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Tu ascolti, loro contano

Non che ce ne fosse alcun dubbio, ma vederlo scritto nero su bianco fa una certa impressione. Se aprite Spotify, ormai compagno inseparabile delle mie (ma non credo solo mie) giornate, lo dice chiaramente: tu ascolti, noi contiamo. E da lì via ad elencarti tutto quello che hai ascoltato quest’anno: quante ore, anzi quanti minuti, che tipo di musica preferisci, quali autori, quali brani. E senza dubbio Amazon potrebbe fare lo stesso per gli acquisti. Ormai queste piattaforme ne sanno più di noi.

Il ché è anche accettabile in generale. Tanta gente ne sa più di me di economia o di politica. Il mio amico Filippo al liceo ne sapeva più di me in ogni materia. Mai stato invidioso delle conoscenze altrui. Caso mai ammirato, ma sinceramente mai invidioso. Forse, banalmente, sono troppo presuntuoso per esserlo!

Ad ogni modo, il punto non è questo. Il punto è che questi colossi ne sanno più di noi, su di noi! Conoscono le nostre preferenze al punto che riescono ad anticipare i nostri desiderata, proponendoci le nuove uscite che ancora non conosciamo, ma che sicuramente apprezzeremo. D’altra parte cosa possiamo fare per, eventualmente, contrastare questo processo? Assolutamente nulla! Siamo geolocalizzati, siamo ascoltati, monitorati, clusterizzati in milioni di modi, che neanche immaginiamo. Ed è un processo irreversibile. Tutto ciò ha un ché di inquietante!

A volte però anche l’intelligenza artificiale vuole strafare. Va bene che conosci i miei gusti, va bene che sai quali e quanti autori ho ascoltato, per quanto tempo, ma cosa ti fa pensare di arrivare, da questo, a conoscere quanti anni ho? Forse come dice mio fratello è da quando siamo piccoli che in realtà ho quest’età, però, almeno anagraficamente, cara la mia saputella intelligenza artificiale, stavolta hai toppato!

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Il blog entra nell’adolescenza

Puntuale come la scadenza del bollo auto, anche quest’anno WordPress ci tiene a ricordarmi che oggi Viaggi Ermeneutici compie gli anni: 12 anni per la precisione! Tra un po’ entrerà nell’adolescenza e comincerà a rispondere cose del tipo scrivitelo te il prossimo viaggio! Oppure io esco con gli amici perché questo viaggio proprio non mi interessa! Cose che capitano anche nelle migliori famiglie.

Insomma il blog diventa grande, non mi illudo che diventi anche un grande blog. Anche perché quando l’ho aperto non era questo l’obiettivo. Come ho già scritto in altre circostanze analoghe, l’obiettivo era creare uno spazio dove riporre idee, opinioni, immagini o semplici suggestioni. Ed è stato esattamente questo: una specie di scatolone che mi è servito per non perdermeli per strada, per non farmeli scivolare fra le dita.

Scorrendo i vecchi articoli mi rendo conto che alcuni sono invecchiati bene, come un buon vino, altri meno. Alcuni potrei effettivamente cancellarli, non mi ci riconosco e oggi li scriverei in modo differente, ma in realtà è giusto così, perché sono tutti figli del tempo in cui sono stati scritti. Spesso rileggendomi, mi capita di ricordare le circostanze ed i momenti che mi hanno portato a scrivere certe cose, mentre altri post spuntano fuori quasi a sorpresa e mi viene da chiedermi “ma ero proprio io che ho scritto sta cosa? Chissà che avevo bevuto!”

Ad ogni modo 12 anni sono effettivamente tanti, ma ancora non mi sono stufato di viaggiare e spero che lo stesso possano dirlo i miei compagni di viaggio. Se ne aggiungono sempre di nuovi, qualcuno se n’è andato per la sua strada, qualcuno a volte ritorna, un po’ come succede nei gruppi di amici. Mi auguro che questo spazio virtuale sia sempre risultato accogliente e che almeno in parte sia stato lo strumento per diffondere luce e dolcezza, che come i viaggiatori di lunga data sanno è la mia personale missione su questa terra.

