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Resoconto semiserio di un viaggio in Turchia / 4 Curiosità e notizie utili per i viaggiatori

Al termine di questo resoconto mi sono reso conto (!) che in realtà ho tralasciato di raccontarvi qualche curiosità e di aggiungere qualche suggerimento per chi volesse seguire le nostre orme.

Prima di tutto parliamo di soldi. La lira turca non vale una lira (oggi sono in vena di giochi di parole!). Hanno un’inflazione galoppante, quindi il valore odierno (1 euro vale circa 45 lire), potrebbe essere molto diverso rispetto a quando andrete voi: controllate! Non è possibile cambiare le lire in Italia, bisogna farlo lì e conviene farlo ad Istanbul. Per darvi un’idea in aeroporto c’era il cambio 1 euro 42 lire, in città abbiamo cambiato a 47. Non parliamo di grandi cifre, però comunque…In ogni caso l’euro viene accettato ovunque, anche nelle bancarelle più sperdute, però ovviamente il cambio è sempre svantaggioso.

Contrattate sempre! Sembra una cosa scontata, ma davvero ogni cosa ha un prezzo nominale ed uno reale. Ma questo non vale solo ai mercati o ai bazar, perfino con i taxi! Il tassametro è un optional che non tutti hanno: per darvi un’idea, dal centro città in albergo una volta un taxi ci ha chiesto 40 euro. Gliene abbiamo dati 15 e siamo stati anche generosi: ci provano sempre, anche in maniera spudorata!

Come già detto nelle puntate precedenti, il biglietto per la visita alle attrazioni della città è molto caro. Per dare un’idea, la già menzionata Santa Sofia che come vi dicevo noi turisti possiamo vedere solo parzialmente, costa 30 euro: l’ingresso al Colosseo costa 18. Bisogna aggiungere altro? In questi giri organizzati ti propongono sempre delle gite. Abbiamo evitato il giro in nave sul Bosforo (costava 60 euro) e chi l’ha fatto ci ha detto che abbiamo fatto bene a risparmiare quei soldi. Bello, ma niente di straordinario. Come vi dicevo invece vale la pena fare il giro in mongolfiera, ma qui si può risparmiare un bel po’ prenotandolo direttamente dall’Italia. Altri che erano con noi, prenotandolo online prima di partire, hanno risparmiato fino alla metà del prezzo. Ad averlo saputo prima!

Oltre ai musei e alle Chiese ho trovato particolarmente cari gli alcolici: bersi una birra la sera è un lusso, quasi 10 euro per una piccola da 33 cl. Si tratta evidentemente di un retaggio culturale legato al divieto di bere alcolici per i mussulmani. Anche se, ci raccontava Umut, che nel Corano non c’è menzione di un divieto assoluto di berli, così come non c’è un divieto di mangiare carne di maiale. Sono prescrizioni successive, nate all’interno della tradizione mussulmana, che però non hanno una base nel sacro libro dell’islam. In compenso, giustificando il detto “fumi come un turco“, le sigarette costano meno della metà rispetto a noi.

Come in altre parti del mondo (direi in quasi tutte!), scordatevi il caffè espresso. Io non ne riesco a fare a meno, ma debbo dire che raramente ne ho bevuti di così cattivi, il più delle volte davvero imbevibili. In compenso un po’ ovunque si trova (lo offrono anche nei negozi dove semplicemente entri a guardare qualcosa) un tè di diversi tipi, spesso alla mela, che viene servito freddo, oppure il classico tè nero servito bollente in bicchierini particolari.

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Resoconto semiserio di un viaggio in Turchia / 3 Pammukkale, Efeso e Bursa

Lasciata la Cappadocia, ci aspetta nuovamente un lungo percorso in pullman per raggiungere le mete successive. Sulla strada verso Konia ci siamo fermati ad un Caravanserraglio Selgiuchide. Questi erano luoghi fortificati, costruiti lungo la via della seta, come stazioni di sosta per i viaggiatori.

