Pearl Jam Rhapsody

Don’t call me daughter, not fit to,
the picture kept will remind me

Scarto a destra, scalo la marcia, giù gas, sento il Flusso naturale dei giri del motore. Che differenza c’è tra un sogno da realizzare e un obiettivo da raggiungere? Chi può misurare la distanza tra il successo e la sconfitta? Dai, dai, ancora, dai, di più, di più, di più…Jeremy Johnson, il Re dell’Oklahoma, il principe del Rally, 49 vittorie, ad un passo dalla leggenda. La storia è tutto ciò che hai alle spalle, un nulla di fronte al futuro, a ciò che ti aspetta, al prossimo obiettivo. Nonostante i capelli bianchi, nonostante gli anni che passano, sono ancora Vivo. E sono semplicemente il migliore. Lo sono sempre stato, non ho più bisogno di dimostrarlo, né a me stesso, né a nessuno. Ed ora, all’ultima curva prima del traguardo, ad un passo dalla realizzazione del sogno…

  • Jeremy, sei sveglio? Vuoi che ti preparo un caffè?
  • Voglio che vai via. Ho bisogno di concentrarmi prima della gara.
  • Ma correrai solamente questo pomeriggio! Se vuoi posso restare…
  • Ma ti ho detto che invece voglio che te ne vai!
  • Va bene, va bene, scusami.
  • No, scusa tu, prima della gara sono sempre nervoso. Per questo voglio rimanere solo. Ti chiamo stasera caso mai, vediamo come va.
  • Andrà benissimo, campione.
  • Sì, sì, ma adesso vai eh.
  • Fammi almeno vestire. Vuoi che esco nuda?
  • Sai che novità che sarebbe!
  • Scemo!

Non ne posso più di queste finzioni. Bisogna continuare a Far Girare Il Cerchio Nero: devo fare finta che mi importi di te, tu devi far finta di che interessi di me. Poi devo far finta di essere preoccupato per la gara e tu devi fare finta che ti interessi come andrà a finire. Niente È Come Sembra.

  • Allora vado. Mi raccomando eh!
  • Sì, sì. Ti chiamo dopo.

Da quando Dana se ne andata è così. Un incidente scemo, un ubriaco che sbanda, io che riesco a scartare, ma lei senza cintura…destino beffardo, le macchine che mi hanno dato tutto, mi hanno anche tolto l’amore della vita. Forse avrei dovuto ascoltare il canto delle Sirene…perché non ti trovi un’altra moglie, come fai con la bambina, anche lei ha bisogno di una madre. Ed io a far finta che fossero tutte balle, a continuare a tentare di restare a galla Fra Le Onde, a fingere una felicità e una sicurezza che non ho più avuto. Non c’era più posto per un altro amore. Giusto qualche puttana, per passare insieme le notti più lunghe.

Per il resto c’eri tu, Figlia mia, amore di papà, come avrei potuto portarti in casa un’altra donna? Con la vita che faccio poi! Una corsa qua, un’altra là, come un Tracciato sulla sabbia, su e giù per gli Stati, un autodromo dietro l’altro. E tu sempre con me, sempre insieme. Ho fatto finta che non avessimo bisogno di niente, per non farti mancare nulla. Ora sei cresciuta, è giusto che tu vada, l’Università, il college. Non avevi il coraggio di chiedermelo, ma l’ho capito da solo.

  • Come facciamo papà, ci vogliono un sacco di soldi!
  • Quando mai i soldi sono stati un problema. Non ti preoccupare, papà risolve tutto. Lo sai che ti ho Dato tutto per farti volare. E ora tu dammi un bacio!

L’Ultimo Bacio. Ho chiesto a Mike un anticipo, in fondo con le mie vittorie gli ho fatto guadagnare una montagna di soldi in questi anni.

