Questioni di priorità

Lo so, lo so…più e più volte vi ho detto che non mi piacciono le alternative nette, le scelte che escludono. Sono molto più per l’et et che per l’aut aut. Ho ripetuto spesso che quando una domanda ti fa scegliere uno per escludere l’altro, non c’è una risposta giusta, ma una domanda sbagliata. E però a volte non si può proprio fare altrimenti. A volte la vita ti mette davanti ad un bivio. E lì scopri quali sono le tue priorità, quali sono le cose davvero importanti, quelle che contano veramente: la carriera o la famiglia, i soldi o gli affetti, il gelato o la grappa. E’ ovvio, lo ribadisco, dovremmo provare sempre a mediare, dovremmo cercare la coincidentia oppositorum. Perché spesso non c’è una strada giusta ed una sbagliata, spesso è solo la nostra mancanza di inventiva che ci fa arrendere a scegliere una delle due.

Ma a volte invece non si può proprio fare altrimenti. Sceglierle entrambe non è possibile, devi dare la priorità alle cose a cui tieni sul serio.

Domenica c’è il referendum. E c’è il derby. Se arrivasse il famoso genio della lampada e dicesse scegli! Hai questa alternativa, o l’uno o l’altro. Tu che preferiresti? Vincere con tre goal di scarto o su autogoal all’ultimo minuto?

come-fare-scelte-difficili

Aut Aut

But you can say baby, Baby can I hold you tonight, Maybe if I told you the right words, At the right time you’d be mine

 

A volte la vita ci pone di fronte a delle alternative. Vado o resto. Chiamo o aspetto. Ci credo o lo mando affanculo? A volte queste alternative sembrano decisive per i nostri destini futuri. Da quella scelta ne discendono molte altre e questo – il futuro A o quello B – ci condiziona. Ci fa tentennare, ci fa pensare e ripensare, non ci fa dormire la notte. Non parliamo del dopo. Se avessi fatto questo, se non avessi fatto quell’altro…

Le scelte non fatte (o quelle fatte) rimangono ancora più condizionanti di quelle da fare (o non fare). Vuoi più bene a mamma o papà? Se fossi su una torre chi butteresti giù, Tizio o Caio? Bianco o nero? Come se la nostra vita fosse una scacchiera.

Problemi irrisolvibili per noi che non abbiamo abbastanza pazienza. Né fantasia. Non abbiamo abbastanza fantasia, né pazienza per cercare una terza soluzione. Che sarà sicuramente più complicata, più faticosa, meno banale, magari anche meno risolutiva, però senza dubbio più articolata.

Perché come diceva anche il mio amico Kierkegaard è proprio l’aut aut che è errato. Alla domanda Tizio o Caio (come a quella mamma o papà, Bianco o Nero) non c’è risposta esatta. Perché è sbagliata la domanda. E da lì dobbiamo ricominciare. La pazienza di porre la questione in modo differente, la fantasia di trovare soluzioni diverse, la voglia e l’impegno per raggiungere poi queste soluzioni. Tutti i giorni, in ufficio, con gli amici, in famiglia, con i figli, con la persona che ci sta accanto.

La fantasia, la pazienza, la voglia. L’alternativa è arrendersi alla banalità delle soluzioni precostituite. Oppure al vittimismo dei rimpianti per le alternative scartate.