Nel pomeriggio siamo arrivati a Pammukkale (che in Turco significa Castello di cotone). Un posto davvero straordinario! In questa regione infatti i movimenti tettonici hanno determinato la nascita di fonti termali con un’acqua molto ricca di carbonato di calcio. Il risultato dà luogo a delle formazioni rocciose molto particolari, costituite da strati bianchi di calcare lungo tutto il pendio della montagna, che sembra completamente innevata.

Queste sorgenti erano conosciute anche nell’antichità e molto apprezzate dagli antichi romani, che le ritenevano ricche di proprietà salutari (che in realtà non hanno). Non è un caso che proprio in prossimità delle sorgenti si trovava l’antica città di Hierapolis. Fra le rovine spicca il teatro, rimasto in uno stato di perfetta conservazione.

Il giorno successivo abbiamo continuato la parte archeologica del nostro viaggio, visitando le rovine della città di Efeso. Una vera e propria metropoli dell’antichità, che arrivò ad ospitare oltre 200 mila abitanti. Le rovine risalgono soprattutto al periodo augusteo, molto particolare la facciata della biblioteca di Celso, oltre a vari templi e numerosi stabilimenti di bagni pubblici.

Purtroppo del monumento più celebre di Efeso, Il tempio di Artemide, considerato il più grande edificio del mondo antico e inserito nelle 7 meraviglie del mondo, non rimane che una singola colonna (sormontata da un nido di cicogne!)

Molto caldo anche qui, siamo riusciti ad entrare alle 9, al momento dell’apertura, ma il termometro era già ben oltre i 35 gradi, alle 11 ci siamo rifugiati nel museo multimediale, che ricostruisce la storia della città nel corso dei secoli. Molto interessante e soprattutto un’oasi di fresco!

Nel pomeriggio abbiamo fatto una breve visita a Smirne, tappa intermedia verso Bursa, ultima meta del nostro viaggio prima del ritorno a Istanbul. Bursa è stata capitale dell’impero ottomano fino alla caduta di Costantinopoli, la sua attrazione principale (o forse unica) è la grande Moschea Verde (che poi, in realtà è soprattutto azzurra!)

Questa cosa della gonna mi stava sfuggendo di mano! Di fronte alla moschea c’è il mausoleo con le tombe di alcuni sultani ottomani: anche questo è chiamato mausoleo Verde, ma in realtà è blu. Mi stava venendo il dubbio che i turchi fossero daltonici, ma in realtà Umut ci ha spiegato che nel corso dei secoli le mattonelle originali verdi sono state sostituite da mattonelle prevalentemente azzurre.

E così siamo giunti alla fine del viaggio. Ci è piaciuto molto, nonostante il caldo e le distanze percorse, la bellezza dei luoghi ha fatto passare in secondo piano le difficoltà. Sicuramente Istanbul merita un tempo maggiore: troppe le cose da vedere in due giorni soltanto, ma ci ritorneremo.

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Resoconto semiserio di un viaggio in Turchia / 2 Cappadocia

Partiti da Istanbul la nostra tappa successiva è stata Ankara, capitale della Turchia a partire dalla prima metà del secolo scorso, oggi una città di oltre 5 milioni di abitanti, centro politico e amministrativo del Paese. Non c’è molto da vedere, è stata una tappa di avvicinamento alla Cappadocia, comunque abbiamo avuto modo di visitare il mausoleo di Mustafa Kemal Ataturk, il padre della Turchia moderna.

Una figura molto amata in tutto il Paese, il nostro Umut nonostante il suo cinismo ce l’ha descritto come un vero e proprio eroe, capace di rivoluzionare il Paese, ricostruendolo dalle ceneri dell’impero ottomano, uscito sconfitto e praticamente distrutto dopo la Prima Guerra Mondiale. In una quindicina d’anni, imponendo riforme profonde riuscì a risollevare la Turchia proiettandola nel future grazie a una visione moderna, laica e direi europea del Paese.

Da lì un’altra tappa di avvicinamento è stato Tuz Golu il Lago Salato. Un bacino enorme gran parte ormai secco da cui vengono estratti grandi quantità di sale. Un panorama davvero molto particolare!

