In questi ultimi giorni leggendo i giornali sul tema immigrazione ho la sensazione che ci sia una specie di concorso per chi spara la cazzata più grossa. Non bastavano le teste di minchia di casa nostra, salvini e grullini, fascisti e diversamente democratici, ad un certo punto evidentemente anche in giro per l’Europa devono aver pensato che in fondo ormai la gente si beve ogni cosa e quindi perché non esagerare? I francesi, ubriachi di Camembert dichiarano guerra alla Nutella e ai profughi, gli ungheresi, appesantiti dalle cipolle del gulash, vogliono costruire un bel muro con la Serbia.
L’immigrazione è un fenomeno inarrestabile che ha accompagnato la storia degli uomini dalle caverne ad oggi. In cerca del cibo per scappare alla fame, verso climi migliori per non morire di stenti, lontano dalle guerre in cerca di un futuro migliore. E di fronte agli indigenti che arrivavano, sempre, in ogni luogo, in ogni epoca, ci sono stati quelli che temevano di perdere i loro privilegi. Chi innalza muri, chi scava fossati, chi usa l’esercito.
Ma possibile che la storia non ci insegni mai nulla? Dalle legioni dell’impero, alle armate dei crociati, nessuno è mai riuscito a fermare una massa di disperati in cerca di un futuro migliore. Perché quando non hai più nulla da perdere., non ti spaventa più nulla. D’altra parte proprio sulla paura del diverso, sull’indietro lo straniero, hanno sempre speculato i cialtroni arruffapopolo, cavalcando la demagogia, dando soluzioni semplici a problemi complessi, creando mostri laddove non ce ne erano, evocando spettri solo per impressionare le anime semplici.
Tra cinquant’anni l’Europa sarà un po’ meno bianca e un po’ più islamica. I nostri nipoti saranno un po’ più scuri e avranno i capelli ricci. Sempre ammesso che non avranno gli occhi a mandorla. Non c’è nulla da fare. Ci hanno detto che la nostra Italia diventerà un inferno. Ma io non so se credere all’inferno. Forse esiste e forse no. Quello che esiste sicuramente è il Boss. Allora, sapete che c’è? Io credo nel Boss.
I McNichola, i Posalski, gli Smith, gli Zerilli, anche i neri, gli irlandesi, gli italiani, i tedeschi e gli ebrei. Arrivati attraverso l’acqua mille miglia lontano da casa. Con le pance vuote e il fuoco dentro. Morirono costruendo le ferrovie riducendosi pelle e ossa, morirono nei campi e nelle fabbriche, nomi dispersi al vento. Morirono per arrivare qua cento anni fa e muoiono ancora adesso.
Bello scritto e ottima conclusione.
Certe notizie mi lasciano davvero senza parole, non trovo una ragione per cui si debbano recintare i paesi per proteggere sè stessi… e da cosa, poi? Da uomini che chiedono solo aiuto… mah…
Ricordiamoci che c’è sempre qualcuno più a nord di noi…