Un po’ come dare un’imbiancata a casa: cambi una scarpiera, sposti una libreria, butti quella cassettiera che proprio non potevi vedere più, levi la carta da parati, metti la tinta lavabile, più pratica, più fresca. Ma le stanze sono sempre le stesse.
Oppure come cambiare vestito. Certo quello era proprio comodo, ti si era adattato alla perfezione e ti cadeva a pennello, sembrava proprio fatto su misura per te. Ne conoscevi tutte le pieghe e le tasche, anche quelle più nascoste.
Perché in realtà l’aspetto esteriore, la faccia esterna delle cose, non è mai una cosa così asettica. Perché non puoi non associarla, non solo al contenuto, ma anche – anzi direi soprattutto – ai momenti, alle sensazioni che hai vissuto quando la casa aveva quelle pareti o quando indossavi quell’abito.
Per questo cambiare può essere un rischio. Per questo può essere disorientante. Ma resta il fatto che ogni tanto il cambiamento diventa necessario, diventa quasi un bisogno fisico. Come aprire una finestra per far cambiare aria nella stanza.
Insomma, aria nuova. Però tranquilli, è cambiato solo l’aspetto. Le minchiate sono sempre le stesse.
Come diceva Tancredi nel Gattopardo, cambiare tutto per non cambiare nulla.
Tranquilli un par di cionfoli.
Il cambiamento segue il nostro umore, gli stati di animo e i progetti. Evviva il cambiamento, quando segue le cose belle.
Il vestito può cambiare anche ogni giorno, ma la persona è sempre la stessa 😉
Non posso che approvare. Morirei, nella monotonia di un mondo statico.
Miracoli della grafica digitale.
Palliduccio, io dico che potevi fare mejo!
Ma io lo volevo palliduccio!
Missione compiuta! 😂
Mi piace il palliduccio e anche il colore di base… e per forza direi pure ;). Quest’anno in tanti hanno aperto le finestre, scondiziona più i lettori che voi credo.