E così, dopo parecchie ore di pullman, siamo arrivati finalmente in Cappadocia. “Ciao Lucio Licio, vieni dalla Tracia o dalla Cappadocia?” Per me fino ad oggi la Cappadocia era una posto quasi di fantasia, uno sciogli lingua usato da un personaggio di Alto Gradimento, la mitica trasmissione radiofonica di Arbore e Boncompagni che ascoltavo da ragazzo. Prima tappa, Goreme e le Chiese rupestri, paesaggio stile western con queste costruzioni scavate nella roccia dove trovarono rifugio i primi cristiani e poi successivamente anche le altre popolazioni del luogo, sempre esposte alle scorribande dei popoli vicini e lontani. All’interno di alcune grotte sono ancora ben conservati dipinti molto antichi di grande bellezza.

Il giorno dopo sveglia all’alba per una delle attrazioni principali di tutto il viaggio: la gita in mongolfiera! Un’esperienza davvero unica, assolutamente da fare almeno una volta nella vita. Molto cara (il prezzo varia a seconda dei periodi e delle persone presenti, ma è comunque molto elevato), noi abbiamo pagato 220 euro a testa, ma non ce ne siamo pentiti.

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare non c’è il problema delle vertigini. Un po’ come succede in aereo, se non c’è un contatto diretto con il suolo non si ha quella sensazione di vuoto e invece ci si gode un panorama dall’altro assolutamente fantastico.

La giornata è proseguita con la visita alle valli di Avcilar e Guvercinlik per ammirare i famosi Camini delle fate, delle formazioni rocciose determinate dai fenomeni atmosferici che nel corso dei millenni hanno determinano l’erosione delle rocce, creando degli effetti spettacolari.

Abbiamo concluso questa lunga (e bollente!) giornata con la visita della città sotterranea di Kayasehir. Anche queste costruzioni avevano lo scopo di preservare la popolazione dalle scorribande degli invasori, in Cappadocia ne sono stati scoperti oltre un centinaio di siti. Questa regione infatti si trova esattamente lungo la famosa via della seta e quindi nel corso dei secoli ha subito il passaggio di persiani, macedoni, romani, unni, selgiuchidi, mongoli, non sempre (anzi, direi quasi mai) con intenzioni pacifiche.

Almeno lì dentro il caldo ci ha dato una tregua! Consiglio per viaggi futuri: se volete visitare con tranquillità questi posti evitate luglio ed agosto. Una volta usciti da Istanbul abbiamo sofferto davvero tanto, sia in Cappadocia, sia nelle prossime tappe che vi racconterò nella terza ed ultima puntata del viaggio.

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Resoconto semiserio di un viaggio in Turchia / 1 Istanbul

Diciamo subito una cosa. Della Turchia avevo un’idea, condita da diversi pregiudizi, totalmente lontana dalla realtà. Sarò un retaggio culturale (“mamma li turchi!“), sarà l’identificazione automatica mussulmani=arabi, fatto sta che fin da subito, appena atterrati ad Istanbul, sono rimasto meravigliato dalla realtà che mi sono trovato di fronte. E durante tutto il viaggio, nelle varie tappe del nostro itinerario, ho avuto conferma di quelle prime impressioni. La Turchia è un Paese molto più europeo di quanto potessi immaginare: “il più orientale dei Paesi occidentali ed il più occidentale dei Paesi orientali“. Così Umut, la nostra guida, ce l’ha presentato e debbo dire che non saprei trovare una definizione più appropriata.

Umut, la nostra guida. Per la prima volta infatti siamo andati con un viaggio organizzato da un’agenzia (in realtà anche il nostro viaggio a Cuba era un viaggio organizzato con tanto di guida, ma lì come avevo raccontato eravamo solo noi e una coppia di amici, quindi non fu esattamente la stessa cosa). Fortunatamente siamo capitati con un bel gruppo di persone, tutte simpatiche e soprattutto senza nessun rompiscatole. Certo, a mente fredda posso dire che un viaggio del genere potrebbe benissimo essere organizzato anche autonomamente, con più libertà di movimento e di orari, ma è andata così. Se non altro ci siamo goduti degli alberghi a 5 stelle con tanto di Spa, piscina e – ovviamente – bagno turco!

