il tuo cammino. Ma non c’è niente di strano, non c’è niente di male. E’ così. Per quanto possiamo essere forti, per quanto possiamo essere di esempio, può succedere a tutti di sentire la fatica. E non c’è un modo per evitarla. Non siamo superuomini (o superdonne). Non c’è un modo. Se senti la fatica non devi neanche far finta di non sentirla, perché poi è peggio.

Allora, anche se non hai avuto bisogno di nessuno per raggiungere il traguardo, una volta che è tutto finito, una volta che hai avuto la tua medaglia e tutti ti hanno applaudito, qualcuno che ti porti un asciugamano, qualcuno che ti faccia un massaggio, qualcuno – soprattutto – che ti ricordi che ce l’hai fatta, può essere utile.

E non dimenticare quello che ti scrissi tanti anni fa…perché lo sai che è sempre valido e non cambierà mai!

Sail away sweet sister, sail across the sea, maybe you find somebody, to love you half as much as me. Take it the way you want it, but when they let you down my friend, sail away sweet sister, back to my arms again.