Lanciatori di coriandoli uniamoci!

Passano gli anni e tante cose non sono più quelle di una volta. Si cambia, si evolve. Ma fra le tante cose che non cambiano, una cosa che non tradisce, è il mio fisico da lanciatore di coriandoli. Basta uno sbalzo di temperatura, il giusto mix tra primi caldi e repentine rinfrescate ed eccomi qui con qualche linea di febbre a tossire come un vecchio tabagista, con la gola in fiamme e il naso più otturato di un lavandino rotto.

Eppure qualcosa in realtà è cambiato, perché in effetti, se c’è una cosa che rimpiango dell’infanzia, è quello stato di sospensione del mondo che entrava in vigore a casa mia appena il mercurio superava la soglia del 37. Neanche a dirlo, il giudice supremo che decretava questo stato di cose era mia madre. Mio fratello ed io eravamo esentati da qualsiasi cosa. Anzi, eravamo costretti a letto, da dove potevamo alzarci esclusivamente per andare in bagno (anche se a dire il vero ho raccapriccianti ricordi di vasini in stanza….). Persino i pasti si svolgevano a letto grazie a uno scomodissimo vassoio che inevitabilmente lasciava le lenzuola pieno di briciole e altri resti vari.

Giornate passate a leggere fumetti dalla mattina alla sera, scandite da rituali sempre uguali. E finché la febbre non spariva pensare di rimettersi in piedi era assolutamente impensabile. La cosa più terribile però era la notte, perché inevitabilmente facevo lo stesso incubo. Un castello in montagna ed io che correvo inseguito da chissà cosa o chissà chi e poi precipitavo nel vuoto. Risvegliarsi nel proprio letto a quel punto era la sensazione più bella del mondo.

Fanciulle care, è inutile che ora rompete le scatole ed ironizzate sul fatto che un 37 e 1 a noi maschietti ci lascia dolenti neanche avessimo scalato l’Everest in costume da bagno. La colpa è la vostra! Prima ci abituate così, poi che pretendete?

And I’m on my way, I still remember
Those old country lanes
When we did not know the answers
And I miss the way you make me feel, it’s real
We watched the sunset over the castle on the hill
Over the castle on the hill
Over the castle on the hill

11 thoughts on “Lanciatori di coriandoli uniamoci!

  1. Ti confidero’ un segreto: anche a casa mia il rituale della febbre era una coccola. Un dolce ricordo caro al cuore. Poi si cresce e ci si accorge che solo le mamme, ancora ora, ci porterebbero la minestrina a letto e ci terrebbero la mano per allontanare un brutto incubo. Se potessero, se ci fossero ancora, se non fossimo tanto grandi da dover far finta di non aver più desiderio di quelle premure.
    Voi ometti siete derisi per gli invalidanti 37,1… ma penso sia una forma di affetto tutta femminile, un dolce sfottò! Noi donne, d’altro canto, con la febbre da cavallo siamo votate al folletto e a stendere i panni vestite da esquimesi per poi farci compatire 😉 e farvi notare le differenze. Beate differenze che rendono i due pianeti differenti e complementari 🙂
    Buona guarigione!

  2. Era bellissimo quando eri piccolo e avevi la febbre.. ricordo ancora la vestaglia di pile che mi costringeva a indossare!! Certo, tua mamma con il vasino in camera batte tutte a mani basse..

  3. E’ buffo, anch’io ho questi ricordi vividi di giornate di febbre trascorse a leggere e mangiare a letto, campeggiano nella mia memoria come insolite coccole. Tendiamo a rinnovarle poi a nostra volta, devo dire nel mio caso almeno un paio di uomini della famiglia ricambiano il rito: il mio “piccolo” già dai sei anni e mezzo mi portava il brodo a letto quando non stavo bene dicendomi “me lo hai portato tu quando ero malato e mi ha fatto bene, forse farà bene anche a te”. sono quelle cose che ripagano di tutti i bronci, i conflitti, la difficoltà di comunicazione… 🙂

  4. Sempre affermato io, che l’indole dell’uomo a far nulla è colpa delle madri! Non capisco però come sia possibile che, pur se figli maschi o femmine vengono viziati nello stesso modo, crescendo la donna impari a far da sé e l’uomo no?! 😉

  5. La mia no di certo! È tedesca (detto così pare brutto, in realtà la adoro, ma è quanto di più lontano si possa pensare della mamma
    chioccia)

  6. Era il mio punto di vista femminile. Nel senso che, per voi uomini, l’essere viziati è merito della mamma; per noi donne, il fatto che siate viziati è colpa della suocera.

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