Istanbul è più simile a Los Angeles che a Roma. 17 milioni di abitanti, di fatto tante città messe insieme, anche molto diverse fra loro. Noi abbiamo visitato i quartieri centrali, quelli più turistici, limitandoci alla parte Europea. Inevitabile considerato il tempo a disposizione, per visitarla per bene non sarebbe stata sufficiente una settimana intera, ma vorrà dire che ci torneremo!

Il nostro viaggio è iniziato con la prima di tante alzatacce prima dell’alba, questo però ci ha fatto guadagnare una mezza giornata che abbiamo trascorso iniziando a prendere confidenza con la grande città. Considerato che non era nel nostro programma siamo andati alla Torre Galata, una torre medievale di avvistamento che si affaccia sul corno d’oro (un canale che attraversa la parte europea della città, da non confondere con lo stretto del Bosforo, molto più ampio che invece divide la parte europea da quella asiatica).

Saremmo voluti salire, da lì c’è una bella visuale della città, ma una lunga fila e un biglietto di ingresso di 30 euro ci hanno fatto desistere. Così abbiamo iniziato a renderci conto di una spiacevole caratteristica locale: ogni attrazione è molto cara, molto al di là dei nostri standard. Musei, palazzi, chiese/moschee, tutto costa ben al di sopra di quanto siamo abituati da noi. Non parliamo poi delle escursioni che meritano un discorso a parte che farò in seguito. Abbiamo gironzolato un po’ nel quartiere di Beyoglu e poi siamo rientrati in albergo.

Il giorno dopo iniziava il tour vero e proprio, incentrato sulle attrazioni del quartiere di Sultanahmet, il cuore turistico della città. A pochi passi l’una dall’altra si trovano infatti il Palazzo Topkapi, Santa Sofia, la grande Moschea Blu e la Cisterna Basilica.

Iniziamo con Palazzo Topkapi, residenza ufficiale dei sultani dell’impero ottomano. Più che un palazzo una cittadella vera e propria, con palazzi e giardini che ospitavano un gran numero di persone e dominano la città da un punto sopraelevato.

Il mio amico Roberto ed io non potevamo proprio esimerci dall’immortalarci affianco a un giannizzero locale

Proprio di fronte al Palazzo sorge Hagia Sofia, la monumentale cattedrale bizantina di Santa Sofia, trasformata recentemente in Moschea dal simpatico Erdogan (“Umut, com’è Erdogan?” “Hai presente il vostro Berlusconi? Solo più ladro” Ecco, a posto così).

Mi resta il rammarico di non averla visitata. Ma a parte il costo del biglietto (anche questa 30 euro) da qualche anno l’accesso ai non mussulmani è molto limitato, si può entrare solamente da un’entrata in alto e quindi si possono vedere parzialmente i vari dipinti e mosaici. Alcune persone del gruppo che hanno voluto comunque acquistare il biglietto di ingresso mi hanno detto che non ne vale la pena. Peccato, ma speriamo che queste limitazioni vengano prima o poi rimosse.

Quindi dal palazzo Topkapi siamo andati alla Cisterna Basilica, un luogo straordinario, rimasto intatto nel corso dei secoli. Una gigantesca cisterna sotterranea, sorretta da una serie infinita di colonne provenienti principalmente da Efeso e da altri siti antichi come Hierapolis. Garantiva acqua alla città, anche in caso di lunghi assedi.

Dopo pranzo siamo stati a visitare la Moschea Blu, la più importante della città, creata ad immagine e somiglianza di Santa Sofia, proprio come risposta islamica della grande cattedrale cristiana. Molto bella, imponente, sicuramente affascinante, anche se, almeno personalmente, mi resta l’impressione che anche la più bella fra le moschee, essendo prive di immagini, non può competere con i capolavori presenti nelle chiese cristiane.

