Ma che fai, stai lì che aspetti la manna dal cielo?
Eh già. Proprio così. Una volta che ho lasciato l’Egitto, terra di schiavitù, ma anche di vacche grasse e pance piene, una volta che ho preso armi e bagagli e mi sono incamminato in mezzo al deserto, un volta che ho affrontato e sconfitto il Faraone, una volta che ho attraversato il mar Rosso in modo che le acque erano un muro alla mia destra e alla mia sinistra, una volta che mi sono lasciato alle spalle cavalli e cavalieri che mi stavano inseguendo. Allora e solo allora mi sembra giusto, anzi quasi doveroso, fermarsi e aspettare la manna dal cielo.
C’è chi non ce la fa a lasciare le proprie comode schiavitù. E c’è chi non se la sente di affrontare il nemico. C’è poi chi non trova la forza di avventurarsi in terreni sconosciuti. Ma soprattutto, chi trova il coraggio per fare tutte queste cose, a volte non ha la fiducia o l’incoscienza di fermarsi ad aspettare un dono inaspettato. In fondo chi sarebbe così pazzo da fermarsi in mezzo al deserto sperando che gli piova dal cielo la salvezza?
Eppure se hai avuto tanto coraggio per metterti in viaggio prima e hai tanta follia di fermarti ad aspettare dopo, allora la manna arriva. Ti arriva dal cielo, improvvisa, inaspettata, non capisci neanche bene cosa sia, ma è esattamente quella che volevi, quello di cui avevi bisogno.
Hai dunque risolto tutti i problemi? Neanche per sogno. Perché altrimenti sarebbe tutto troppo semplice. E invece a noi le cose troppo semplici mica ci piacciono. La manna non può essere conservata: dura un giorno e solo uno. Tutte le sicurezze, tutte le riserve che avevi accumulato per i giorni che verranno, improvvisamente non valgono più. Devi continuare ad avere fiducia. Il giorno dopo devi sperare che ne arrivi altra. Perché ogni notte si azzera tutto e domani è un nuovo giorno. O un giorno nuovo.
Ecco, innamorarsi e rimanere innamorati per cento anni penso sia un po’ così.