Essere vivi implica indignarsi per le nefandezze che accadono intorno a noi, le ingiustizie impunite, le prepotenze gratuite, le offese più o meno volontarie.
Essere vivi comporta soffrire per le proprie e le altrui incapacità, per gli sforzi inutili, per i tentativi ripetuti, per i riconoscimenti negati, per gli obiettivi sfumati.
Essere vivi vuol dire sentire il dolore sulla pelle e sotto, il dolore dell’assenza, quello che brucia e non si placa, che non ha ristoro neanche quando dormi.
Essere vivi significa non arrendersi all’ineluttabile, lottare e lottare ancora, non arrendersi alla stanchezza e all’incertezza di quello che succederà domani.
Essere vivi significa avere a che fare con persone fastidiose, stupide come oche ubriache e simpatiche come Adani che fa la telecronaca dell’Argentina.
Essere vivi è una gran fatica. Soprattutto quando i ragazzi dell’estate ormai sono andati via. Ma l’alternativa, vi assicuro, è molto, molto peggio.