Notare la mia splendida gonna! Il resto del pomeriggio è stato dedicato agli acquisti. Prima nel Bazar Egiziano, meglio noto come mercato delle Spezie

E poi nel Gran Bazar, un mercato gigantesco, centro del mercato nero e del riciclaggio di denaro più grande d’Europa (almeno così ce l’ha raccontato il nostro Umut).

Ci sarebbe stato ancora in programma un giro per Piazza Taksim, il centro commerciale della città, ma eravamo tutti abbastanza cotti e abbiamo preferito rientrare in albergo. Al termine del nostro tour siamo tornati ad Istanbul per altre due mezze giornate. Nel pomeriggio abbiamo girato per il quartiere di Balat, con le sue case coloratissime. Quartiere molto vivace, pieno di vita e di locali.

L’ultima mattinata l’abbiamo dedicata alla visita di San Salvatore in Chorda, una Chiesa bizantina, tramutata in Museo e recentemente in Moschea che fortunatamente ha mantenuto intatti mosaici e dipinti medievali, che sono stati risparmiati dalla furia iconoclasta. E’ un po’ fuori dai giri turistici tradizionali, ma vale assolutamente la pena visitarla!

Fatto questo salto in avanti per completare la descrizione di Istanbul, riprendo il racconto del nostro itinerario, la cui prossima tappa è Ankara, l’attuale capitale della Turchia.

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Una gita padana / 3. Mantova

Il terzo giorno siamo arrivati alla tappa finale del nostro giro: con un’oretta di strada statale in piena pianura padana, siamo arrivati a Mantova. Abbiamo parcheggiato al Campo Canoa, appena fuori città e da lì con una comodissima navetta che passa ogni 10 minuti siamo arrivati in centro, passando proprio di fronte all’imponente Castello di San Giorgio, vera roccaforte a guardia della città.

Prima tappa, Piazza Sordello, la più grande della città dove si affacciano sia il Duomo sia il Palazzo Ducale. Il Duomo, che si articola in 5 navate, è di origine molto antica, si vede la sovrapposizione degli stili. Il Palazzo Ducale è il simbolo della potenza e della grandiosità dei Gonzaga che governarono a lungo la città.

Un consiglio che mi sento di dare alla luce dell’esperienza è di fare il biglietto unico Mantova Musei card, che con 25 euro dà accesso a tutti i musei cittadini (noi avevamo fatto online quello per Palazzo Te a 16 euro). Non abbiamo visitato l’interno del Palazzo Ducale che contiene la famosa “Camera degli sposi“, una stanza completamente affrescata dal Mantegna, un gioiello che magari ci darà la motivazione per tornare a visitare Mantova.

Il giro in città prosegue a Piazza delle Erbe, centro della vecchia città comunale dove si affacciano il Palazzo della Ragione con la Torre dell’Orologio che occupano tutto un lato, la Rotonda di San Lorenzo e la Casa del Mercante, con il museo di Virgilio. Qui avevamo il nostro B&B, anche questo in posizione ottimale (forse troppo, affacciandosi sulla piazza di notte è stato un po’ rumoroso).

Uscendo da Piazza delle Erbe, sulla destra si arriva all’adiacente Piazza Mantegna, occupata in gran parte dalla Basilica di Sant’Andrea, la chiesa più grande di Mantova, progettata da Leon Battista Alberti. I suoi interni sono ricchi di decori ed opere di artisti noti tra i quali il Correggio ed il Mantegna. Nella sua cripta sono custoditi i Sacri Vasi nei quali si dice sia conservata la terra del Golgota intrisa del sangue di Cristo, portata a Mantova dal Longino, il soldato che con la sua lancia trafisse Gesù sulla croce.

Il vero gioiello di Mantova però si trova fuori dal centro, anche questo raggiungibile con una comoda navetta gratuita, che parte dalla Loggia delle pescherie Giulio Romano. Si tratta del famoso Palazzo Te, anche questa residenza dei Gonzaga nel loro massimo fulgore, un edificio a pianta quadrata costruito attorno ad un cortile centrale su stile delle domus romane, progettato dall’architetto Giulio Romano. Tra i capolavori più celebri che si trovano al suo interno segnalo la Camera di amore e psiche

E la spettacolare Sala dei Giganti, con affreschi che ricoprono interamente la stanza, dalle pareti al soffitto, e che rappresentano la battaglia dei Giganti che tentano l’assalto all’Olimpo.

