“La differenza fra un sogno e un obiettivo è semplicemente una data”

La data in cui non ci sarà più un testa di cazzo come Salvini che vomita le sue stronzate sull’immigrazione (e scusate se ho usato il termine “testa”. In effetti vicino a Salvini è un po’ come accostare colesterolo e lardo di Colonnata). La data in cui non ci saranno più teste di cazzo che crederanno alle stronzate di uno come Salvini (cit. “Io odio i nazisti dell’illinois“).

La data in cui non ci saranno più muri, né steccati, per separare Berlino o Gerusalemme. La data in cui capiremo che l’Italia, l’Europa, l’Occidente, non sono “nostri” né più, né meno di quanto non siano “loro”.

La data in cui ci renderemo conto che quelli che pensiamo essere diritti, sono solo privilegi. La data in cui confesseremo a noi stessi che quelle che pensiamo essere ragioni, sono solamente alibi.

La data in cui prenderemo sul serio fino in fondo il nostro essere cristiani. La data in cui vedendo questa foto non solo ci indigneremo, ma faremo concretamente qualcosa, qualsiasi cosa anche piccola così che non succeda mai più.

bimbo

Quella sarà la data in cui avremo smesso di sognare. Ma forse avremo raggiunto un primo obiettivo.

8 thoughts on ““La differenza fra un sogno e un obiettivo è semplicemente una data”

  1. La mia stella è lì per sottolineare che le tue parole mi sono piaciute, per come le hai incolonnate una dietro all’altra, tutto il resto è rabbia e frustrazione.
    Aggiungo poi che, Sì, sì dovrebbe trovare un modo per “appellare” Salvini in modo definitivo perché anche nella merda c’è qualcosa di migliore di quello che ha dentro. E scusate tanto.

  2. Io mi sento colpevole, ma sinceramente non so proprio cosa potrei fare per oppormi a tutto questo. La foto la toglierei. Oggi c’era una bella foto sulla Stampa, di un bimbo siriano morto che sembrava dormisse sulla spiaggia, ne avrei scelto una come quella, questa non mi sembra rispettosa nei confronti del piccolo morto…

  3. Ovviamente non era mia intenzione mancare di rispetto a quel piccolo angelo. La foto l’hanno postata su FB due miei amici e non riuscivo a smettere di guardarla e guardandola mi sono salite le cose che ho scritto. Riguardo al cosa possiamo fare penso che ognuno sia giudice di se stesso. per quanto mi riguarda sono certo che potrei fare concretamente di più. Innanzitutto cambiando il modo di pensare, perché appunto, come provavo a dire nel post qui non si tratta più neanche di dare una mano, di essere caritatevoli. Secondo me dobbiamo prendere coscienza che i nostri privilegi sono costruiti sulla sofferenza e le mancanze di altri. La nostra Italia non è e non può essere nostra a discapito di altri. Non più di 100 anni fa abbiamo “invaso”nord e sud America con gli stessi bisogni, le stesse esigenze, gli stessi diritti di questi poveretti. E ora, siamo proprio noi a pretendere di chiudere le porte?

  4. Condivido in tutto e per tutto.
    Bisogna intervenire e bisognerebbe intervenire con la testa di uno che non si sente il proprietario di un luogo, ma con la testa di un politico -nel senso alto del termine (se ne esiste ancora uno)-.

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