Cambiano cielo, non animo, coloro che corrono al di là del mare

Cosa è più stupefacente, il cambiamento o ciò che non cambia mai? Le cose bianche che diventano nere o quelle che come diamanti, continuano a brillare con la loro luce identica come il primo giorno?

Non sopportavo la marmellata. Di qualsiasi tipo, di qualsiasi gusto: quella roba viscida e gelatinosa mi inquietava solo a guardarla. Ora non riesco a fare colazione senza, mi sembra di essere un tossicodipendente, che ha bisogno della sua dose giornaliera di zuccheri.

Nel 1979 per il mio compleanno mi regalarono Discovery degli ELO: penso di averlo consumato a furia di ascoltarlo e tutt’ora dovessi scegliere una musica da qui all’eternità, quella sarebbe la mia colonna sonora.

Poi ci sono le cose che negli anni sono cambiate, ma in realtà sono sempre le stesse. Razionalizzi, cerchi e spesso riesci, a gestirle, ma poi tornano ad essere loro. Nel 1979 (ritorna quell’anno, chissà perché) cominciai a portare l’apparecchio per i denti. Per due anni, quasi tre, mi sottoposero a delle torture degne dell’inquisizione, con elastici, ferri, apparecchi strani da portare la notte e ogni volta andare dal dentista significava il terrore. Adesso è diverso, ma poi mica tanto.

Certe cose non cambiano mai. E altre, inaspettatamente, senza una ragione vera e propria, si trasformano e a volte si rivoluzionano. Ma cos’è più strano, che abbia imparato a nuotare a cinquant’anni suonati, io che avevo sempre avuto una fifa terribile dell’acqua, o che sono innamorato da 35 anni della stessa donna? Che in questi anni sono riuscito (più o meno convintamente) a dare il voto praticamente a tutto l’arco costituzionale o che la stessa squadra di calcio riesca ad illuminare o a far sprofondare nella depressione le mie domeniche?

Come possiamo sapere se quello che vale oggi varrà anche domani? Magari tra vent’anni mi piacerà ascoltare la musica trap (non ci credo, ma chi lo sa) oppure non leggerò più i fumetti di Tex (ci credo ancora meno). Ma soprattutto, è così importate saperlo? In fondo la cosa più bella è avere la possibilità di scegliere: se scegliamo sempre le stesse cose oppure scegliamo di cambiare, non muta la sostanza delle cose. Dipende sempre da noi. E’ questo quello che conta veramente.

Jeeg Robot, io e i buoni propositi

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E così finalmente ci siamo. 34 giorni dopo l’infausto evento domani mi toglieranno il gesso.

Da domani comincia una nuova vita. C’è un ché di metaforico e un ché di metafisico in questa cosa. Jeeg Robot aveva un cuore di acciaio, io avrò una caviglia al titanio. Vorrà pure dire qualcosa. Il cosa mi sfugge, ma sicuramente qualcosa vorrà dire.

Mi sento pronto a un nuovo inizio. Potrò rivedere la mia gamba, potrò lavarmi, potrò grattarmi. G R A T T A R M I! Ho un sussulto erotico al pensiero, ma non ci distraiamo. Da domani potrò ricominciare a camminare o almeno a provarci. E poi pian piano ricomincerò ad andare a lavorare, a guidare e poi a fare sport. Tornerò al prato con Rose e il sabato mattina tornerò al mercato a fare la spesa e poi a cucinare.

Riprenderò a correre, ad andare in bicicletta, a giocare a pallone. Se convinco Ale potremmo segnarci ad un corso di balli di gruppo. Chissà, potrei imparare il Dada unpa. E già che ci sono potrei segnarmi in piscina e imparare a nuotare. O forse potrei andare a cavallo. Oppure potrei aprire un allevamento di dromedari. O inventare un rimedio definitivo contro la forfora. O contro i malumori premestruali.

Se poi dovesse avanzarmi tempo, che dite, do una mano a Marino per la metro C o finisco la Salerno Reggio Calabria?

Le spinte costruttive

E va be’, niente rivoluzioni.

Sono troppo pigro per le rivoluzioni.

E poi fra un po’ entra l’ora legale.

Sai che sonno.

Ma almeno si potrebbero seguire le spinte costruttive.

Potrei imparare a suonare uno strumento.

Il violino, anzi la tromba. Ho sempre sognato saper suonare la tromba.

Oppure potrei imparare una lingua straniera.

L’ebraico, ad esempio. Ho sempre sognato saper leggere l’ebraico.

Potrei imparare a nuotare.

Almeno la smetterei di fare il salame in spiaggia, mentre tutti si fanno il bagno ed io al massimo un bidè.

Non ho mai sognato imparare a nuotare. Diciamola tutta, non me ne è mai fregato assolutamente nulla di nuotare.

Ma si sa, le spinte costruttive, quando vengono vengono.

E poi dovrei smettere di fumare. Sì, lo so fumo poco, diciamo che fumo per finta. Però smettere magari farebbe finire questa tossetta catarrosa e un po’ schifosetta che non passa mai.

Avevo anche smesso, una volta.

Anzi più d’una.

Però si potrebbe sempre riprovare.

E poi potrei entrare in politica. Ma sì, proviamo a cambiare questo paese, un impegno serio, quante volte sono che Amedeo me lo chiede? Potrei sì.

Questo però non l’ho mai sognato.

Neanche dopo le cene più impegnative.

Potrei almeno ascoltare Elena e andare a correre la sera, per buttare giù la pancetta.

Chi l’avrebbe mai immaginato che un giorno avrei scritto in una nota “buttare giù la pancetta”.

Mai dire mai nella vita.

E che non ho tempo.

E neanche soldi.

Basterebbe poco.

Un po’ più di soldi, un po’ più di tempo.

Altro che spinte costruttive.

Avrei cambiato il mondo.