Cosa resta del bambino settant’anni dopo, dei progetti iperbolici nati nel buio delle notti insonni, dei buoni propositi di inizio settembre, le spinte costruttive, gli sforzi incessanti, le vittorie e le sconfitte.
Cosa resta degli amori mai nati, delle ipotesi mai realizzate, i sogni mai baciati, i baci sognati, le parole studiate, provate e riprovate e mai pronunciate, le reazioni immaginate e mai verificate.
Cosa resta delle amicizie assolute, delle menti in sintonia, le anime trasparenti, le mutande condivise, i viaggi senza meta, le pacche sulle spalle, le spalle su cui piangere.
Cosa resta degli amori finiti, delle attese, le promesse, le speranze, i progetti, le paure, il cuore oltre l’ostacolo, gli sguardi, le promesse, i sussulti del cuore, le carezze rubate, le lacrime e le risate.
Ma perché mai le ipotesi dovrebbero essere più importanti della realtà? E perché quello che finisce dovrebbe avere meno valore di quello che dura? Ma in questo forse la parola definitiva la disse un tedesco duecento secoli fa…quel che resta lo fondano i poeti.
Era uno sguardo d’amore la spada è nel cuore e ci resterà. Sei bella in questo momento, più bella adesso che il vento ti allontana da me. Era uno sguardo d’amore la spada è nel cuore. Mi sento morire morire per te.