A volte può succedere. Capita una disgrazia o semplicemente un contrattempo, che in seguito si rivela un vero colpo di fortuna. Uno ha un’incidente in macchina, per scrupolo fa un salto in ospedale, qualche analisi e così scopre di avere una disfunzione cardiaca. L’incidente gli salva la vita.
Ma senza andare troppo nel drammatico. Il cantante di un gruppo rock rimane senza voce, al concerto della sera deve improvvisarsi cantante il batterista, che da quella sera scopre di essere bravissimo, riscuotendo un successo planetario. Il centravanti di una squadra ha una squalifica che lo tiene lontano dai campi per qualche partita, l’allenatore deve per forza cambiare modulo, ma da quel momento la squadra non perde più diventando imbattibile.
Le sciagure, i contrattempi, ogni fatto che arriva inaspettato a scolvolgere i piani, oltre ad una notevole quantità di sfracassamenti di minchioni, porta con sé delle opportunità. Dobbiamo essere bravi noi a trovarli, a tirarli fuori, perché a volte si nascondo molto bene. Persino una pandemia può avere dei risvolti positivi. Abbiamo avuto mesi interi lo scorso anno in cui abbiamo riscoperto la bellezza di stare in casa, abbiamo visto che ricchezza può essere avere uno spazio esterno in cui trascorrere del tempo, abbiamo capito quante cose si riescono a fare grazie alla tecnologia. Abbiamo imparato a fidarci dei governanti, anche quando le loro indicazioni non erano perfettamente coerenti. Ci siamo fidati della scienza e (almeno a gran parte di noi) abbiamo scomesso sulla ricerca e sui vaccini.
Personalmente, chiuso in casa senza neanche la compagnia delle partite di calcio, ho scoperto le serie di Netflix, ho divorato libri, ho ascoltato molta buona musica. Adesso però, ad un anno di distanza, senza grandi miglioramenti in vista, cosa c’è ancora da scoprire? Cosa c’è ancora da tirar fuori di buono da questa situazione? La sensazione è che abbiamo già ampiamente raschiato il fondo del barile. Qualsiasi situazione, se si protrae nel tempo, perde le spinte propulsive, si avvita su se stessa e tende alla stagnazione. E quindi, cari viaggiatori ermeneutici, cos’altro possiamo ancora imparare? Io penso sia un qualcosa che attiene alla pazienza. Quando non c’è altro da fare, possiamo ancora coltivare l’attesa, con pazienza, che le cose cambieranno. Perché tutto passa sulla scena del mondo, anche una pandemia planetaria come questa.
- Lo sa come si fa a riconoscere se qualcuno ti ama? Ti ama veramente dico?
- Non ci ho mai pensato
- Io sì
- E ha trovato una risposta?
- Credo che sia una cosa che ha a che vedere con l’aspettare. Se è in grado di aspettarti, ti ama
(Alessandro Baricco)

Anche io…. Divorato serie e libri
Anch’io sono dell’idea che talvolta un contrattempo ci difenda da un pericolo. Quindi non bisogma mai forzare il destino ma anzi, è opportuno fermarsi un attimo per capire bene quello che ci vuol dire.
In quanto a questo nuovo anno di pandemia, tutta l’euforia dello scorso anno è andata a farsi benedire. Ora c’è frustrazione e paura. Paura per il virus che cambia continuamente faccia, e paura anche dei vaccini, che prima sembrava avrebbero risolto la situazione. Invece abbiamo scoperto che si può anche morire per il vaccino e la rabbia è che queste morti sono prese con leggerezza…eh, cosa volete che sia una morte ogni tot di vaccino!!!! Bravi! Andate a dirlo a chi è morto e alla sua famiglia!!!!
Ciao Romolo, scusa se mi faccio prendere la mano, ma comincio a non sostenerla più questa situazione!!!
Ma sei assolutamente in tono con il post. Non ne possiamo più, per questo dico che forse l’unica cosa che possiamo imparare è la pazienza
Io sto ancora cercando di capire… o forse no?!
E chi può dirlo!
Da ragazzo ricordo di aver appreso il valore del saper aspettare leggendo l’Odissea. La pazienza è una grande virtù e in effetti porta ad amare ciò che la vita dà.
La pazienza sarà una grande virtù ma prima o poi finisce pure quella, speriamo che finisca prima la pandemia…
Io spero e mi auguro che questa situazione finisca presto, penso di essere arrivata al limite. Mi sento di non avere più la libertà di fare ogni cosa, mi sento chiusa in una gabbia. Inizialmente pensavo che questa pandemia avesse portato qualcosa di buono nelle persone, ma poi con il passare del tempo ho capito che mi stavo esaurendo io e tutti gli altri. Per fortuna Io lavoro a contatto con le persone, quindi ho modo di parlare e passare un po’ il tempo, ma al posto di essere contenta di questo, mi sento che la mia vita sta andando così inutilmente. Penso, che dobbiamo solo riuscire ad accettare il tutto
Non sono mai stata psziente, anzi, però ho dovuto imparare ad esserlo. Non è poi così difficile, ti aiuta molto lo yoga e contare fino a 10 poi fino a 20 e così via. Quando arrivi a 999.999 sei ad un passo del Nirvana. Che vuoi che sia se l’arrosto si è carbonizzato? C’è sempre Glovo, no?
Io dalla mia ho (ri?)scoperto di essere un essere sociale. Non lo avrei mai detto ma ora quello che mi manca sono proprio i rapporti umani (c’entra anche l’avere abitato lontano sicuramente). Secondo me per rimanere zen dobbiamo imparare a ri-calibrare perpetuamente le nostre attese. Almeno, nei momenti più stressanti ho sempre fatto così e più o meno funziona. Tipo se subisci 30, ti convinci di essere in grado di sopportare 31, anche se non è vero, ma improvvisamente se te ne convinci poi diventa un fatto!