Hai qualcosa da dire?

E allora tu, giovane scrittore, hai qualcosa da dire o credi soltanto di aver qualcosa da dire? (Jack London)

Ognuno di noi pensa, più o meno coscientemente, di avere qualcosa da dire. Qualcosa fatto di parole, di immagini, di cose scritte, suonate, cantate, ballate, urlate, dipinte, calciate, nuotate. Ognuno. I più si limitano ad avere un profilo su qualche social network, quelli più presuntuosi scrivono su un blog.

Il saggio Socrate partiva dall’assunto “so di non sapere” e dalla sua presunta ignoranza cominciava ad interrogare il prossimo così da “far nascere” la verità nel corso del confronto e della discussione. Nella realtà di tutti i giorni però l’esperienza comune ci dice esattamente il contrario: il più delle volte gli ignoranti sono convinti di sapere e magari spesso chi invece conosce qualcosa ha quasi una sorta di timore, di deferenza, che gli fa fare un passo indietro che lo fa rimanere un po’ in disparte, magari proprio per non fare la figura del presuntuoso.

La realtà di tutti i giorni, in quasi tutti i contesti purtroppo, ci dice che le conoscenze personali valgono più delle competenze professionali, che gli ignoranti (che proprio in quanto tali, ignorano di esserlo) hanno molto più successo dei competenti. Il successo del Movimento 5 stelle mi sembra la parabola perfetta di questa impostazione. Del resto l’analfabetismo di ritorno e il dilagare delle fake news sui social network sono altri elementi strettamente connessi fra loro. Cent’anni fa l’analfabeta si affidava a chi aveva studiato: al farmacista, al parroco, al direttore dell’ufficio postale del Paese. Questo alimentava le diseguaglianze, comportava delle limitazioni nella crescita degli individui, ma certo l’ignorante di fine 800 non correva il rischio di non vaccinare i propri figli! O di farli ammalare facendoli diventare vegani. Ora l’ignorante ha internet, ha feisbuc. E lì forma le sue opinioni.

Come ci ricorda la saggia Povna in questo bel post, nel giovane Stato Italiano nel 1882 fu introdotta una legge elettorale che estendeva il diritto di voto a coloro che “avessero compiuto il ventunesimo anno d’età, sapessero leggere e scrivere e avessero uno dei seguenti requisiti: avere sostenuto con buon esito l’esperimento sulle materie comprese nel corso elementare obbligatorio (seconda elementare), oppure pagare annualmente per imposte dirette almeno lire 19,80“. 60 anni dopo arrivò il suffragio universale, nella convinzione (o nell’illusione?) che quelle conoscenze di base fossero ormai patrimonio comune. Non so se sia così. Non lo so davvero. Però dobbiamo crederci. Dobbiamo essere convinti che alla fine, come cantava De Gregori “la gente, perché è la gente che fa la storia, quando si tratta di scegliere e di andare, te la ritrovi tutta con gli occhi aperti, che sanno benissimo cosa fare.”

Forse la soluzione più nobile sarebbe il silenzio. O forse è ora di sporcarsi le mani. Di non tirarsi indietro e di parlare. Oppure tacere per sempre.

5 thoughts on “Hai qualcosa da dire?

  1. Non pensavo di essere presuntuosa aprendo un blog 😄 Proprio perche’ dilaga l’ignoranza, il qualunquismo e la supponenza, mi defilo da fb che mantengo soltanto per essere sempre in contatto con mia figlia. Su fb nessuno legge oltre le due righe e l’argomento deve essere idiota o falso o un gossip. Bufale e bufalette impazzano a tal punto che io stesso ci sono caduta qualche volta. Di contro si ritrovano conoscenze perdute e si conoscono person meravigliose. Insomma, come in tutte le cose, gli arnesi bisogna saperli usare e non basta la teoria, occorre anche la pratica.

  2. Non so te, ma io ci metterei dentro anche i giornali e le televisioni: non ci si può fidare di nessuno, ma soprattutto di quelli che si definiscono “competenti” e che ci hanno, fino a prova contraria, trascinati nel baratro. In una situazione del genere, si può comprendere come un crescente numero di persone non si fidi nemmeno di un parere autorevole: il punto è che non servirà a niente stigmatizzare questa tendenza, ma dobbiamo trovare il modo di persuadere le persone, se crediamo che sbaglino. A questo proposito, ho più di un timore che la legge sull’obbligo di vaccinazione possa funzionare: quando cerchi di costringere la gente, quella su rivolta, come dimostra l’inefficacia di quest’obbligo nei Paesi in cui è già da tempo praticata – o almeno, questo dice uno studio richiesto dall’Europa, istituzione che la Lorenzin sembra venerare ma non ascoltare. Insomma, è facile saltare a conclusioni ma siamo prudenti: prima cerchiamo di capire che cosa induca nelle persone un certo comportamento e poi cerchiamo d’indirizzarle diversamente; ma si fa con informazioni certe e comprovate, non con la minaccia di scomunica.

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