  • Vuoi arrivare a 50 campione, vuoi essere l’Uomo Migliore?
  • No, Mike, non hai capito. Non mi serve l’Immortalità, voglio solo tanti soldi, lo sai, non te ne ho mai chiesti, ma ora ne ho bisogno. E me ne servono tanti.
  • Allora svaligia una banca! Dai, vedo un po’ cosa possiamo combinare. Ma tu sei sempre il numero uno, il favorito, a puntare su di te ormai non ci si guadagna più come una volta.
  • Lo so, ma inventati qualcosa. Me lo devi!

Tutta la mia vita attraverso uno Specchietto Retrovisore: si parte da Una Donna Anziana Dietro Il Bancone Di Una Piccola Città, sposata con un Uomo da nulla che faceva su e giù per il Missisipi e la cui massima aspirazione era diventare Capitano Di Una Barca Dell’amore. Lì ho cominciato a chiedermi Chi vuoi essere e allora ho cominciato a fuggire, per costruirmi un futuro diverso. Passo dopo passo, vittoria dopo vittoria, per entrare nella storia.

E ora sono qui. Ci siamo quasi, l’ultima gara, il pezzo mancante del puzzle. Tutti si aspettano il mio trionfo, i giornali hanno pronti i titoli. Jeremy il numero uno oggi entrerà nella leggenda. Oppure solo l’ultima finzione, perché Mike me l’ha detto: puntare contro di me era l’unica strada. Le cinquanta vittorie, il record, la gloria da una parte e dall’altra parte i soldi per realizzare tuoi sogni. Cosa devo fare figlia mia, sai dirmelo tu? Non puoi, in questo momento certo che no. E io non devo chiamarti ora. Domani, tra una mese, un anno, tra trent’anni quando vedrai queste foto, allora capirai e forse potrai dirmi se ho fatto la scelta giusta.

 

La lista dei vorrei

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Vorrei essere uno straniero che ti chiede informazioni, che si sforza per farsi capire e ti viene da ridere perché più gli spieghi le cose e più lui si confonde e alla fine ridete tutti e due come due stupidi.

Vorrei essere la banconota da cinquanta euro che tieni nell’ultima tasca del portafoglio, che non usi mai, ma che ti tranquillizza sapere che c’è, che sta lì, pronta per le emergenze.

Vorrei essere il faro che illumina quando intorno è tutto buio e lui neanche lo sa che ti sta aiutando, ma ti basta guardarlo per sapere dove andare.

Vorrei essere il vento della giornata di marzo che per la prima volta ti fa sentire il profumo del rincosperma e ti fa pensare che forse finalmente l’inverno è finito.

Vorrei essere la canzone alla radio che ti fa fermare anche se il semaforo è verde e ti fa alzare il volume in maniera sfacciata, anche se gli altri si girano a guardarti con aria di rimprovero.

Vorrei essere la curiosità per la mattina dopo, che non ti fa dormire la notte prima.

Vorrei essere il secondo boccale di birra, quello che prendi quando non hai più sete, che mandi giù solo perché ti  piace, anche se sai che poi ti girerà un po’ la testa.

Vorrei essere il post it che hai appeso nel frigorifero su cui hai scritto le tue spinte costruttive, i tuoi buoni propositi, quelli che hai deciso di seguire, ma non segui mai e che guardi tutti i giorni, sorridi e dici “domani”.

Vorrei essere l’ultima cosa che metti in valigia prima di partire, quella che puoi lasciare per ultima perché tanto sai che non potrai mai dimenticartela

Vorrei essere il verbo fidarsi e non deluderti mai.

 

Il cammino e la meta

Hold me and make it the truth, that when all is lost there will be you. ‘Cause to the universe I don’t mean a thing
And there’s just one word that I still believe. And it’s love… love, love, love, love. Love Boat Captain, take the reigns, steer us towards the clear. I know it’s already been sung, can’t be said enough. Love is all you need… all you need is love, love… love…love

Siamo abituati a valutare le cose dalla loro fine.

