Vorrei potermi prendere tutto sulle spalle. Anche il rischio di non farcela. Vorrei poter dire che dipende da me, sempre e comunque. Perché sbagliare non mi ha mai spaventato. Preferisco sbagliare, preferisco cadere, se so di avercela messa tutta. Piuttosto che non averci provato. Piuttosto che inventarmi scuse. Gli alibi mi atterriscono. Non voglio dare la colpa alla cattiva sorte, al destino cinico e baro, alla luna storta, ad un parrucchiere che fischia un rigore che non c’è, agli altri che non capiscono. Meglio, molto meglio, poter dire colpa mia.
Quindi grazie mille novecentonovantanove lettori (davvero siete così tanti? Mica ci credo sul serio) stasera, isolato dal mondo, vi dirò una confidenza. Anzi, ve la lascio dire dai Mumford & Son, di cui come ho già detto ultimamente, sono diventato un apposionato estimatore.
Ma non eri tu a dire che non ero libero? Non eri tu a dire che mi serviva pace? E adesso sei atterrita dalla paura di ogni cosa. Ma quando senti il mondo strozzarti il collo, stringi le mie mani intorno alle tue. Quando senti il mondo strozzarti il collo, non soccomberai. Va tutto bene. Piuttosto prenditela con me. Va tutto bene, prenditela con me.
Complimenti!
esattamente, preferisco prendermi ogni responsabilità e non pensare neanche per un momento che qualcosa non ha funzionato per colpa di qualcun altro.