Avatar di Sconosciuto

La pesca della discordia

Sta facendo molto discutere lo spot dell’Esselunga della pesca e la bambina. Grande dibattito (a tutto vantaggio dello spot, che comunque lo si giudichi ha raggiunto alla grande il suo scopo di far parlare di sé e della società che l’ha commissionato) fortemente influenzato, secondo me, dalla vecchia polemica che qualche anno fa contrapponeva Esselunga e le Coop, per ragioni politiche. Ci piacciono queste semplificazioni della realtà, sono comode, aiutano e facilitano il senso di appartenenza, come essere della Roma o della Lazio (o forse vista la localizzazione geografica, sarebbe meglio dire Milan e Inter).

Quindi se vai alla Esselunga sei di destra, lo spot è fico perché dà addosso a quelli sciagurati dei divorziati che fanno tanto soffrire i poveri bambini. Al contrario, vai alla Coop, sei di sinistra, lo spot è una merda perché propone vecchi stereotipi superati dal tempo, i bambini dei separati sono felici o infelici esattamente come tutti gli altri bambini, non mi faccio mica venire i sensi di colpa per uno spot!

Viviamo di dibattiti e polemiche, qua e là ho letto anche spunti interessanti che ne sono venuti fuori (oltre a delle battute esilaranti, tipo questa)

O quest’altra

Ma come spesso accade, articolando troppo le discussioni, cercando metasignificati e allusioni complicate, si rischia di perdere il significato più autentico dei messaggi, la sua sorprendente semplicità: la bambina spera di risolvere la crisi coniugale dei genitori offrendo al papà una pesca, spacciandola come un regalo della mamma. E’ un sotterfugio, nella vita vera non ha alcuna possibilità di andare in porto, come il bacio del principe che risveglia Biancaneve, o la zucca di Cenerentola che diventa carrozza. Lo spot mette la realtà fra parentesi ed esalta la fantasia, niente di più e niente di meno.

Nella realtà (se fosse ambientato a Roma), il papà gli avrebbe forse risposto “a regazzì, mo taa buco sta pesca“, oppure sarebbe stata la bambina che dandogliela avrebbe detto “papà, ma lo sai chi te la manda questa pesca, tantissimo?” ma qui giochiamo su un altro campo. Qui siamo sull’Isola che non c’è, nel paese lontano, lontano, ci sono specchi delle mie brame, armadi fatati e conigli parlanti. Che diamine c’entrano le discussioni sulle famiglie più o meno rovinate?

Se un bambino ti passa una tazzina vuota tu devi bere. Questo è il messaggio dello spot, il cui esito finale non potrà che essere “e vissero tutti felici e contenti“, perché così finiscono le favole. E magari, seppur raramente, a volte anche la realtà.

Avatar di Sconosciuto

Immagina, puoi

Ognuno di noi da piccolo ha avuto un amico immaginario (mia figlia Elisa ce ne aveva addirittura due, un maschio che si chiamava “Cacci” e una femmina, che invece si chiamava “Acacci”, non abbiamo mai capito come fossero venuti fuori questi nomi), qualcuno sosteneva di essere amico di Capitan America o che Zagor una volta l’avesse salvato dagli indiani. Qualcun altro riusciva a convincere gli amici di aver fatto vinto a tennis contro Mc Enroe e poi c’era l’immancabile cugino che sapeva ogni cosa (“lo sai che mio cugino mi ha detto che una volta è morto?“).

Anche l’età è una variabile abbastanza indifferente. Solitamente questi sogni ad occhi aperti finiscono nella preadolescenza. Ma qui c’è gente che arriva alla pensione e ancora non l’ha terminata! A volte più le bugie sono grosse, più diventiamo convincenti per far sì che anche gli altri ci credano. O almeno facciano finta. Forse semplicemente, se sono di buon cuore, gli dispiace smascherarci. Ci assecondano per non ferirci.

Però ammettiamolo ragazzi, Paola Pireddu a sessant’anni suonati ha dato a tutti noi una lezione memorabile. Forse ha ragione la mia amica Jò, che in fondo Mark Caltagirone ha semplicemente confermato il detto che in amore vince chi fugge, ma lei, l’inimitabile Paola, meglio nota come Pamela, ha realizzato il sogno di ogni bambino: ha offerto a milioni di Italiani una tazzina vuota e tutti hanno bevuto. Ma in più – e qui sta il genio, qui sta lo scatto inarrivabile – si è pure fatta dare una montagna di soldi per farlo. Ora c’è chi la insulta, chi la biasima, ma io la propongo come prossimo Presidente del Consiglio! Attenzione cosa vi dico: secondo me questa sarebbe capace di andare in Europa e pagare il debito dell’Italia con i minibot. Anzi, con i soldi del Monopoli. E pure senza passare dal via. Alle prossime elezioni, vota anche tu Pamela Prati.