“Gli Italiani vincono una partita di calcio come se fosse una guerra e perdono la guerra come se fosse una partita di calcio.” (W. Churchill)
Spesso si è detto che il calcio è metofora della realtà. Vero! Una bella metafora: compagni, avversari, obiettivi, spirito di appartenenza, rispetto delle regole, generosità, estro. E purtroppo anche tante altre cose meno belle: furbizie, violenze, nemici.
Quello che è successo sabato sera poi le riepiloga tutte (quelle negative). Gli avversari che diventano nemici, addirittura nemici che in quella gara neanche giocano. E poi le curve dei violenti che decideno se, come e quando si debba giocare. E la polizia che guarda impotente. Forti con i deboli, deboli con i forti. Certo, è più facile prendersela con uno studente inerme che con Genny a’ carogna.
La cosa più innocua, ma forse simbolicamente la peggiore di tutte, l’intero stadio che fischia l’inno. Ma siamo nel piano della realtà o in quello della metafora? E’ cos’è meglio e cosa peggio?
Cos’è peggio, il calcio o la realtà? Siamo sicuri che Genny e tutti i Genny che popolano le curve siano peggio, ad esempio, della classe politica? E il grido “lavali col fuoco” è forse peggio di certe invettive che si sentono nelle tribune politiche? Il “devi morire” cantato all’avversario a terra, è forse peggio degli insulti che si sentono in tutti gli incroci sulle strade, alla prima scorrettezza al volante?
Purtroppo questo è il calcio che meglio simbolizza la nostra realtà quotidiana. Nessuna discontinuità, inutile scandalizzarsi, ipocrita gridare alla scandalo. Fischiamo l’inno perché forse ancora abbiamo un sussulto di dignità. Fischiamo noi stessi. Fischiamo noi che abbiamo votato per vent’anni Berlusconi e ora crediamo alle farneticazioni di Grillo. Fischiamo i Bertolaso e gli Anemone che brindavano a poche ora dal terremoto. Fischiamo tutte le mafie che impestano e infestano il nostro paese. Fischiamo per paura e per vergogna, con gli occhi aperti nella notte scura.
Ma tranquilli, tra un paio di mesi c’è il mondiale. E ci riscopriremo tutti amanti della patria, tutti uniti, mano nel cuore sulla maglia azzurra, a cantare Fratelli d’Italia, percé noi siamo il paese con la memoria storica di un pesce rosso. E questo è il calcio che ci meritiamo.