Veramente un capolavoro dove passare incantati diverse ore. Senza dubbio la cosa più bella vista in questa tre giorni di visite.

Come detto il nostro B&B (la Suite del Mercante) era proprio centralissimo, Anche questa buona sistemazione a parte come detto un po’ di chiacchiericcio notturno. Sicuramente Mantova, con i suoi tanti turisti, ci è sembrata la più viva delle tre cittadine visitate: a cominciare dalla cadenza dialettale, più simile all’emiliano che al lombardo, dà idea di una città più aperta ed accogliente. Anche qui non è stato semplicissimo trovare un locale per mangiare la sera (consiglio di pensarci per tempo e non ridursi all’ultimo come abbiamo fatto noi!). Alla fine è andata bene, siamo stati all’Osteria dell’Oca, dove abbiamo mangiato i soliti affettati (anche qui con una mostarda squisita!) e poi ancora tortelli alla zucca per mia moglie ed io delle fettuccine al ragù di oca, buonissimi entrambi. Prezzo onesto, 70 euro in due.

Insomma un bel giretto, valeva la pena, conferma che la nostra penisola è piena di tesori più o meno nascosti, più o meno valorizzati. Quando andiamo all’estero spesso vendono come capolavori cose che qui abbiamo sotto casa, forse anche troppe per poterle davvero apprezzare. E poi, con un po’ di rammarico, rimane sempre la sensazione, quando vado via dalla mia bellissima ma impossibile città, che altrove ci sia un grado di civiltà e senso civico, una cura per il bene comune, che noi ce lo scordiamo. In una parola, la sensazione che altrove si vive meglio.

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Una gita padana / 2. Cremona

Il giorno dopo ad una mezz’ora di macchina siamo arrivati a Cremona. Anche qui avevano un B&B in pieno centro, quindi abbiamo lasciato la macchina ad un parcheggio periferico e ci siamo incamminati verso le zone che ci interessavano. Il centro in effetti è abbastanza piccolo e si gira molto bene, a partire dal cuore della città che è Piazza del Comune dove si trovano le principali attrazioni da visitare. Prima fra tutte il Duomo, la Cattedrale di Santa Maria Assunta, con una splendida facciata romanica arricchita da elementi gotici.

A sinistra della cattedrale, l’imponente Torrazzo, uno dei simboli della città. E non potrebbe essere diversamente dato che, con i suoi 112 metri di altezza, è una delle torri campanarie più alte di tutta Europa. Al suo interno è possibile effettuare delle soste tra gli spazi espositivi del Museo Verticale che ruota attorno al meraviglioso orologio astronomico posto sulla torre.

La vista dalla sommità è davvero spettacolare e ripaga della fatica fatta per raggiungerla (502 gradini!)

A destra della cattedrale è situato il Battistero, anch’esso in stile romanico, con la classica forma ottagonale. L’interno, abbastanza spoglio, è dominato da una cupola davvero bella. per visitarlo bisogna fare un biglietto unico che dà accesso anche al Torrazzo e al Museo diocesano.

Sempre sulla Piazza del Comune, di fronte al Duomo si trovano il Palazzo del Comune e la Loggia dei Militi. Il palazzo è visitabile gratuitamente e ha alcune sale davvero notevoli.

Dopo mangiato abbiamo proseguito il giro in città visitando Piazza Stradivari, Corso Garibaldi (con la casa natale del grande violinista) ed alcune botteghe storiche, sia di liutai che di specialità gastronomiche (quella Sperlari fra tutte)

Come già detto il nostro B&B era proprio centralissimo, a 50 metri da Piazza del Comune, si tratta dell’Appartamento Gloria. Una sistemazione magnifica, la migliore che abbiamo trovato in questo giro, ad un prezzo davvero buono e dotata di tutti i confort. Davvero consigliatissima.

