Abbasso e Alè

La libertà comincia dall’ironia (Victor Hugo)

Il problema è che l’ironia è il primo sintomo, il più alto forse, dell’intelligenza delle persone. E come si sa le persone, prese singolarmente possono anche essere geniali, ma quando fanno gruppo diventano immancabilmente ottuse. Non c’è verso purtroppo, non c’è causa che tenga, non c’è ideale che serva da antidoto. Temo sia inevitabile: quando facciamo gruppo, diventiamo idioti (oddio, c’è anche qualcuno a cui gli basta essere in due…guarda i testimoni di geova!).

Tra l’altro, corollario all’essere in gruppo, c’è sempre qualcuno che ne resta fuori: l’altro, l’estraneo, il diverso. E poi c’è chi di questo essere gruppo ne fa una questione suprema. Non ne fa solo parte, diventa il motivo del suo essere al mondo: cancella il suo io per affogare nel noi. Ma quando l’io diventa noi, c’è il rischio che i noi penseranno di avere Dio con loro e marceranno compatti per invadere la povera Polonia di turno.

Non ci sarà più spazio per sottili distinzioni, l’altro è altro e basta: avversario da temere, nemico da battere, infame da distruggere. E ogni arma sarà lecita, dai Pirelloni imbrattati alle interviste in tv di ignari bambini innocenti. Insulti e scomuniche. Nessuno si salva, cambiano solamente le offese, ma la logica è la stessa. Solo per rimanere nella stretta attualità, la discussione sul riconoscimento delle coppie di fatto, la questione dei migranti, la polemica sugli statali fannulloni, qualsiasi tema è buono per creare i noi e dare addosso ai loro.

Favorevoli e contrari, tutti nel tritacarne, senza distinguo, senza approfondire le questioni. E su ogni argomento sbrodolamenti di demagogia, populismo a profusione, banalità come se piovesse, soluzioni semplici a problemi complessi. Giletti e De Filippi, emblemi di questo delirio collettivo, di questa chiamata alle armi per questa o quella battaglia, per questa o quella bandiera.

Be’ non a mio nome. A nessuno venga in mente di parlare per me. Non vi azzardate ad inserirmi in questa o in quella categoria. Certo, come scrivevo l’altro giorno ad un’amica, se un bel gruppo di persone si mettesse insieme per nominarmi Rettore di qualche università e cominciasse a chiamarmi Magnifico, forse potrei fare un’eccezione. Altrimenti mi dispiace, niente di personale, l’uno o l’altro cambia poco perché, se devo dire la verità, singolarmente vi amo tutti, messi insieme mi state tutti sul cazzo. Soprattutto quelli che la pensano come me.

 

Non vorrei mai far parte di un club