Vorrei essere uno straniero che ti chiede informazioni, che si sforza per farsi capire e ti viene da ridere perché più gli spieghi le cose e più lui si confonde e alla fine ridete tutti e due come due stupidi.
Vorrei essere la banconota da cinquanta euro che tieni nell’ultima tasca del portafoglio, che non usi mai, ma che ti tranquillizza sapere che c’è, che sta lì, pronta per le emergenze.
Vorrei essere il faro che illumina quando intorno è tutto buio e lui neanche lo sa che ti sta aiutando, ma ti basta guardarlo per sapere dove andare.
Vorrei essere il vento della giornata di marzo che per la prima volta ti fa sentire il profumo del rincosperma e ti fa pensare che forse finalmente l’inverno è finito.
Vorrei essere la canzone alla radio che ti fa fermare anche se il semaforo è verde e ti fa alzare il volume in maniera sfacciata, anche se gli altri si girano a guardarti con aria di rimprovero.
Vorrei essere la curiosità per la mattina dopo, che non ti fa dormire la notte prima.
Vorrei essere il secondo boccale di birra, quello che prendi quando non hai più sete, che mandi giù solo perché ti piace, anche se sai che poi ti girerà un po’ la testa.
Vorrei essere il post it che hai appeso nel frigorifero su cui hai scritto le tue spinte costruttive, i tuoi buoni propositi, quelli che hai deciso di seguire, ma non segui mai e che guardi tutti i giorni, sorridi e dici “domani”.
Vorrei essere l’ultima cosa che metti in valigia prima di partire, quella che puoi lasciare per ultima perché tanto sai che non potrai mai dimenticartela
Vorrei essere il verbo fidarsi e non deluderti mai.