Come stare fuori dal tempo

Oggi ho incontrato dei compagni delle elementari, amici che non vedevo esattamente da 42 anni. Una di quelle rimpatriate favorite dai social network, che possono rivelarsi grandi occasioni per riscoprire piacevoli ricordi o tristi occasioni di confronto con un passato remoto ormai dimenticato. Fortunatamente per noi si è trattato del primo caso! Siamo stati bene, ci siamo riscoperti e ritrovati, diversi, ma in fondo simili a quelli che eravamo.

Soprattutto è stato buffo confrontare l’idea che loro avevano di me, in base ai loro ricordi, con l’io attuale, le similitudini e le differenze che i percorsi della vita ci hanno fatto fare. La memoria non appartiene alla mente, perché i ricordi sono etimologicamente ri-cordi. Il muscolo protagonista è il cardio, il cuore. Per questo i ricordi più autentici sono i sentimenti che ti assalgono, ti circondano e piegano le tue resistenze. Rivedi quei volti, ascolti i loro ricordi e improvvisamente hai di nuovo undici anni. E tutto sembra bello.

Prima di ogni scelta, prima di ogni bivio, prima di ogni sbaglio. Tutta sembra bello. Hai tanta confusione in testa, ma insieme l’entusiasmo folle di sentirti padrone della tua vita. Quando è più forte la voglia di provarci della paura di fallire, perché il futuro è una pagina bianca e tu hai fretta di cominciare a scrivere. Tutto sembra bello.

Tu stesso sei uno sconosciuto, che potrebbe diventare chiunque. Ancora non conosci la musica che farà da colonna sonora alla tua vita, non conosci gli autori che cambieranno il tuo modo di pensare, non hai incontrato le persone che accompagneranno la tua vita, eppure paradossalmente sono già lì accanto a te. E tutto sembra bello.

  • Ciao!
  • Ciao. E tu chi sei?
  • Io sarei tu. So che può suonare strano, ma io e te siamo la stessa persona. Io sono quello che sarai tu fra 40 anni.
  • Se va be’, mi stai prendendo in giro!
  • Ero così diffidente a 11 anni? Mica mi ricordo. Però certo, mamma mia com’ero piccolo!
  • Ehi! Non è che sei diventato tanto più alto eh!
  • Anche questo è vero! Ora sì che mi riconosco.
  • Insomma, tu verresti dal futuro? Ma sul serio?
  • Sul serio
  • E dimmi, com’è?
  • Incasinato.
  • Allora è come adesso
  • Peggio! Non puoi avere un’idea! Il traffico è impossibile
  • Sì, perché ora invece? Se tu sei me, dovresti ricordarti com’era
  • Ti assicuro che poi sarà peggio
  • E poi? Che mi puoi dire del futuro?
  • Tutti abbiamo un telefono e
  • Ma anche ora tutti abbiamo il telefono!
  • No, non hai capito! Tutti abbiamo un telefono portatile, che però non è un semplice telefono. Puoi leggerci qualsiasi notizia, puoi scrivere messaggi, ascoltare musica, vedere le partite
  • Abbiamo vinto qualche altro scudetto?
  • Sì! E pure una Coppa delle Coppe e diverse Coppe Italia
  • Dai! Fico
  • Sì, ma siamo anche andati in serie B e ci sono capitate una quantità di sventure che forse ti converrebbe diventare della Juve. Sei ancora in tempo
  • Che sei scemo? Della Juve…figuriamoci!
  • Va be’, hai ragione, sei me, come potresti fare una scelta così logica?
  • Che vuoi dire? Che non farò scelte logiche nella vita?
  • Sì, cioè no. Va be’, è complicato spiegarlo a un ragazzino di 11, anche se quel ragazzino sono io
  • Mica mi hai convinto tanto su questa cosa. Ma oltre questi telefoni magici, poi che avete fatto. Le macchine volano? L’avete trovata una cura contro il cancro?
  • Ancora no, però ci stanno provando. Ma poi ci stanno tante novità, non ci sarà più la lira, ma una moneta unica in tutta Europa, tutti i partiti che conosci ora spariranno e ce ne saranno di nuovi
  • Ok, ma per esempio, Tex ci sarà ancora?
  • Certo! E continuerai a comprarlo, tutti i mesi. A che numero sei arrivato?
  • 159
  • Qualche giorno fa ho comprato il 701. L’unico problema è che non so dove metterli! Mia moglie mi ha obbligato a tenerli dentro delle scatole che teniamo sotto il letto
  • Allora mi sono sposato! E chi è?
  • Meglio che non te lo dico. Lo scoprirai pian piano
  • Ma già la conosco ora?
  • Non te lo dico!
  • E che lavoro farò? Mi sono laureato in archeologia?
  • Ah sì, mi ricordo che avevo quell’idea! No, poi hai fatto altre scelte, ma non ti dico neanche questo, non voglio influenzarti
  • Senti, ma in vacanza andiamo sempre a Santa Severa? Sono diventato bravo a suonare il piano? E ho imparato a nuotare?
  • A Santa Severa no, anzi da un po’ di anni ci siamo spostati in montagna. Il piano l’hai suonato per 8 anni, poi però ti sei stufato e invece a nuotare hai imparato, giusto l’anno scorso
  • Ma come? 8 anni e poi ho lasciato perdere…e il nuoto ho imparato a 50 anni?
  • Te l’ho detto che non farai sempre le scelte più logiche
  • E senti, loro ci stanno ancora?
  • Neanche questo penso sia giusto dirti ora. Qualcuno ormai non c’è più, ma qualcuno è arrivato e riempe la tua vita, su questo puoi stare tranquillo. E poi ancora giochi a pallone, tutte le settimane e sei ancora bravino
  • Sì va be’, ma insomma, non mi dici le cose più importanti. E poi anche il futuro che racconti, non è poi così entusiasmante. In sintesi, cosa puoi dirmi che potrebbe servirmi?
  • Eh, non è facile…così su due piedi…
  • Mica ti ho detto io di tornare dal futuro!
  • Allora qualcosa te la dico. La prima è che non devi avere paura
  • Va be’, questo me lo dice pure papà.
  • Lo so, me lo ricordo. Però ha ragione lui. E invece altre volte non ce l’ha, come forse hai già capito da solo. Ma qui ha davvero ragione: non devi aver paura. Soprattutto di restare solo, perché invece scoprirai che si può star bene anche da soli. Anche se a dir la verità non ci starai mai.
  • E poi?
  • Poi scoprirai quant’è bello avere un cane.
  • Un cane? Ma io non voglio un cane
  • Me lo ricordo. Adesso è così, ma quando succederà capirai che è una delle cose più belle che possa succederti
  • E terzo?
  • Non c’è un terzo
  • Ma di solito sono sempre tre le cose no? Un po’ come i desideri di Aladino
  • Terzo ascolterai sempre tanta bella musica. E ricordando questi momenti tutto sembrerà bello. Persino le canzoni di Gianni Togni.