Pensate alle storie d’amore. Possono anche essere state le più belle del mondo, ma è sicuro che se finiscono male, difficilmente verranno ricordate bene. Anzi, proprio a partire dal finale, verrà dimenticato tutto il resto: verrà svilito, equivocato, dissacrato. Qualcuno arriverà a dubitare che sia davvero accaduto su questa terra.

Un po’ come l’almanacco del calcio. Sfogli le pagine dei campionati passati e quello che resta è la classifica finale. A chi interessa sapere che magari sei stato in testa da ottobre a marzo, se poi alla fine non hai vinto tu? Quello che conta, quello che resta negli annali è l’ultima fotografia, quella dell’ultima giornata, quando si tirano le somme finali.

Un altro esempio è una reminiscenza scolastica. Avevate in classe il tipico fancazzista che durante l’anno se la spassava alla grande e poi, grazie ad una full immersion finale, riusciva a recuperare tutte le insufficienze e a salvarsi per il classico rotto della cuffia? E quindi poteva dire di aver avuto ragione lui. Tu lì a buttare ore ed ore, pomeriggi intersi sui libri e lui a divertirsi. E poi? Niente, tutto azzerato, tutto cancellato grazie allo sprint degli ultimi giorni e al buon cuore di qualche professore in crisi di coscienza.

Che poi se vogliamo, allargando il discorso, in fondo è un po’ il vecchio discorso del fine che dovrebbe sempre e comunque giustificare i mezzi. Perché alla fine è questo. Non è importante il percorso, non è importante come ci arrivi, l’importante è arrivarci. L’importante è il risultato.

Io la penso diversamente. Il risultato conta, certo, ma anche il cammino che hai percorso per arrivarci è importante. E’ importante studiare giorno per giorno, se vuoi davvero imparare qualcosa. Sono importanti le vittorie, ogni singola vittoria, anche se poi non è servita a farti vincere il campionato. E soprattutto sono importanti le storie d’amore passate, anche se poi si sono ammalate, se sono finite prima del tempo. Perché la vita va vissuta giorno per giorno, senza scordare il passato e senza farci angosciare dal futuro. Va vissuto il presente, che è un cammino, per costruire un futuro, in cui ci sono le mete. Il tutto, possibilmente, facendo pace con il passato.

Stringimi e fa’ che sia vero, che quando tutto sarà perso, ci sarai comunque tu. Perché per l’universo io sono del tutto insignificante e c’è soltanto una parola in cui credo ancora. Ed è amore… amore, amore, amore. Capitano della nave dell’amore, prendi i comandi e guidaci in mare aperto. So che lo hanno già cantato, ma non lo si dice mai abbastanza. L’amore è tutto quello di cui avete bisogno, tutto quello di cui avete bisogno è l’amore, amore… amore…amore

 

Scritto sulla sabbia

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C’è un comune modo di sentire che predilige il duraturo al precario: dal mondo del lavoro, ai sentimenti, dalle opere d’arte alle grandi imprese. In effetti molte delle cose che giudichiamo di valore, derivano questo valore proprio dal fatto di essere imperiture, di essere al di là delle mode del momento. La casa costruita nella roccia, le parole scolpite nel marmo, potremmo fare centinaia di esempi. Il Colosseo sarebbe lo stesso così grandioso, così importante, così conosciuto se non avesse duemila anni? Ciò che dura vale, ciò che passa no. Eppure…

Eppure a pensarci bene i nostri legami, i sentimenti, gli amori, le amicizie anche quelle più autentiche, anche quelle più belle, più forti, anche quelle che durano da una vita, sono scritte sulla sabbia. Sono bellissime scritte, a volte sono costruzioni, sono castelli pieni torri e pinnacoli, ma poi arriva la marea e se li porta via. E il giorno dopo allora dobbiamo ricominciare. Sulla stessa spiaggia, sullo stesso mare, come diceva una canzoncina scema degli anni sessanta, ma ogni giorno siamo chiamati a costruire di nuovo.

