Ieri ho conosciuto l’Uomo Ragno. Anzi, Peter Parker

Yesterday I got so old, I felt like I could die. Yesterday I got so old, It made me want to cry. Go on go on , Just walk away, Your choice is made. Go on go on, and disappear. Go on go on, away from here

 

Tutti conoscono l’Uomo Ragno! Chi non lo conosce? Chi non sa le sue gesta, le sue vittorie contro i malvagi? Chi di noi non l’ha mai visto sfrecciare con le sue ragnatele fra i grattacieli di New York? Chi non sa che “da grandi poteri derivano grandi responsabilità”?Ma Peter Parker invece chi lo conosce? Mi direte, lo conoscono i suo amici…Harry, Mary Jane, certo. Chi sa però che lui è l’Uomo Ragno? Ma poi in realtà, chi è quello vero e chi il personaggio? L’Uomo Ragno o Peter Parker?

Immaginate quindi la scena. Tu conosci l’Uomo Ragno, sai tutto di lui. O meglio, sai quello che lui ha voluto rendere pubblico. Anche le cose più intime. E poi una sera incontri Peter Parker. Non sai chi sia, è un perfetto sconosciuto. La sua faccia non ti dice nulla, neanche il suo nome. Poi si presenta davvero. “Piacere, sono l’Uomo Ragno!”

Ecco, questo è successo ieri sera. Buffo…buffissimo, direi! Facce interrogative, sguardi perplessi mentre ti presenti come Peter Parker…ma quando dici chi sei nella non realtà, quando dici che in realtà tu sei l’Uomo Ragno, vedi che si accende la luce negli occhi dell’interlocutore. “Ma tu sei…noooo, non ci posso credere!” E ti ritornano in mente tutte le cose che in realtà sai di lui, tutte le cose che hai letto, le sue emozioni, le sue paure, i suoi obiettivi, i suoi fallimenti e le sue vittorie.

Ti riconosci, prima ancora di conoscerti.

C’erano quasi tutti i miei supereroi (o meglio le supereroine) preferite: quelle di cui ho tutti i fumetti, dal numero 1 fino all’ultimo uscito. E conoscerle dal vivo è stata proprio una grande emozione. Forse, come dicevo a qualcuno, mi sono sentito un po’ fuori posto. Ma certo, penso che capiterà anche Peter, quando non si trova nella sua adorata calzamaglia rosso-blu. Della serata di ieri mi rimane un dubbio e una certezza.

La certezza è che leggere le prossime avventure sarà ancora più bello, conoscendo i veri lineamenti dietro le maschere. Il dubbio che mi assale invece è…ma non sarò troppo vecchio per credere ancora nei supereroi?

 

Istintive sintonie e radio libere

E poi succede che accendi la radio e senza neanche toccare la manopola, così improvvisamente trovi una nuova stazione che manda un segnale perfetto. Non conosci troppo bene quale stazione sia, che musica manderà in onda, se suonerà le tue vecchie canzoni o ti farà conoscere nuove cose. Ma la sintonia è immediata, chiara, quasi naturale. E tu sei anche un po’ perplesso, ti chiedi come, se, perché.

Ecco soprattutto perché.

Ma non c’è alcun perché. La sintonia è istintiva, è come un riconoscersi che precede il conoscersi. Poi per conoscere che musica trasmetterà, basta lasciare accesa la radio. Fermarsi ed ascoltare. Una radio, come diceva Finardi può darti tantissimo, perchè con la radio si accende la fantasia e non si smette di pensare. Certo non puoi chiedergli quello che non ti può dare. Non potrà darti figure a colori, è anche inutile aspettarselo. Però potrà raccontartele, potrà fartele immaginare.

Perché forse è vero, come mi ha scritto una saggissima (a sua insaputa) blogger l’altro giorno: scrivere è parlare, leggere è ascoltare. Scrivere (e parlare) è prima persona, leggere (e ascoltare) è seconda. E tutti (chi più, chi meno) siamo bravissimi sulla prima e più deboli sulla seconda. “Ma se una radio è libera, ma libera veramente, piace anche di più perché libera la mente”. Basta rimanere in ascolto!