Della pietas e della satira

Secondo me la vignetta di Vauro sulla morte di Casaleggio, di cui si discute molto in questi giorni, è il classico esempio di come la satira possa scadere di tono e diventare di cattivo gusto.

Scherzare con la morte si può, anzi forse si deve (se ci si riesce) quando si riesce a scherzare con la propria morte o se volete con la morte dei “propri”. Si può e si deve (quando ci si riesce) perché è forse il modo migliore per esorcizzarla, per far sì che quella non sia l’ultima parola nella vita di un uomo. Ma scherzare con la morte di un altro, soprattutto quando l’altro è di un avversario politico, non è eticamente corretto. La pietas ed il rispetto per i defunti dovrebbe andare al di là della voglia di fare una battuta. O almeno, io la penso così.

Tra l’altro, oltre ad essere fuori luogo, secondo me è anche brutta. Non è divertente, perché vorrebbe far passare per grande rivelazione, quello che bene o male tutti hanno sempre detto. In realtà è un attacco a Grillo, non certo a Casaleggio, che anzi ne viene fuori come gran burattinaio e vero leader del Movimento 5 Stelle. Ma il fatto che abbia scatenato tutte queste polemiche è indicativo del clima avvelenato in cui viviamo. Del clima da stadio continuo, in cui bisogna sempre essere tifosi di qualcuno e ma soprattutto contro qualcun’altro.

Un clima che, effettivamente, proprio Grillo e Casaleggio, hanno utilizzato ed anzi alimentato al massimo perché è stato l’alimento principale del loro Movimento. Movimento che anche in questo, è il sintomo dei problemi dell’Italia, non certo la soluzione. Come è sintomo del problema l’uno vale uno, il non selezionare la classe dirigente, perché ogni selezione è clientelare. L’onestà (vera o presunta che sia) non può essere l’unica caratteristica dei governanti, così come l’insulto all’avversario, il parlare solo e sempre alla pancia della gente, non può essere l’unico linguaggio politico.

Detto questo resta una vignetta brutta e fuori luogo, come quelle di Charlie Hebdò, come molte cose che si trovano nel blog di Grillo. Continuare a scambiare la libertà di insulto, con la libertà di espressione non renderà certo migliore la società in cui viviamo.

 

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14 thoughts on “Della pietas e della satira

  1. “Continuare a scambiare la libertà di insulto, con la libertà di espressione non renderà certo migliore la società in cui viviamo”. Condivido in pieno ogni tua parola, non è libertà quando si limita la libertà altrui, offendendo e fomentando odio. Purtroppo abbiamo troppi brutti esempi di quanto questa cosa avvenga sempre di più! 😦 Bell’articolo, Romolo, hai ragione su tutto. 🙂

  2. Non avevo visto la vignetta.
    Me la sono andata a cercare.
    Questa volta devo dirti che ho un parere diverso dal tuo.
    La morte è triste. L’unico modo che abbiamo per esorcizzarla, forse, è farcene beffa. Della morte, non di chi muore.
    Lo dici anche tu, la vignetta non ride di Casaleggio. Anzi. Mi sembra un sottile, certo graffiante ma elegante, quasi emozionante saluto, e insieme un attestato di stima, a un avversario politico. E insieme un gran bel ripagare Grillo con la stessa sua (comica) moneta.
    Non oso dire che è un capolavoro, non sono nessuno per prendere una simile posizione e non intendo offendere la sensibilità di nessuno.
    Però la trovo intensa, degna di rispetto, dello stesso rispetto per l’avversario che ci leggo. E, personalmente, non la accosterei a certe sciocche provocazioni (lì sì, ti darei ragione) di Charlie Hebdo.

  3. Mia nonna lo chiamerebbe “cattivo gusto”, ed è proprio ciò che ho in mente. Ne ho viste anche di peggio di immagini satiriche sulla morte di Casaleggio e sono rimasta basita su quanto in basso si possa umanamente scendere. Ecco, credo che ridere della morte degli altri sia indice di grande ignoranza. Non perché, sempre come direbbe mia nonna, “non bisogna parlare male dei morti”, ma perché dobbiamo portare rispetto ai vivi. La morte di qualcuno riguarda soprattutto chi gli è vicino, ed è a loro e al loro dolore che dovremmo portare rispetto. (Semplicemente: umanità).

  4. Condivido in pieno. Ci sono limiti e confini che nemmeno per cinismo, o bandiera politica, o antipatia a prescindere andrebbero valicati, semplicemente per senso di dignità, buongusto e pietas, come giustamente scrivi. Ma la dignità, il buongusto e la pietas non sono di moda su questo pianeta…

  5. Secondo me la vignetta di Vauro sulla morte di Casaleggio, di cui si discute molto in questi giorni, è il classico esempio di come la satira possa scadere di tono e diventare di cattivo gusto.