E’ per questo che non possiamo aspettarci riconoscenza. O pretendere che quello che abbiamo fatto fino ad oggi possa servire anche domani. Tutt’al più, sapendo quanto sei bravo a costruire castelli, posso aspettarmi che anche oggi ne farai uno grande e bello, come gli altri. Ma non è mica detto. Magari oggi la sabbia è troppo asciutta. O troppo bagnata. C’è un vento che ti impedisce di innalzare i tuoi famosi pinnacoli. O semplicemente non ti va. Io so solamente che ne sei capace, se vuoi, perché mi ricordo quelli che hai fatto fino ad oggi.

Ti ricordi quant’era bello ieri? O quello dell’anno scorso? Certo che me lo ricordo, ma ora non c’è più. E tu devi farne un altro e devi farlo più bello se vuoi che domani me lo ricorderò. Me lo ricorderò e lo terrò dentro il cassetto dei ricordi, perché farà parte della nostra storia, la mia e la tua. Una storia che durerà nel tempo non perché costruiremo insieme il Colosseo, ma perché ogni giorno ci rimetteremo lì sul bagnasciuga, con paletta e secchiello a giocare con la sabbia. A scoprire insieme chi vogliamo essere, a costruire insieme l’eternità.

L’alfabeto delle canzoni

E ce l’ho fatta anche io! Mica potevo mancare…quando il mio amico Zeus chiama non ci si può tirare indietro (veramente anche Papillon mi aveva solleticato un giochino analogo, basato sui titoli dei film, ma mi mancano troppe lettere!) Il giochino è quello di ripercorrere l’alfabeto citando titoli di canzoni. Poi lo sapete che le liste di qualsiasi cosa, soprattutto se minchiona, mi fanno impazzire. Tanto per rendere la cosa un po’ meno minchiona (mica tanto eh!) ho cercato di mettere dentro una sola volta a testa, tutti i miei gruppi e cantanti preferiti. Potreste dirmi, va be’ ma a noi che ce frega? Lo so, invece a me il giochino è piaciuto assai, anche perché riuscire a far partecipare alla cosa i best 25, ti costringe a pensare e poi a scegliere. Certamente qualcuno manca, ma le lettere a disposizione erano finite!

As Tears go by – Rolling Stones. Gli Highlander. Li ho sentiti dal vivo l’anno scorso al Circo Massimo e davvero cominci a pensare che in fondo la droga non sia poi così nociva.

Baba o’ Reily – The Who. Una canzone che bisognerebbe sentire ogni mattino, a palla di cannone, appena alzati, così tanto per ricordarci quant’è bella la vita

Cowgirl in the sand – Neil Young, come cantante lui è nella mia top five, la canzone in questione è straziante e bellissima come solo lui potrebbe cantare

Desperado – Eagles, loro sono bravissimi e la canzone merita assolutamente, al pari di molte altre (fra l’altro ce n’è un’altra, sempre con la D che mi piace un sacco, ma già l’ho usata per altri post e non volevo ripetermi)

Easy does it – Supertramp, loro sono il “mio” gruppo. Non i preferiti in assoluto, ma quelli che sento più miei, come fossero miei amici, come li conoscessi da trent’anni, un po’ come i compagni di scuola. E in fondo un po’ è anche vero.

Fat bottomed Girls – Queen. Altro gruppo storico nei miei ascolti e l’omaggio alle ragazze culone penso sia uno dei loro pezzi più significativi, per ironia, ritmo, spontaneità. Secondo me un po’ troppo sottovalutati.

Good Riddance – Green Day fra le nuove generazioni forse i più ascoltati. Questa canzone in particolare la trovo bellissima.

Horizons – Genesis. ecco dovessi scegliere un solo gruppo, non avrei dubbi, sono loro. Ho scelto volutamente un pezzo minore, brevissimo, solo strumentale, perché basta anche solo questo per far capire secondo me che quando fra trecento anni studieranno la storia della musica del 900, loro saranno nei libri di testo.

