Incompetenti di tutto il mondo unitevi (e magari tornate a scuola)

Una delle cose più dolorose del nostro tempo è che coloro che hanno certezze sono stupidi, mentre quelli con immaginazione e comprensione sono pieni di dubbi e di indecisioni (Bertrand Russel)

Ma quanto aveva ragione! D’altra parte dopo di lui, questa inversione di ruoli è stata addirittura teorizzata a livello scientifico dal duo Dunning-Kruger secondo cui gli individui poco esperti in un campo tendono a sopravvalutare le proprie abilità autovalutandosi, a torto, esperti in quel campo. L’errore di valutazione dell’incompetente deriva da un giudizio errato sul proprio conto, mentre quello di chi è altamente competente deriva da un equivoco sul conto degli altri.

Detto in altre parole, l’intelligente ritiene di avere intelligenti intorno a sé (equivoco sugli altri), mentre l’ignorante pur essendo una capra ritiene di essere adatto a fare una determinata cosa (equivoco su se stessi). E così si capisce come sia stato possibile avere al governo gente come Di Maio e Toninelli. Come sia possibile che ci sia gente fermamente convinta che i vaccini facciano male. Lo specchio di un Italia in cui l’incompetenza si unisce alla presunzione, la banalità si accompagna alla critica al sapere istituzionale, come se l’ignoranza fosse un titolo di vanto. Come se il “sapere di non sapere” di socratica memoria non fosse la base su cui costruire una conoscenza, l’inizio di un percorso, ma fosse l’arrivo, l’esito finale. Non sono presuntuoso, io so di non sapere…ecco, allora studia, capra che non sei altro!

Come se io, improvvisamente volessi cominciare ad usare il trapano. Oppure se pensassi di poter riparare un rubinetto o un interruttore della luce. Invece so di non sapere e quindi chiamo il mio amico Leo, moldavo riparatutto. D’altra parte però, se il teorema Dunning-Kruger è veritiero, neanche io posso pensare di rientrare nell’ambito dei “competenti”, se non altro perché non cado nell’equivoco di pensare di avere competenti intorno a me. Anzi, io sono certo di essere contorniato da capre (a parte il mio amico Leo, ovviamente). Ho tanti difetti, ma certo la sopravvalutazione altrui non mi appartiene. Detto ciò, riprendendo la citazione iniziale del buon Berty, spero mi rimanga un po’ di immaginazione e comprensione per farmi almeno venire qualche dubbio.

P.S. Se poi ne volete sapere di più, leggete cosa ne pensa la mia amica Letizia in questo articolo

Hai qualcosa da dire?

E allora tu, giovane scrittore, hai qualcosa da dire o credi soltanto di aver qualcosa da dire? (Jack London)

Ognuno di noi pensa, più o meno coscientemente, di avere qualcosa da dire. Qualcosa fatto di parole, di immagini, di cose scritte, suonate, cantate, ballate, urlate, dipinte, calciate, nuotate. Ognuno. I più si limitano ad avere un profilo su qualche social network, quelli più presuntuosi scrivono su un blog.

Il saggio Socrate partiva dall’assunto “so di non sapere” e dalla sua presunta ignoranza cominciava ad interrogare il prossimo così da “far nascere” la verità nel corso del confronto e della discussione. Nella realtà di tutti i giorni però l’esperienza comune ci dice esattamente il contrario: il più delle volte gli ignoranti sono convinti di sapere e magari spesso chi invece conosce qualcosa ha quasi una sorta di timore, di deferenza, che gli fa fare un passo indietro che lo fa rimanere un po’ in disparte, magari proprio per non fare la figura del presuntuoso.

La realtà di tutti i giorni, in quasi tutti i contesti purtroppo, ci dice che le conoscenze personali valgono più delle competenze professionali, che gli ignoranti (che proprio in quanto tali, ignorano di esserlo) hanno molto più successo dei competenti. Il successo del Movimento 5 stelle mi sembra la parabola perfetta di questa impostazione. Del resto l’analfabetismo di ritorno e il dilagare delle fake news sui social network sono altri elementi strettamente connessi fra loro. Cent’anni fa l’analfabeta si affidava a chi aveva studiato: al farmacista, al parroco, al direttore dell’ufficio postale del Paese. Questo alimentava le diseguaglianze, comportava delle limitazioni nella crescita degli individui, ma certo l’ignorante di fine 800 non correva il rischio di non vaccinare i propri figli! O di farli ammalare facendoli diventare vegani. Ora l’ignorante ha internet, ha feisbuc. E lì forma le sue opinioni.

Come ci ricorda la saggia Povna in questo bel post, nel giovane Stato Italiano nel 1882 fu introdotta una legge elettorale che estendeva il diritto di voto a coloro che “avessero compiuto il ventunesimo anno d’età, sapessero leggere e scrivere e avessero uno dei seguenti requisiti: avere sostenuto con buon esito l’esperimento sulle materie comprese nel corso elementare obbligatorio (seconda elementare), oppure pagare annualmente per imposte dirette almeno lire 19,80“. 60 anni dopo arrivò il suffragio universale, nella convinzione (o nell’illusione?) che quelle conoscenze di base fossero ormai patrimonio comune. Non so se sia così. Non lo so davvero. Però dobbiamo crederci. Dobbiamo essere convinti che alla fine, come cantava De Gregori “la gente, perché è la gente che fa la storia, quando si tratta di scegliere e di andare, te la ritrovi tutta con gli occhi aperti, che sanno benissimo cosa fare.”

Forse la soluzione più nobile sarebbe il silenzio. O forse è ora di sporcarsi le mani. Di non tirarsi indietro e di parlare. Oppure tacere per sempre.