Per la cena abbiamo avuto qualche difficoltà, era di mercoledì e molti locali aprono la sera solamente il fine settimana. Dopo alcuni giri a vuoto siamo andati all’Osteria 700, posto caratteristico in cui abbiamo mangiato molto bene, ma ad un prezzo non propriamente economico (95 euro in due): antipasto di affettati con la tipica mostarda, poi abbiamo preso un piatto di tipici tortelloni alla zucca (la mia dolce metà), mentre io la faraona ripiena.

Complessivamente Cremona ci è piaciuta molto. Città molto elegante, tranquilla, ma più viva di Piacenza. Il tenore di vita, si vede anche dalle piccole cose, è molto elevato. Neanche a dirlo non si trova una carta per terra e la raccolta dei rifiuti porta a porta funziona a meraviglia!

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Una gita padana / 1. Piacenza

Per questi ponti di primavera abbiamo deciso di fare una gita per andare a visitare tre città che non conoscevamo: Piacenza, Cremona, Mantova, in rapida successione.

Nel pomeriggio del primo giorno siamo arrivati a Piacenza. In un pomeriggio siamo riusciti a visitare le cose principali, partendo dalla bella Basilica di Santa Maria di Campagna, dove Papa Urbano diede l’ordine per la prima crociata in Terra Santa. L’esterno della chiesa è molto sobrio e in stile rinascimentale, niente lascia presagire gli splendidi interni ricchi di affreschi e decorazioni. Basta alzare gli occhi e si rimane abbagliati di fronte alla cupola affrescata dal Pordenone.

Tornando verso il centro della città Piazza Cavalli è il fulcro di Piacenza. Il nome deriva dalle due grandi statue di cavalli in bronzo ai lati della piazza, che rappresentano Alessandro Farnese e suo figlio Ranuccio. Su questa affascinante piazza si affacciano il Palazzo Gotico, decorato da merli ghibellini ed enormi polifore, con un grande porticato in marmo rosso, il Collegio dei Mercanti e, di fronte, il lungo e neoclassico Palazzo del Governatore. L’insieme è molto bello ed arioso.

Altra tappa importante è la visita del Duomo, la Cattedrale di Santa Maria Assunta e Santa Giustina, chiesa in stile romanico con una facciata particolare per il doppio colore, marmo rosa e pietra arenaria, la torre campanaria sul lato sinistro e i tre portali che introducono all’interno. Da visitare in particolare la cripta medievale con le reliquie di Santa Giustina, i meravigliosi affreschi sul soffitto fra i quali la cupola affrescata dal Guercino, gioiello più prezioso del duomo.

Abbiamo alloggiato in un bel B&B situato all’interno di un palazzo storico, Palazzo Malaspina, una stanza con tutti i confort, inclusa una prima colazione essenziale, ma decisamente comoda. A cena siamo stati all’osteria la Pireina, dove abbiamo assaggiato tutti prodotti locali: gli affettati con lo gnocco fritto, dell’ottima pasta fresca ripiena e un brasato al vino rosso davvero squisito. Prezzo più che onesto (66 euro in due).

Piacenza ci ha dato idea di una cittadina tranquilla, dove le cose funzionano, forse un po’ “addormentata”, un posto dove si vive bene, anche se forse manca di brio. Forte la presenza di immigrati, pochi turisti e anche pochi giovani in giro, ma probabilmente anche i giorni di ponte hanno fatto sì che molte persone erano fuori.

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Ancora una volta, Gerusalemme

Come le falene verso la luce, come le api verso i fiori di lavanda. Come vi avevo già raccontato qui e prima ancora qui e qui, Gerusalemme è un luogo che mi attira in maniera irresistibile. E finché avrò la fortuna di avere un amico carissimo che vive lì e può ospitarci, trovo ogni occasione buona per andare. Stavolta la scusa e l’occasione sono stati i figli, che non c’erano mai stati. E così, aggregando anche qualche altro amico, abbiamo fatto un’allegra brigata, che per 5 giorni ha scorazzato su e giù per la città vecchia.

