Il rientro di settembre è sempre molto faticoso. C’è chi lo fa gradualmente, quasi a voler riprendere un ritmo come fanno gli atleti e chi invece si tuffa subito nel turbine degli impegni, come dovesse recuperare il tempo perduto. Io non so quale sia la maniera migliore, probabilmente non c’è. Qualcuno dice che non si apprezzerebbero le ferie se non ci fosse il lavoro. Non è il mio caso. Io ne farei benissimo a meno, non mi angoscia l’idea di rientrare, ma certo non mi entusiasma. Sarà anche la maturità raggiunta: da un punto di vista lavorativo posso dire di avere un luminoso futuro alle spalle!
Nonostante questo, sarà la prospettiva di un’ennesima recrudescenza della pandemia, sarà lo spauracchio di nuove chiusure, in questi giorni mi sono tornate voglie sopite. Ma no, che avete capito! Intendo quelle spinte costruttive che ti dicono che dovresti segnarti in piscina, ristrutturare casa, fare volontariato, metterti a dieta, ripulire la cantina, cambiare la macchina, adottare un coniglio, scrivere un libro, impegnarsi nela campagna elettorale. Tutte quelle cose che quando le fai, poi dici “ma chi cazz me l’ha fatto fare di….“. Ecco, proprio quelle lì. Le imprese in cui sai che non conviene impelagarsi, ma sai altrettanto bene che alla fine ti coinvolgeranno.
Settembre altrimenti è una montagna da scalare, con tutti quei mesi che si succederanno prima di arrivare ad una nuova primavera. Per questo la ripresa necessita spinte particolari, nuovi (o vecchi) obiettivi, che diano colore al quotidiano, che pur nelle difficoltà, pur nelle seccature che si porteranno dietro, daranno un nuovo impulso ai giorni che verranno. Un po’ come una canzone dei Led Zeppelin.