Manda anche tu un attestato-di-stima© (This little light of mine, I’m gonna let it shine)

La mia amica nonché socia (anni fa scrivemmo insieme un romanzo, esattamente quello che vi raccontavo qui) Letizia,  con la brillantezza e l’intuito che la contraddistinguono, ha istituito per sabato scorso “la giornata mondiale della stima”, invitando tutti quanti a telefonare o scrivere a una persona a cui non abbiamo mai detto che la stimiamo per qualcosa che sa fare o per quello che è, offrendole così un attestato-di-stima©.

L’iniziativa è talmente lodevole che non poteva finire in una giornata e quindi con un atto di imperio assolutamente arbitrario, ho deciso di estendere la cosa nominando questa Settimana mondiale della stima. Non servono grandi attestati, non serve premiare azioni stratosferiche. Anzi, il bello è individuare l’eccellenza nel quotidiano, la cura con cui qualcuno fa qualcosa che gli altri fanno in modo automatico. Perché ognuno di noi ha un’attenzione particolare nel fare o nell’essere qualcosa che può sembrare insignificante. Ma che invece insignificante non è. Un qualcosa che noi amiamo, a cui ci siamo affezionati, perché sappiamo che fa parte di quella persona, ma che magari non abbiamo mai riconosciuto.

Troppo facile dare attestati di stima per chi sa suonare, ballare, cantare o ha una cultura straordinaria. No! Nella settimana mondiale della stima dobbiamo trovare l’essenza, la sostanza profonda. E quella, paradossalmente, la si trova nei particolari apparentemente futili. Nella cura per gli abbinamenti cromatici, nel gusto per l’accostamento fra il cibo ed il vino, nel modo di guardare le cose, nella capacità di ascoltare, nella memoria di chi non si dimentica, nell’abilità del dire la cosa giusta nel momento giusto, nella sapienza dei silenzi che testimoniano la presenza, nella saggezza del dare il giusto peso alle cose, nella larghezza di vedute di chi non giudica, nell’ironia di chi ha sempre la capacità di farci sorridere.

Se vuoi bene a qualcuno, se l’affetto si fonde con la stima, devi sottolineargli queste particolarità, perché devi aiutarlo a tirar fuori la migliore versione di sé. Prima di tutto deve stimare se stesso, deve volersi bene per quello che è. E questo si può fare partendo da quello che dovremmo saper fare meglio di chiunque altro: essere noi stessi! Chi fa piccole cose belle potrebbe pensare che il mondo non se ne accorga e potrebbe scoraggiarsi nel farle, arrivando a ritenere che sia tutto inutile, che non ne valga la pena. E invece non è così, non è affatto così! Ecco perché il nostro attestato-di-stima© è fondamentale. Arriverà luminoso ed inaspettato come il fiorire del ringosperma, come un goal al 71, come una nuova canzone di Springsteen e renderà speciali queste giornate primaverili, risollevando l’umore di quella persona che stimate.

This little light of mine, I’m gonna let it shine, This little light of mine, I’m gonna let it shine, This little light of mine, I’m gonna let it shine, Let it shine, let it shine, let it shine

 

 

Dimmi quel che leggi e ti dirò chi sei. Test intelletualminchione

E insomma, prima i gatti (http://shockanafilattico.wordpress.com/), poi le divinità (http://musicfortraveler.wordpress.com/), e poi ancora le fanciulle (http://opinionediunaragazza.wordpress.com/), non potevo esimermi dal provare anch’io questo giochino di fine estate (poi lo sapete, più le cose hanno un ché di minchione, più io non mi tiro indietro). Ci sono 15  tracce per descriversi attraverso i titoli di libri. Unica condizione, devono essere libri già letti. Utilizzo tutti i miei autori preferiti (mancano Tolkien, perché il gattaccio m’ha rubato una bellissima risposta e Hornby, perché invece me l’ha rubata Zeus). I due più preferiti degli altri addirittura doppia citazione. E così partiamo.

Sei maschio o femmina? Ecco, cominciamo con le domande minchione. Secondo te? Avrei voluto rispondere con Il corsaro nero, però facciamo la persona seria e quindi rispondo con Se questo è un uomo (P. Levi). E qui finiscono le cose serie di questo giochino.

Descriviti. Ma nel senso, sono alto così, sono grasso cosà…no, immagino di no. Allora dico che se esistesse vorrei tanto far parte de Il club degli incorreggibili ottimisti (J.M. Guenassia). Forse questa è la cosa mi descrive meglio.

 Cosa provano le persone quando stanno con te? Oddio, chi lo sa, dovresti chiederlo a loro. Ma visto che sono anche un bel po’ presuntuoso, rispondo con un auspicio e dico che stare con me è come fare un Sogno di una notte di mezza estate (W. Shakespeare)

Descrivi la tua relazione precedente. Urca, andiamo nel passato remoto…e siccome la memoria è fallace, ma la fantasia non mi manca allora direi Una stagione selvaggia (J.R. Lansdale)

Descrivi la tua relazione attuale e qui mi limito al titolo, non c’è molto altro da aggiungere Tenera è la notte (J. Fitzgerald)

Dove vorresti trovarti? In questo preciso momento? Ne Il mondo alla fine del mondo (L. Sepulvida), se non altro perché quello è uno dei viaggi che prima o poi farò.

Come ti senti nei riguardi dell’amore? In che senso come mi sento. Bene, come altro mi dovrei sentire. E quindi, per omaggiare il grande PGW, dico Lampi d’estate (P.G. Wodehouse)

Come descriveresti la tua vita? Qui non ho dubbi, Una vita piena (J. Fante)

Cosa chiederesti se avessi a disposizione un solo desiderio? Questa è complicata. Rimango nel mio autore preferito e dico che vorrei avere tanti soldi, licenziarmi e comprarmi un bel vigneto, così da fondare La confraternita dell’uva (J. Fante)

Dì qualcosa di saggio Eh, ti pare facile! Un po’ come quando Moretti chiese a D’Alema di dire qualcosa di sinistra. E poi io diffido da quelli che pensano di poter dire qualcosa di saggio. Quindi dico Anche le formiche nel loro piccolo si incazzano (Gino e Michele), che magari non vi illuminerà la vita. Ma ha un sua saggezza, datemi retta!

Una musica. Torno al grande Joe e dico Il mambo degli orsi (J.R. Lansdale), anche se in realtà è più un ballo che una musica. E chi ha letto il libro sa che non è nemmeno un ballo…ma certamente ha una sua musicalità!

Chi o cosa temi? Qui vado sul classico e dico Per chi suona la campana (E. Hemingway)

Un rimpianto. Restiamo in America (come autore), ma invece temo siamo profondamente in Italia dicendo Non è un paese per vecchi (C. Mc Carthy), il guaio è che fra un po’ non sarà neanche un paese per giovani.

Un consiglio per chi è più giovane e quindi, collegato a quanto dicevo prima, qui mi faccio aiutare dalla grande giallista francese e dico Parti in fretta e non tornare (F. Vargas) o forse torna. Ma non prima di aver fatto i soldi!

Da evitare, vado su un altro dei miei preferiti, sempre francese. Perché si sa, chi potrebbe salvarci, ma chi sicuramente ci potrebbe far perdere, se non una donna? E quindi dico La fata Carabina (D. Pennac)

Sotto a chi tocca!