Chi è Stato alzi la mano

Ma se invece tornassimo, ognuno per parte sua, a ridiventare responsabili di quello che facciamo? Come si fa a dire “non odio nessuno, ma ero disperato”. Eri disperato? Embè? Questo giustifica l’andare in piazza a sparare al primo che passa? E vogliamo parlare dei giornalisti che vanno ad intervistare il figlio undicenne di questo poveraccio? Diritto di cronaca? Ma che razza di Paese siamo diventati? Un Paese in cui 101 deputati votano contro l’elezione a presidente del fondatore del proprio partito, senza ovviamente avere il coraggio poi di dirlo. Un Paese governato da 20 anni da un uomo che ha innalzato la ricerca delle attenuanti a metafora dell’esistenza. Un Paese in cui la novità politica è un movimento fatto di portavoce, più che di individui, ambasciatori della volontà della rete. E come si sa ambasciator non porta pena. Né responsabilità.

Sì, professoressa, è vero, non sono preparato, ma ieri dovevo andare…dal dottore, ecco sì, dal dottore! E’ dai tempi di scuola che cerchiamo giustificazioni a quello che facciamo (o non facciamo). In ogni caso, a scanso di equivoci, nella misura in cui…c’è sempre un “sì però”, un “ma anche” che fa sì che la responsabilità non sia mai del tutto nostra, che le conseguenze delle nostre azioni non siano realmente attribuibili a noi. In fondo anche i nazisti che mandavano gli ebrei nei forni dicevano semplicemente di ubbidire ad un ordine dall’alto.

Ma ce n’è uno che si prenda le responsabilità di dire “sì, sono stato io” senza distinguo, senza attenuanti, o giustificazioni di sorta? C’è qualcuno che ammetta infine di essere lui, sì, esclusivamente lui, il mandante delle proprie azioni?

21 thoughts on “Chi è Stato alzi la mano

  1. L’ha ribloggato su Viaggi ermeneuticie ha commentato:

    Riporto su questo vecchio post, perché purtroppo mi sembra quanto mai attuale. Le sentenze si rispettano, non c’è dubbio. Ma non c’è dubbio nemmeno su una cosa: se in primo grado stabiliscono una cosa e in appello l’esatto contrario, una delle due sentenze è sbagliata. Ma la vergogna è un sentimento che esiste ancora in questo paese, qualcuno che dica, “sì ho sbagliato,” c’è ancora da qualche parte?

  2. Ecco, tendenzialmente quel “ridiventare” per me è già sintomatico del mio filo di disprezzo. Se hai bisogno di “ridiventare” responsabile, difficilmente sarai in grado d’esserlo davvero. A meno che tu non intenda per “diventare responsabili” quel concetto paleocattolico di “siamo tutti responsabili di tutto”, al quale rispondo con un sonoro “un par di cazzi”.
    Sostanzialmente ritengo che chi non abbia una grande consapevolezza della responsabilità, che altro non è se non la chiara concatenazione causale degli eventi, difficilmente “ridiventa” qualcosa. Responsabilità = sò cazzi amari, forse così può funzionare.
    E comunque io odio tutti, pur non essendo affatto disperata.

  3. Il ri-diventare presuppone che una coscienza pulita abbia in sé la capacità di capire di cosa essere responsabile. Poi però si cresce e si comincia la costruzione degli alibi. Sul concetto paleocristiano della responsabilità di tutto, lo so che non la pensiamo allo stesso modo. Ma io non mi sento responsabile di tutto. Solo della maggior parte. E comunque di quelli che mi stanno vicino

  4. La vergogna è stata seppellita tanti anni fa insieme a sentimenti quali il rispetto, la meritocrazia, l’ugualianza e molti altri.
    Sei troppo intelligente per aspettarti davvero che qualcuno alzi il dito per dire “ho sbagliato” invece che per accusare qualcun altro.

  5. La mia diventa una domanda retorica, se il destinatario è un generico altro. Ma almeno noi, io, te, le persone normali…siamo capaci di dire “scusa ho sbagliato”, di prenderci la responsabilità di quello che facciamo (o non facciamo). O magari non sono così intelligente come pensi…

  6. Non mi sembrava molto personale il discorso, ma se è cosi, io sono abituata a prendermi le mie responsabilita perché così sono stata educata, non ci si sveglia da persone responsabili un giorno qualunque. Quando a scuola prendevo un brutto voto era colpa mia che non avevo studiato. Il primo giorno di lavoro il mio futuro capo mi disse queste esatte parole: “Se sbagli e lo dici, non è un problema, si trova la soluzione, se sbagli e lo nascondi ti prendo a calci nel culo”. La responsabilità della famiglia è fondamentale per creare dei cittadini responsabili, se io lo sono, come te ed altri, buona parte del merito è dei nostri genitori. Quello che vedo intormo a me ora purtroppo è tutt’altra cosa.

  7. Io invece mi sento responsabile solo delle mie azioni e scelte, verso chiunque e verso me stessa, che son le facce della stessa medaglia.
    Sentirsi responsabile un po’ di un tutto confuso, significa anche spappardellarsi le co-responsabilità e i cazzi amari. Na na, non ci sto. Individualismo e cazzi amari individuali.
    Penso che la coscienza pulita non ridiventi responsabile, semmai focalizzi meglio una responsabilità che ha già abbastanza chiara.

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