Knockin’ on Heavens Door – Bob Dylan. Che vogliamo dire su quest’uomo e su questo pezzo. Silenzio e alziamo il volume

Inbetween Days – Cure. Torniamo alla mia adolescenza con questo gruppo di matti che però in questa canzone diedero veramente il massimo. Pezzo monumentale, un altro di quelli da ascoltare la mattina per darsi la carica

Love Boat Captain – Pearl Jam. Pensavo ad un certo punto che il rock avesse già detto tutto quello che aveva da dire. Loro e il gruppo che segue a due distanze mi hanno fatto ricredere. I Nirvana sono l’emblema, loro la sostanza, fra i due, a mio avviso, c’è un abisso.

Mother – Pink Floyd. Questi certo non potevano mancare. Li ho consumati a furia di ascoltarli: probabilmente hanno scritto brani molto più belli di questo, ma ultimamente l’ho riascoltato casualmente e mi è venuto da piangere

Nightswimming – Rem. E questo è l’altro gruppo che mi ha fatto pensare che effettivamente ancora è presto per fare il de profundis al rock. Grande gruppo, grande pezzo!

On almost sunday morning – Counting Crows. Anche loro appartengono alla nuova generazione, ma per intensità dei pezzi, meritano di essere nell’olimpo. Spero di riuscire ad andarli a vedere a luglio!

Police on my back – The Clash. Nuovo salto all’indietro per un gruppo che mi ha sempre fatto impazzire. Come fai ad ascoltarli senza che ti venga voglia di salire su un tavolo e metterti a ballare?

Queen of Supermarket – Bruce Springsteen. A parte che trovare una canzone con la Q non era proprio facilissimo, ma lui è lui…il Boss, unico e solo. Insieme ai Genesis, nella mia classifica, sempre al primo posto.

Revolution – Beatles. Loro sono la storia, il porto sicuro in cui torni ogni volta che hai bisogno di sentirti a casa. Possono anche passare mesi senza ascoltarli, ma tu sai che loro sono lì. Una certezza.

Stay – Jackson Browne. Un altro dei miei preferiti, un altro di cui ho consumato gli LP quando ancora non c’era l’elettronica che ti veniva incontro. E quindi quando finiva la prima facciata toccava alzarsi, rigirare il disco e rimettere su il braccio, calcolare la traccia e abbassare la levetta.

Tunnel of Love – Dire Straits. Ultimamente li ho citati in un ricordo di qualche anno fa. Nei favolosi eighteen loro non mancavano mai. Questa, per la cronaca, è nella colonna sonora di Ufficiale Gentiluomo, film cult di quegli anni.

Uptown Girl – Billy Joel. Un altro di quei cantanti di cui ho la discografia completa. Sparito ormai da qualche anno dalle scene, ma questo testimonia una volta di più la sua grandezza. Se non hai più niente da dire, perché continuare a rompere i timpani? Non sarebbe meglio tacere? Grande Billy!

Valencia – The Decemberists. Dei gruppi nuovi o comunque emergenti questi sono quelli che forse mi piacciono di più. Un mix molto interessante di rock, country, prog. veramente notevoli!

With or Without you – U2. I loro primi 5 dischi li pongono nell’Olimpo dei più grandi di tutti. Poi si sono persi e difficilmente si ritroveranno. Ma arrivare a certe vette non è da tutti!

Xanadu – Elo. Insieme ai Supertramp l’altro gruppo che sento mio, perché fa parte dell’adolescenza in maniera pervasiva. La prima facciata di Discovery è forse in assoluto il disco che ho ascoltato di più. Anche in questo caso, forse, anzi sicuramente, ne hanno scritte di più belle, ma trovatemi un’altra canzone con la X?

Your song – Elton John. Un altro gigante che in una classifica del genere non può mancare. Canzone struggente e bellissima.

Zombie – Cranberries. Loro sono un grande gruppo, che hanno saputo dire qualcosa di nuovo, poi la voce di Dolores O’ Riordan è una di quelle che ti fanno fare pace col mondo.