Quindi cosa sarà viaggi ermeneutici? Certamente continuerà ad essere futile. Futile perché non utile. Futile ma spero non inutile. E per rendere più chiaro questo concetto mi viene in aiuto un ricordo (in questo caso di FB), di quando qualche anno fa ero un po’ depresso a casa con una gamba ingessata ed n mio amico cercò di tirarmi su il morale.

  • Il problema di questo incidente è che non riesco a fare nulla. Stare bloccato a casa in questo modo mi fa sentire totalmente inutile!
  • Ma no, dai. Ognuno può rendersi utile!
  • Tipo?
  • Potresti cospargerti la testa di porporina celestine e rosa, così ci daresti informazioni quando cambia il tempo

Quindi, se un giorno tornando tra queste pagine trovaste i viaggi ermeneutici puntinati di rosa e celeste saprete il motivo. Perché anche le cose futili possono non essere inutili. E in fondo cosa c’è di più futile di una previsione del tempo, che basta una nuvola o un soffio di vento a rendere inutile?

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Saggezza cinese?

Vi ho già più volte raccontato la mia personale liturgia del giovedì sera, di come consideri l’ora fra le 20 e le 21 di “ogni maledetto giovedì” (semicit.) uno degli apici della mia settimana. L’anno prossimo saranno esattamente quarant’anni che è cominciato questo rito laico. “Siete pazzi? Ma perché non vi drogate come fanno tutti?” E invece no! Invece ritrovarsi lì con i soliti amici a correre e sudare, con il caldo o il freddo, la pioggia, inseguendo il ricordo della nostra gioventù più che un pallone, è l’affermazione del nostro sé più autentico. Smettiamo di essere quello che siamo negli altri 6 giorni e tre quarti della settimana, ci spogliamo dei vestiti da bancari, postali, energetici e ci mettiamo i nostri costumi da supereroi. Ognuno di noi, in cuor suo, può ragionevolmente credere di lasciare da parte Peter Parker e diventare l’Uomo Ragno. O Johan Cruyff!

Ovvio, ogni anno che passa diventa un po’ più complicato. Il venerdì mattina ti svegli mezzo rotto: qualche livido, qualche acciacco ci sono sempre stati, adesso però cominciano davvero a farsi sentire, almeno per me che veleggio veloce (si fa per dire) verso i 60 (l’anno prossimo, ancora c’è tempo, però cominci a entrare nella parte). Fortunatamente il processo ci riguarda – chi più chi meno – tutti quanti e questo garantisce che il livello delle forze in campo rimanga costante.

Così ieri sera, dopo una bella partita, sono rientrato a casa stanco ma felice (anche per la vittoria ottenuta) e ho scoperto che i fanciulli avevano chiesto e ottenuto una cena cinese. Conoscendo gli orari del loro sportivissimo genitore l’avevano ordinata per le 21,30 quindi perfetto! Fra uno involtino primavera e uno spaghetto di soia contavo i dolori emersi dalla sfida…

Un livido su una caviglia, va be’ quello domani è passato. Però che male quest’alluce…dovrò cambiare gli scarpini? E se fosse un inizio di artrosi? Forse è un dolore reumatico. Certo alla fine ero davvero senza fiato, dovrei andare a correre per allenarmi un po’. Ma ci faranno bene alla nostra età queste botte di adrenalina? Magari dovrei fare un elettrocardiogramma sotto sforzo. Non è un’attività agonistica la nostra, però in effetti l’agonismo non manca. Certo a pensare che i giocatori dopo la partita entrano in quelle vasche col ghiaccio, la crioterapia potrebbe essere una soluzione? Ma altro che acqua, con la sete che ho mi farei il bagno nella birra ghiacciata, ma mi sa che non è la stessa cosa. Mamma mia però che stanchezza e chi si alza domani mattina?

  • Papà vuoi un biscotto della fortuna? Dentro ci sono anche i bigliettini con le frasi e i consigli
  • E va be’ dai, sentiamo anche il biscotto cinese che ci consiglia…

Ecco, ci mancava solo la saggezza del celeste impero. Ma vaffanculo va!

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Sei cose impossibili prima di Ferragosto

Non è che non credo al Ponte sullo Stretto. In realtà è lui che non crede in me! Anzi non crede in nessuno di noi. D’altra parte è anche vero che sono più di cent’anni che ogni tanto qualcuno lo tira fuori e poi non se ne fa niente, anche lui si sarà pure stufato.