La prima cosa bella

Come stare fuori dal tempo, quando fuori è mattina presto…

I ricordi sono una materia fluida, spesso non coerente, difficilmente catalogabile in maniera defintiva. A volte mentre viviamo certe situazione non ci rendiamo conto di quanto siano belle, di quanto siamo stati felici a viverle. Poi nel rievocarle possono assumere sfumature inaspettate, quasi sconosciute: forse solo il fatto di averle vissute in altre età, con certe persone che non ci sono più, in situazioni differenti da quelle attuali, ce le rende più belle. Ci fa dare un peso diverso a certi particolari che mentre li abbiamo vissuti sembravano insignificanti, ma ora, a distanza di tempo, chissà perché ci sembrano fondamentali.

E così con i sapori delle cose mangiate da bambini, con le vacanze fatte da adolescenti, con le musiche ascoltate in certi determinati anni. Di fronte alla bellezze passate il presente difficilmente regge il paragone. Ma perché è così? Solo perché siamo intrinsecamente nostalgici o c’è qualcha altra ragione?

Guardando i miei figli adolescenti mi rendo conto che, esattamente come facevo io, alla loro età sei troppo preso a vivere per riflettere cosa sta vivendo. Sei troppo indaffarato a non perderti neanche un minuto, un’occasione, una possibilità, per avere anche il tempo di fermarti a pensare quanto siano belle. Ma è anche giusto che sia così, non gliene faccio una colpa. Ed è inutile spingerli a riflettere su questa cosa. Del tutto inutile.

La verità è che l’autocoscienza della felicità si impara vivendo. Sia che tu l’abbia raggiunta e poi persa, sia che ce l’abbia ancora affianco a te, sia che invece tu non l’abbia ancora colta fino in fondo, in ogni caso è difficile vivere la percezione profonda della felicità nel presente. Eppure dovremmo imparare a farlo. Tutti. Al più presto!

Per questo dico spesso che la felicità, o meglio la sua ricerca, è sopravvalutata. Perché rischia seriamente di non far cogliere le situazioni presenti e di allontanare sempre più quell’autocoscienza, magari facendoci nascondere dentro i ricordi, ricercando lì quello che non ci sembra avere qui e oggi. Ma se ci fermiamo un attimo a pensare, dobbiamo ammettere che se ci sembra bella perfino Semplice di Gianni Togni, allora tra trent’anni ci sembrerà accettabile anche la scimmia che balla di Gabbani. Ma allora perché aspettare? Perché non provare ad essere felici oggi, qui e ora? In fondo, aveva ragione Togni…è semplice.

 

Semplicità e pregiudizio

L’altra sera, sollecitato da un’amica, mi era venuta la curiosità di sapere la data di nascita di una persona. Uno abbastanza famoso, ma non così famoso da avere, che so, una sua pagina su Wikipedia. Ho fatto qualche ricerca su Internet e in effetti sono venute fuori diverse pagine: interviste, libri, un po’ di cose poco attinenti, ma la data di nascita niente. Era nata come una cosa senza importanza, ma sapete come succede quando cominci a cercare una cosa e non la trovi…diventa una fissa! Ti metti lì e potrebbe cadere il mondo, devi trovarla. E più pensi “ma alla fine, ma che me ne importa quando è nato questo“, più va avanti e provi a cercare con qualche altra parola chiave. Niente da fare, non c’era scritta da nessuna parte. E così sono andato a dormire con questo rodimento.

Questa mattina apro il pc, solito giretto su WP e su FB e come sempre il solerte faccialibro mi ricorda i compleanni del giorno. E qui mi si è accesa una lampadina. Ma figuriamoci se…e invece ha pure un profilo FB! Ed ecco lì la data, semplice come una domenica mattina. Chi se l’immaginava che uno di 83 anni stesse su Facebook? Il pregiudizio che un vecchietto, seppur arzillo e sveglio sicuramente più di me, avesse un profilo social mi aveva oscurato la soluzione più semplice, quella che era la più banale.

Perché in fondo questo fanno i pregiudizi: ti si accollano come patelle a uno scoglio e ti oscurano la mente, indirizzandoti in un’unica direzione, che esclude tutte le altre. Una direzione che sembra ragionevole, condivisibile, giusta. Ma non lo è. Invece spesso la soluzione è lì, sotto i nostri occhi. Ed è semplice. Siamo noi che non vogliamo vederla. Semplice e banale come una canzone di Gianni Togni.