L’autobus mi lasciava abbastanza lontano da casa. Ma ero contento, perché almeno potevo fare due passi dopo esser stato seduto tutto il giorno. E così tutti le sere camminando lungo quel viale, ripercorrevo le mie giornate, ripensando ai fatti, alle persone, alle situazioni. E soprattutto alle occasioni. Quante ne avevo fatte scivolare via!
“Sai Guido noi abbiamo dei buoni stipendi, ma i soldi veri, caro mio…o si rubano o si sposano“. Che stronzo il mio capo! Però mi sa che in quello aveva ragione. Io invece non rubavo, non avevo mai rubato nulla. Per di più ho sposato un angelo. Che come tutti gli angeli non aveva una lira. Forse per questo non siamo mai stati ricchi. Eppure sarebbe bastato chiudere un occhio una volta, fare finta di non vedere un’altra….e oggi anche io sarei ricco.
“Ma non ti vengono i rimorsi di prendere qualcosa non tuo?” “Ti rispondo facendo un esempio. Io adoro la marmellata di more. Certo ti restano i semi in mezzo ai denti, ma basta uno spazzolino e un po’ di dentifricio dopo pranzo e il gioco è fatto“. Per lui gli scrupoli e i rimorsi di coscienza sono come semi di mora in mezzo ai denti. Ma io un dentifricio capace di lavare la coscienza non lo conosco. E a dire il vero neanche vogli conoscerlo.
Calava l’umidità, insieme al freddo tipico dei giorni della merla. Tornavo a casa lungo quel viale, a passo svelto, riscaldandomi con i sogni che avrei potuto realizzare se fossi stato ricco: gli studi per i figli, le vacanze per tutta la famiglia, risistemare casa, cambiare la macchina. Ma il sogno più grande non dovevo rincorrerlo chissà dove. La mia onestà, il faro della mia vita, era il sogno più bello, quello che ero riuscito a realizzare, nonostante tutto e tutti. Altro che cambiare la macchina! Una macchina…a tutta velocità e un motorino. Mi risvegliai dai miei pensieri come se fossi dentro un film di azione, tutto avvenne in un istante: la macchina era della polizia e stava rincorrendo il motorino. Ormai gli stava addosso, il motorino provò ad accelerare ancora, una curva, una sbandata, il guidatore perse il controllo finendo sull’asfalto. Rapido come un fulmine si rimise in piedi, tirando su il motorino e riprendendo la corsa, lasciando in terra però una borsa.
La macchina continuò a stargli dietro e in una manciata di secondi erano già in fondo al viale e poi fuori dalla mia vista. La curiosità prese il sopravvento sulla prudenza. Nessuno in giro, mi chinai sulla borsa. Era piena di soldi. Soldi come ne ne avevo mai visti in vita mia, più di quanto si possa anche solo immaginare. Lo so, non erano miei, ma in fondo non era neanche rubare. Non proprio almeno. La nebbia scendeva sempre più fitta, rendendo tutto ovattato, come una bolla fuori dal tempo. Ripresi la strada di casa, lungo il solito viale, felici come forse non ero mai stato, canticchiando una canzone dei Green Day