E non è neanche vero che non sarebbe una cosa bella. Anzi, sarebbe bellissimo! Un po’ come il Profiterol. Io adoro il Profiterol! Soprattutto quello con la cioccolata amara e i bignè alla crema pasticcera (quelli con la panna mangiateveli voi!). Però se uno stesse morendo di fame, magari preferirebbe un piatto di pasta al pomodoro. O un panino con la mortadella. Una bistecca alla brace. O un bel piatto di pasta e fagioli. Il Profiterol va bene, quando hai già la pancia piena. Perché come dice la mia saggia amica , laddove manca lo stretto necessario, il Ponte sullo Stretto non è necessario.

Comunque, voglio fare fare come la Regina di Alice nel Paese delle Meraviglie e prima di Ferragosto ho deciso di credere che prima del Ponte riusciremo a costruire sei cose impossibili, che vado qui ad elencare:

– Hansel & Gretel che fanno case di marzapane

– L’altalena attaccata alle nuvole di Heidi

– La strada con un gancio in mezzo al cielo di Baglioni

– Jovanotti che costruisce case di pane per riunioni di rane

– La casa in via dei matti numero 0, dove non si poteva fare pipì

Il Ponte di Baracca, sotto il quale c’è sempre cattivo odore

Dite che sarà difficile costruirle tutte? Sì, probabile, ma sicuramente sarà più semplice che riuscire a costruire questo benedetto Ponte sullo Stretto!

Alice rise: È inutile che ci provi, non si può credere a una cosa impossibile. “Oserei dire che non ti sei allenata molto”, ribatté la Regina. “Quando ero giovane, mi esercitavo sempre mezz’ora al giorno. A volte riuscivo a credere anche a sei cose impossibili prima di colazione.”

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Non è tanto il caldo

All’ombra dell’ultimo sole, s’era assopito un pescatore. E ti credo che si era assopito! Con questo caldo che fa! Che poi non è tanto il caldo alle due del pomeriggio, quando fanno 40 gradi. Piuttosto è quello delle due di notte, quando ne fanno 30.

Dicono che non è tanto il caldo, quanto l’umidità. Io in realtà non so bene cosa sia l’umidità. Me la immagino come un cremino squagliato sotto la maglietta, mentre tu sei più bagnato di un piede dentro uno scarpone da sci, e sudi stando fermo, sudi respirando, sudi battendo le ciglia, sudi sbadigliando, sudi anche senza muovere l’ombra di un muscolo. Infatti sudi anche all’ombra.

Ma non è tanto il caldo, quanto la puzza dei cassonetti per strada, che ti viene il dubbio che dentro quelli dell’umido evidentemente ci dev’essere finita la salma di un piccione morto dopo aver mangiato un panino con la mortadella andata a male. Per il caldo.

Non è tanto il caldo, quanto i consigli di giornali e tv che dicono di evitare le ore calde e bere molto. Un po’ come Calcutta che canta paracetamolo 500 se ne prendi due diventano 1000.

Non è tanto il caldo, quanto la Lazio che ha il mercato bloccato. E ora di cosa parleranno le radio per tutta l’estate?

Non è tanto il caldo, quanto Salvini che come Ministro dei Trasporti riesce a mandare in tilt i treni, gli aerei, i taxi. Fossi un noleggiatore di Risciò sarei molto preoccupato.

Non è tanto il caldo quanto la macchina parcheggiata al sole, che quando ti avvicini ricorda tanto quella santa donna di mamma che dice, “viè qua che nun te faccio niente“.

Non è tanto il caldo, quanto la gente che si agita, che corre di qua e di là e telefona, fissa riunioni, perché poi se no “se ne parla a settembre“. Ecco! Non è il caldo è l’incubo di settembre, stracolmo di tutte le cose che non riusciremo a fare prima.

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Giovani campioni in cerca di allori

Ieri l’astro nascente della Formula 1, il pilota Andrea Kimi Antonelli ha superato l’esame di maturità. Lo so, in tempi come questi, fra guerre, missili, finte tregue e tragedie autentiche, potrebbe ben figurare nei primissimi posti nell’elenco delle notizie del chissenefrega. Invece Giornali e tv hanno dato ampio spazio alla notizia, corredando il tutto con una foto del giovane fenomeno – giustamente festante – con indosso una corona di alloro. E qui si sono scatenati i social.

