Dammi un po’ di musica rock, che ho bisogno di tutto

Il rientro di settembre è sempre molto faticoso. C’è chi lo fa gradualmente, quasi a voler riprendere un ritmo come fanno gli atleti e chi invece si tuffa subito nel turbine degli impegni, come dovesse recuperare il tempo perduto. Io non so quale sia la maniera migliore, probabilmente non c’è. Qualcuno dice che non si apprezzerebbero le ferie se non ci fosse il lavoro. Non è il mio caso. Io ne farei benissimo a meno, non mi angoscia l’idea di rientrare, ma certo non mi entusiasma. Sarà anche la maturità raggiunta: da un punto di vista lavorativo posso dire di avere un luminoso futuro alle spalle!

Nonostante questo, sarà la prospettiva di un’ennesima recrudescenza della pandemia, sarà lo spauracchio di nuove chiusure, in questi giorni mi sono tornate voglie sopite. Ma no, che avete capito! Intendo quelle spinte costruttive che ti dicono che dovresti segnarti in piscina, ristrutturare casa, fare volontariato, metterti a dieta, ripulire la cantina, cambiare la macchina, adottare un coniglio, scrivere un libro, impegnarsi nela campagna elettorale. Tutte quelle cose che quando le fai, poi dici “ma chi cazz me l’ha fatto fare di….“. Ecco, proprio quelle lì. Le imprese in cui sai che non conviene impelagarsi, ma sai altrettanto bene che alla fine ti coinvolgeranno.

Settembre altrimenti è una montagna da scalare, con tutti quei mesi che si succederanno prima di arrivare ad una nuova primavera. Per questo la ripresa necessita spinte particolari, nuovi (o vecchi) obiettivi, che diano colore al quotidiano, che pur nelle difficoltà, pur nelle seccature che si porteranno dietro, daranno un nuovo impulso ai giorni che verranno. Un po’ come una canzone dei Led Zeppelin.

Le spinte costruttive

E va be’, niente rivoluzioni.

Sono troppo pigro per le rivoluzioni.

E poi fra un po’ entra l’ora legale.

Sai che sonno.

Ma almeno si potrebbero seguire le spinte costruttive.

Potrei imparare a suonare uno strumento.

Il violino, anzi la tromba. Ho sempre sognato saper suonare la tromba.

Oppure potrei imparare una lingua straniera.

L’ebraico, ad esempio. Ho sempre sognato saper leggere l’ebraico.

Potrei imparare a nuotare.

Almeno la smetterei di fare il salame in spiaggia, mentre tutti si fanno il bagno ed io al massimo un bidè.

Non ho mai sognato imparare a nuotare. Diciamola tutta, non me ne è mai fregato assolutamente nulla di nuotare.

Ma si sa, le spinte costruttive, quando vengono vengono.

E poi dovrei smettere di fumare. Sì, lo so fumo poco, diciamo che fumo per finta. Però smettere magari farebbe finire questa tossetta catarrosa e un po’ schifosetta che non passa mai.

Avevo anche smesso, una volta.

Anzi più d’una.

Però si potrebbe sempre riprovare.

E poi potrei entrare in politica. Ma sì, proviamo a cambiare questo paese, un impegno serio, quante volte sono che Amedeo me lo chiede? Potrei sì.

Questo però non l’ho mai sognato.

Neanche dopo le cene più impegnative.

Potrei almeno ascoltare Elena e andare a correre la sera, per buttare giù la pancetta.

Chi l’avrebbe mai immaginato che un giorno avrei scritto in una nota “buttare giù la pancetta”.

Mai dire mai nella vita.

E che non ho tempo.

E neanche soldi.

Basterebbe poco.

Un po’ più di soldi, un po’ più di tempo.

Altro che spinte costruttive.

Avrei cambiato il mondo.