Mio padre, ad 88 anni suonati, si lamenta perché ultimamente dopo una bella camminata gli viene l’affanno. Del resto, da uno che recentemente diceva a mio fratello “speriamo di non diventare vecchi” (eh certo, come se l’alternativa fosse più attraente) cosa ti puoi aspettare?
La verità è che, come diceva quel gran saggio di Antonio de Curtis, ogni limite ha una pazienza. E con i limiti, soprattutto con i nostri, dovremmo avere molta pazienza. Anche perché, se non ce l’abbiamo noi, come possiamo pensare che ce l’abbia chi ci sta vicino?
E quindi, resta vero, come cantavano gli Eagles, che bisognerebbe sempre spingersi fino al limite spingendolo sempre più avanti, come nello sport, senza accontentarsi mai. Ma il limite esiste, non possiamo far finta del contrario. E non possiamo incazzarci se ad un certo punto questo limite ci si presenta davanti, molto più vicino di quanto ce lo ricordassimo. Com’era quella vecchia massima? Dammi la forza di cambiare ciò che posso cambiare, la pazienza di accettare quello che non posso cambiare e la saggezza per berci sopra un bel mojto.
No, mi sa che non era così.
Ma che volete, la memoria comincia un po’ a vacillare. Abbiate pazienza, quello è sempre stato un mio limite.
So put me on a highway
and show me a sign
and take it to the limit one more time
Take it to the limit
take it to the limit
take it to the limit one more time.