Ovviamente pieni di gente invidiosa e soprattutto nulla facente, che ha preso di mira il ragazzo, i più sereni invitandolo ad andare a lavorare, i più scalmanati abbandonandosi ad insulti di vario genere. Fra tutti, mi è saltato all’occhio l’opinione di una lettrice di Repubblica che commentava così “basta con questo buonismo, non è possibile che questo ignorante non sappia che la corona d’alloro è dedicata a chi si laurea, che c’entra con la maturità?

Sicuramente fin dall’antichità la pianta di alloro era simbolo di sapienza ed il legame tra la laurea e l’uso delle corone d’alloro è presente anche nella stessa origine del nome: il “laureato” è letteralmente, colui che è incoronato di alloro. Detto questo, ma in base a quale “buonismo” non dovremmo accettare che un giovane, che tra un’interrogazione e un compito in classe sfreccia a 300 km all’ora nei circuiti di mezzo mondo, possa festeggiare il suo esame di maturità come gli pare e piace? Perché non dovrebbe avere tutte le ragioni del mondo per ritenersi soddisfatto del suo risultato, per sentirsi campione, anche se per una volta non dietro a un volante?

E allora ho deciso che domani, per festeggiare il fatto che nonostante questo caldo verrò a lavorare, mi presenterò in ufficio con una corona d’alloro. E voglio vedere chi avrà da ridire!

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E fu sera e fu mattino. Teogonia trumpiana

Lunedì. Ci riprenderemo il canale di Panama
Martedì. Annetteremo la Groenlandia
Mercoledì. Il Canada diventerà il cinquantunesimo Stato
Giovedì. Occuperemo Gaza e ne faremo la riviera del Medio Oriente
Venerdì. Faremo finire la guerra in Ucraina in cambio di 500 miliardi di terre rare Sabato. Metteremo i dazi con la Cina, il Messico, l’Unione Europea

La domenica, con un abbronzatura da far invidia a Carlo Conti, si riposò per andare i vedere il Superbowl. Peccato che i suoi Kansas City Chiefs persero in finale contro gli Eagles Philadelphia. Ma questo solo perché lui si era limitato a tifare e non era sceso in campo.

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I 10 modi di fare gli auguri

Tempo di Natale, prossimi alla fine dell’anno, tempo di auguri. Un tempo c’erano i bigliettini e le telefonate, poi c’è stato il passaggio con le email, ora vanno alla grande i video su Whatsapp. Cambiano i mezzi, restano però alcune tipologie ben definite. E così ritiro su questo post con una bella classifica dei 10 modi di fare gli auguri. Ognuno si scelga il suo!

Cordiali auguri. Che si contrappongo a quelli Distinti. Un po’ la differenza fra un bacio e una stretta di mano. Ma si differenziano anche da quelli scortesi: tipo quando fai gli auguri, ma in realtà stai pensando “mavattenafanc….”. Melensi

Auguri sinceri. Ah perché vorreste farmi credere che in realtà ci stanno pure quelli falsi? Ma falsi tipo le monete o taroccati tipo le borse che si comprano sulla spiaggi? Diffidate gente, diffidate! Farisaici

Tante care cose. Questo è come una canzoncina, un augurio che va detto tutto di filato: tantecarecose, come uno scioglilingua, come tracannare un bibita dissetante. Resta da capire quali siano ‘ste cose che si augurano. Però sappiamo che sono tante. E non sono a buon mercato. Cantilenati

Anche a te. Tu sei lì che ti scervelli tirando fuori metafore ardite, ricorrendo ai versi dei poeti, ce la metti tutta per raggiungere vette di originalità, tenerezza, amore e quell’altro che fa? Il muro. Come quando da ragazzini giocavamo a in cortile con una palla e una racchetta. Tennistici

Anche a te e famiglia. Una variante tipicamente italica. E chi è che non tiene famiglia! Però mi viene un dubbio: ma quale famiglia? E soprattutto, fino a che grado di parentela vanno estesi? Anche alla zia di Bergamo e la cognata di Verona? Consanguinei