    Parli di questa vignetta qui sopra?
    Questa non mi sembra un insulto o un offesa al morto…piuttosto al vivo…

    In linea di massima preferisco una satira feroce al commento e\o l’esternazione offensiva del politico di turno contro i cittadini. Ruberie, prese in giro, dita alzate e maleducazioni varie.

    Almeno questi si esprimono, magari offendendo la sensibilità o altro…però sono dichiaratamente dei vignettisti, delle persone che utilizzano la satira per dire cose importanti…
    Non li giustifico ma li capisco.

    Buona Giornata
    .marta

  6. Sono contento di leggere un`opinione negativa sulla vignetta ma argomentata, perché in rete in questi due giorni ho visto solo il tifo da stadio cui fai riferimento senza un contenuto argomentativo.

    Non sono d`accordo sul discorso in sé ma sono ovviamente punti di vista: sono uno che crede nella satira senza freni, purché si attenga sempre alla sua regola base e cioè che sia sempre “contra potentem”, altrimenti diventa bullismo o un umorismo da nonnismo di caserma.

    Nel caso specifico l`attacco, come evidenzi, è a Grillo e non al defunto. L`integrità del debole (cioè il trapassato che per sua condizione non può difendersi) non è vittima di oltraggio.

    A Vauro si può rimproverare la tempistica. Esiste una sorta di equazione sul quando e il come si può mettere la battuta: cioè trascorso un tempo x in cui la reazione di pancia tende a scemare si può presentare la battuta.

    Beninteso, per tutto il discorso che faccio qui sopra non tutta la satira è valida. E se l`oggetto del bersaglio non è chiaro o fraintendibile allora non è satira. Come nel caso di CHarlie: chi stai attaccando? I fondamentalisti? O il musulmano che si sveglia la mattina e prega il dio che gli faccia la grazia di preservare la propria famiglia mentre lui è fuori casa a spaccarsi la schiena per due spicci, per grazia di dio? Perché se è indiscriminato l`attacco allora la satira ha fallito.

  7. Stavolta non concordo. Si può scherzare su tutto (soprattutto sulle cose serie). La definizione migliore di satira è quell’opera che ti fa riflettere sui potenti (una risata, un ghigno, una indignazione). Questa vignetta, che a me piace, per me coglie nel segno.
    Non prender in giro Casaleggio come morto, ma quello che rappresenta policitamente 🙂

  8. L’insulto, il dileggio, l’essere contro, è ormai il modo più diffuso di comunicare attraverso media. Parte da chi ha ottenuto il potere di fare disfare leggi a proprio piacimento e arriva sulle strade trasformandosi in odio per chi rallenta la corsa e induce a pensare di poter ammazzare chiunque lo faccia.

  9. Ciao Simone, sono assolutamente d’accordo che si possa scherzare su tutto, ma quando la cosa ci riguarda. Scherzare sugli altri, soprattutto quando sono in difficoltà, non mi sembra corretto. L’avversario si combatte a viso aperto, quando può rispondere. Piazzale Loreto e i tanti altri esempi che l’hanno preceduto e seguito, francamente mi hanno sempre disgustato. Poi, certo non siamo a quei livelli!

  10. A me la vignetta ha fatto sorridere, non lo trovo un insulto verso il defunto, quanto piuttosto un insulto mirato a chi è rimasto 🙂

  11. Sottoscrivo Gintoki: la vignetta in sé non è offensiva nei confronti di Casaleggio, probabilmente intempestiva. A caldo ha scatenato reazioni negative ma in realtà ha solo sottolineato quello che tutti o tanti hanno sempre detto cioè che era lui il vero creatore dei 5 stelle.

  12. non sono d’accordo con te sia sul concetto di satira (per me dovrebbe essere guidata dal buongusto e non dalla censura (autocensura, intendo) preventiva perchè la morte o altri temi non vanno toccati), sia su questa vignetta in particolare: a mio parere non è irrispettosa verso chi è morta, semmai irridente verso chi è rimasto (in fondo è un omaggio al capo ideologico di un partito che con la sua morte lascia “smarriti” i suoi seguaci)
    ml

  13. Capisco il punto di vista di chi non condanna la vignetta. Peccato che Vauro sia proprio un fazioso, uno di parte, quindi se la poteva risparmiare. È così convinto di appartenere ad una parte depositaria del vero e del giusto che forse non lo si deve condannare, solo perché è in buona fede.

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