Giona 2013. 1 La chiamata

Lo so, tocca  a me.

Nun me va, ma tocca me.

Lo devo fa’ io.

E nun ce posso mannà niciuno ar posto mio.

Ci sono quelle situazioni nella vita in cui senti che devi fare una determinata cosa. Non ci sano santi che tengano. Non è tanto un obbligo morale, sì anche quello, ma non solo. Sono le circostanze, la tua storia, quello che sei. Oppure il tuo futuro, quello che vorrai essere. Non ci sono alternative (l’ho già detto che io odio le alternative?), non ci sono scorciatoie. Sai benissimo la via da prendere. Sai benissimo come arrivarci.

Il problema è che non ti va. Non ti va proprio per nulla.

Non ti va perché è dura. Non ti va perché pensi di non farcela. Non ti va perché magari invece sei sicuro che alla fine ce la farai, ma a che prezzo? Ne vale la pena?

Ma sono domande inutili. Perché lo “devi” fare. È la tua strada e lo sai che non hai scelta. Provi a cogliere gli aspetti positivi, io provo sempre a cogliere gli aspetti positivi. Come quando sei lì che devi spalare una montagna di merda con un cucchiaino in mano. E va be’, a mani nude sarebbe stato peggio. Se era diarrea non ne parliamo.

Invece questa è proprio una bella montagna fumante ed io ho proprio un bel cucchiaino pronto all’uso.

Provi a prendere tempo. Lo farò, prima o poi. Come faccio io con la colonscopia. Eppure lo sai che tanto prima o poi ti tocca. Senti in giro altri, ma niente, nessuno sa dirti quello che vuoi sentirti dire. E se pure te lo dicono, peggio! Tanto non ci credi.

Lo impone la situazione (le situazioni so’ tremende! So’ proprio delle grandissime zoccole le situazioni!), ti ci costringono gli altri (è sempre colpa degli altri! Figli, mogli, genitori, amici, colleghi…un’isola deserta già sarebbe troppo affollata), il destino (notoriamente cinico, baro e anche un poco stronzo) il Padreterno (quel grande Umorista che manda i figli prediletti a morire in croce…cosa possiamo aspettarci da uno così?). Insomma ce devi annà! Ma perché io? Che t’ho fatto?

Non ci sono cazzi. Lo devi fa’ tu.

Personalmente di persona, come direbbe Catarella a Montalbano. Non ci puoi mandare nessuno al posto tuo, forse qualcuno ti aiuterà, ma sai che poi al dunque sarai tu, con il tuo bel cucchiaino in mano e il deretano stretto stretto.

Vai ragazzo (va be’, ragazzo così, per dire), convertili tu.

Ninive, la grande città ti aspetta.

5 thoughts on “Giona 2013. 1 La chiamata

  1. Prova a decantarle, le situazioni, prima di affrontarle. Proprio nel senso “vinesco” del termine. Bevici su, il giusto livello di sbronza aiuta la preveggenza (che di solito rivela sempre piacevoli sorprese) e l’inizio della ciucca rende molto prode chiunque.

  2. Ahh con me sfondi una porta aperta! In vino veritas, e in grappa…de più! ma qui non c’è nulla di personale. Il mio “Giona” è assolutamente un tizio qualunque di fronte alle cose della vita. Ma magari in seguito sarà più chiaro

  3. Una bella attualizzazione del dialogo interno di Giona, come dire Bibbia tradotta in lingua corrente.

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