Diventare grandi per scoprirsi bambini

Stamattina sono stato al funerale del papà di un amico fraterno. Una persona che non vedevo da tempo, ma che conoscevo da trentacinque anni e che per una decina d’anni ho frequentato quasi quotidianamente.

Una serie di ricordi sulla persona che se ne è andata, si è mischiata insieme con il ritorno di emozioni dimenticate, legate a quei periodi del passato. La paura, il vero terrore, di perdere un genitore, anche ora che purtroppo quell’esperienza l’ho vissuta in prima persona, mi ha fatto tornare bambino, riaccendendo quel senso di disagio che provavo in simili occasioni, solo al pensiero che potesse succedere anche a me.

E neanche la straordinaria ed ammirabile serenità del mio amico, che si è trovato nella doppia veste di prete e figlio a celebrare il funerale del padre, ha impedito che mi assalisse di nuovo quell’antica paura di rimanere solo, quell’angoscia di non avere più l’appoggio sicuro dei genitori.

Sensazioni contrastanti. Forse non si è mai adulti abbastanza per affrontare la perdita di un genitore. Comunque sia, si torna bambini. D’altra parte però ti ritrovi ad essere tu l’adulto di fronte a questi genitori anziani, loro sì, in un certo senso, tornati bambini. Del resto non sono forse proprio l’infanzia e la vecchiaia le due situazioni che più spingono alla tenerezza? Che ci fanno scoprire fragili e proprio per questo desiderosi ed insieme bisognosi di cure e di affetto?

 

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