Diffida di ogni impresa che non richieda abiti nuovi

Ognuno di noi cerca la via più semplice. E’ inutile negarlo, le comodità piacciono a tutti. Quelle importanti, ma forse anche di più quelle futili, quei piccoli confort che hanno la capacità di rendere piacevole il quotidiano, che danno una luce diversa anche alle incombenze più noiose. O più faticose. Così ci adagiamo su questi piccoli agi, cercando di renderli abitudinari, ripetendoli in modo quasi automatico ogni volta che ne abbiamo la possibilità. Finché queste abitudini ci calzano addosso come vestiti fatti su misura.

Se però un giorno ti mettessi in mente di cambiare. Se ti venisse voglia di voltare pagina sul serio, senza pensare che sia ormai troppo tardi, senza avere paura di percorrere strade diverse. Se decidessi di mettere da parte le convinzioni maturate negli anni e consolidate dall’esperienza. Se volessi riprovare quel brivido di incertezza che ti fa sentire il sangue pulsare nelle vene e ti spinge a lasciare la terra ferma, per far pace con i tuoi sogni. Allora sei pronto per una nuova impresa.

Per essere quello che vuoi devi scordarti di quello che sei. Così ha cantato a San Remo Anastasio dopo un bel monologo di Bisio. Non sono del tutto d’accordo. Non credo si possa. E poi io penso che si possa rimanere se stessi anche nel cambiamento. Ma è certo che un cambiamento sia necessario. L’abito non fa il monaco. Il monaco può anche restare lo stesso, ma l’abito deve cambiare.

Ma per questo sono dell’idea che Edward Morgan Forster si sbagliava. E di grosso pure. L’impresa ha bisogno di novità. Ha bisogno di rischiare, lasciandosi alle spalle l’usato sicuro. Non aveva capito nulla. Diffida di ogni impresa che non richieda abiti nuovi.

Che cos’è la libertà? Io credo è non aver più paura
Di piangere stasera, di sciuparvi l’atmosfera
E di somigliare a quelli come me
Non mi va…di lasciarmi abbandonare, di dovermi abituare
Di dovermi accontentare