Auguroni. Me li immagino belli grassi, con la pappagorgia e una fetta di pandoro trasudante burro e zucchero a velo. Ma sì, fai vedere che esageriamo, mica siamo qui a lesinare auguri! Adiposi

Augurissimi. Questa è una variante del precedente, ma con una forma più snella, più allungata. Il modello spider, per intenderci. Superlativi

Sentiti auguri. Quindi non visti. E nemmeno assaggiati, o odorati: uditivi! Infatti vengono bene se accompagnati da lukulele e canzoncine natalizie. Sensoriali

Auguri di cuore. certo, auguri di fegato non li ho mai sentiti. Oppure che so, auguri di reni…potrebbero essere varianti originali. Corporali

Auguri affettuosi. Sono quelli che da piccolo aborrivo: quelli con il bacio sulla guancia a labbra bagnate, che mi faceva fuggire da nonne e zie neanche avessi avuto paura di prendere l’erpes. Sdolcinati

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18 (+ 40), ovvero come essere supereroi

Conte dice che il Movimento 5 Stelle non è di sinistra, ma sta in Europa in un gruppo che si chiama “The Left”. Non è nemmeno di destra anche se sulla vicenda Ucraina ha la stessa opinione di Salvini, Orban, le Pen. Qualcuno potrebbe pensare che lui, come in generale tutto il Movimento 5 Stelle (non dimentichiamoci che abbiamo avuto come Ministro degli esteri Giggino Di Maio e come Ministro dei trasporti Toninelli!), sia la dimostrazione che viviamo in un mondo meraviglioso, dove ognuno può arrivare ad essere chiunque voglia. Un po’ come il draghetto Grisou che voleva diventare pompiere.

In realtà, quello che non è stato subito chiaro è che lui ci sta indicando una strada, un modo di vivere. Ci sta dicendo, smettetela di preoccuparvi se non sapete se andare in vacanza al mare o in montagna. Lasciate da parte le ansie quando non sapete quale facoltà scegliere dopo il liceo o quale lavoro sia meglio per voi. E forse anche la scelta dell’uomo o della donna con cui vivere insieme, sono alla fine sopravvalutati!

Possiamo essere chi vogliamo! Oggi avvocati, domani primi ballerini del Bolshoi, la prossima settimana predicatori neopentacostali e il mese prossimo pescatori di alici. D’altra parte avreste mai pensato che uno con i capelli di Trump potesse diventare presidente degli Stati Uniti, non una, addirittura due volte? Dai, è un mondo meraviglioso! Questo ci vuole dire l’esimio avvocato Conte: possiamo essere supereroi! Ma io ho sempre preferito Peter Parker all’uomo ragno. Non mi va di essere un supereroe, troppo faticoso. però in compenso ho deciso che oggi compio 18 anni!

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Gli occhi di Bette Davis, Pedro e la bellezza noumenica

Io non lo so davvero come fossero questi benedetti occhi di Bette Davies. Diciamo pure che erano belli. Ma certo mai quanto la canzone di Kim Carnes, che è oggettivamente bella. Non ci possono essere discussioni, non è uno di quegli argomenti, che so, come il tempo della cottura della pasta, che si prestano ad interpretazioni. A qualcuno piace al dente, ma quanto al dente? Dov’è che finisce la cottura al dente e inizia la pasta scotta? Già in casa è sempre una discussione, figuriamoci se dovessimo allargare il campo. Ognuno ha il suo tempo ideale di cottura.

Bette Davies Eyes no. E’ bella in sé. Una volta avrei detto anche il prosciutto crudo. A chi è che non piace il prosciutto crudo? Dolce, stagionato, io ne mangerei a quintali. Eppure non è così. Alla mia dolce metà non le piace. Una cosa che dopo 40 anni stento a comprendere. Posso capire la coratella con i carciofi. Ne vado pazzo, ma arrivo ad ammettere che possa anche non piacere. Ma il prosciutto crudo? Va be’, ma non divaghiamo. Bette Davies Eyes è una sicurezza. E’ vecchia, ma sempre coinvolgente, ti dà quella carica, ti suscita quelle emozioni, ti trascina con sé in orizzonti lontani, con un ritmo che ti prende e non ti lascia più. Un po’ come Pedro. Ecco sì, forse giusto come un goal di Pedro.