Cosa resterà di questo duemilaventi

Diciamo la verità, non vediamo l’ora che finisca! Penso che raramente si sia trovata un’uniformità di opinioni così generalizzata. In un sondaggio avremmo percentuali bulgare, come si diceva una volta. E se volessimo sintetizzare al massimo, questo sentimento diffuso nei confronti dell’anno che sta per terminare, saremmo tutti d’accordo: al massimo potremmo concederci una variante poetica o chissà, grammaticale. Ma insomma il giudizio sarebbe unanime

Penso che questo 2020 anche in futuro ci servirà da termine di paragone: “sì, d’accordo quest’anno non è stato un granché, ma ricordatevi allora il duemilaventi“! Anche nei ricordi sarà per sempre l’anno orribilis, l’innominato, il parente da dimenticare, lo zio di cui vergognarsi, il cugino che facciamo finta di non conoscere.

Anche a me certamente non lascia in bocca un sapore dolce, né complessivamente un ricordo piacevole. Eppure, nella sua particolarità, forse nella sua unicità, debbo riconoscere che mi ha insegnato tante cose, mi ha fatto riscoprire e apprezzare cose che davo per scontate, oppure che non conoscevo affatto. Per esempio, pur avendo l’abbonamento da anni, non avevo mai visto Netflix. Non sono un grande amante della TV, ma debbo dare ragione ai miei ragazzi: Netflix è veramente fico! Ma anche il balcone. Prima di quest’anno chi era mai stato in balcone?

Ho riscoperto la bellezza dei parchi cittadini, delle piste ciclabili e del cucinare. Ho avuto conferma che c’è gente che non si lava (nemmeno le mani!!!) e che in fondo i Korenai che da sempre girano per Roma con le mascherine, non sono poi così sociopatici come credevo. Ho capito la fortuna di vivere in un Paese in cui non bisogna aprire un mutuo per curarsi. Ho capito (ma questo in fondo lo sapevo già) che ho una grande fiducia nella scienza. Che magari non risolverà tutti i problemi, ma certo qualche soluzione per semplificarci la vita, ce la dà. D’altra parte sono cresciuto con l’idrolitina, potrei mai aver paura di un vaccino?

Ho capito sempre di più quanto sia bello vedersi di persona e abbracciarsi, poter stare insieme alle persone a cui voglio bene. Ho capito quanto non sia scontato avere la libertà di andare dove mi pare, all’ora che mi pare, senza dover dare spiegazioni a qualcuno. Ho avuto una nostalgia dei viaggi, che neanche quelli ermeneutici me l’hanno fatta passare. Non ho ancora nostalgia per il traffico e l’ufficio, ma chissà, se la cosa durasse ancora per qualche mese….no, mi correggo. Quella non credo che mi verrà mai!

Ho capito quanto sono fortunato che comunque la mia vita si sia potuta evolvere adeguandosi alla nuova situazione. Perché invece per tanti intorno a me non è cambiato proprio nulla: hanno continuato la solita vita, solo con il terrore quotidiano di ammalarsi. Insomma, questo duemilaventi mi ha tolto tante cose, ma forse senza volerlo me ne ha date tante altre. Riuscirò a tenerle anche in futuro? Riuscirò a riprendermi la vita di prima, senza però dimenticare quello che ho imparato?

Insomma, non penso convenga a nessuno buttare nel dimenticatoio l’anno che se ne sta andando, anzi, al contrario, converrà tenerlo bene a mente. Anche perché in fondo lo sappiamo: tra il 31 dicembre e il 1 gennaio, passano solo 24 ore. Cosa volete che cambi veramente?