L’altro non si sceglie, ci accade

Un dato di fatto sembrerebbe incontrovertibile: non siamo soli su questa terra. Dico sembrerebbe, perché in realtà invece alcuni (non facciamo nomi, ma penso che ognuno di noi, dentro questa categoria ci riconosca più di un conoscente) ritengono di essere, o forse meglio, si comportano come se, su questa terra ci fossero solo loro. Per questi individui gli altri ci sono – al massimo – in funzione di se stessi. Possono essere odiosi ostacoli da superare, fedeli servitori da utilizzare, comodi trampolini da sfruttare.

Ma in realtà sappiamo bene che non è così. Gli altri sono compagni di viaggio, fortemente voluti o più o meno occasionali, ma comunque viaggiatori come noi sulle stesse strade e sotto lo stesso cielo. Che siano scelti o dati dal destino, coloro che viaggiano accanto a noi scrivono con noi una storia, che potrà essere bello raccontare un giorno ai nostri figli, oppure al contrario, che sarà meglio dimenticare. In ogni caso quello che avremo viaggiato insieme nessuno ce lo potrà portare via. Perché come mi disse una cara e bella amica una volta, si possono riprendere solo le cose che si danno, ma non le cose che si fanno.

Mentre la modernità intende la responsabilità come l’atto di rispondere delle conseguenze delle proprie azioni, il Vangelo la interpreta come l’atto di rispondere all’altro che pure non si è scelto. Perché, appunto, l’altro non si sceglie, ci accade.
(Marco dal Corso, il Vangelo secondo Mafalda)

P.S. Mi attende un bel viaggio, stavolta non ermeneutico. Per un po’ non ci leggeremo, ma vi prometto fin d’ora un resoconto semiserio (ovvero minchione) con i controfiocchi appena rientrerò su questi lidi!

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