Uno scorcio della città dai tetti della Chiesa della Flagellazione

La Basilica del Santo Sepolcro

Ebrei ortodossi che scendono al Kotel per l’inizio dello Shabat

A dar retta al mio cellulare (l’applicazione samsung health) in 5 giorni abbiamo fatto 56 chilometri a piedi. Non so quanto sia precisa, ma sicuramente dà un’idea. Siamo riusciti a visitare tutti i luoghi più importanti, compresa Betlemme (che è solo a mezz’ora di autobus, anche se si deve attraversare il confine con la Palestina) e soprattutto Masada e il Mar Morto, che non avevamo visto nei viaggi precedenti.

La Basilica della Natività a Betlemme

Immagini di Masada, antico palazzo di Erode dove nel 70 d.c. si asserragliarono gli ultimi ribelli ebrei e dove rimasero per un anno e mezzo assediati dalla X legione romana, che alla fine riuscì a penetrare nella fortezza, trovando però solamente cadaveri: i circa tremila superstiti si suicidarono in massa.

Ambienti ancora perfettamente conservati. Oggi ci si può arrivare su un sentiero di circa due ore di cammino (tutto in salita), che però d’estate è vivamente sconsigliato, oppure con una cabinovia

Sempre d’alto una vista sul mar Morto

I monti della Giordania che si riflettono sul Mar Morto

Affondare è praticamente impossibile! Stai a galla anche seduto…l’unico problema potrebbe essere ribaltarsi! Anche perché quella che sembra acqua è in realtà una soluzione salina, oleosa, molto irritante

Una giornata caldissima, unico refrigerio nell’oasi di En Gedi, uno sprazzo di verde in mezzo al deserto. Anche questo luogo molto suggestivo, peccato ci siamo andati in chiusura, quindi non siamo riusciti a visitarlo a fondo

La magia dei posti rimane la stessa, potrò andarci anche altre mille volte, ne rimarrò sempre incantato. Certo l’aria che si respira non è bella. Ancor più delle altre volte, la tensione è palpabile. La presenza di esercito, polizia, anche semplici civile che girano armati è davvero inquietante.

La cosa più incredibile è la vicinanza, quasi la sovrapposizione, di mondi distanti anzi sideralmente distanti fra loro. Arabi e israeliani, sionisti e ortodossi, cattolici latini e greci ortodossi, armeni, etiopi, copti, luterani, evangelici, anglicani e chissà quanti altri. Tutti insieme e tutti differenti, spesso in contrasto fra loro. Il mondo occidentale e il medio oriente che si trovano a stretto contatto. Capire i torti e le ragioni diventa davvero difficile, anzi direi impossibile. Troveranno mai il modo di vivere in pace? Me lo auguro con tutto il cuore, ma ne dubito fortemente. Troveranno una separazione equa e consensuale? Forse questo è più realistico, ma chissà. Forse fra qualche generazione…speriamo nei bambini!

Io comunque spero di tornarci, perché nonostante le tensioni, nonostante le brutture, resta un luogo mistico, che ti fa dare uno sguardo verso il cielo, verso qualcosa che trascende le nostra realtà. E non può essere un caso che religioni e credi diversi si ritrovino insieme in quel luogo, che anche se per ragioni ed in maniera differente, è considerato Santo da tutti.

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Una gita a Aielli

Come già scritto più volte in questo blog i viaggi di cui si parla sono per lo più virtuali. O meglio, ermeneutici. A volte però vale la pena scrivere anche di luoghi e quindi di viaggi reali. Ad esempio vale senz’altro la pena raccontare come un paesino della Marsica in Abruzzo ha saputo reinventarsi diventando una meta che ogni anno richiama turisti da tutta europa. Non per le bellezze naturali o per le golosità culinarie (comunque entrambi interessanti), ma per una particolarità che davvero non ti aspetti.

Aielli, cento chilometri da Roma, mille metri di altezza, era un borgo medievale molto suggestivo con una vista fantastica su tutta la piana del Fucino (che ricordiamoci, fino al 1860 circa quando fu prosciugato, era il terzo lago d’Italia per estensione dietro il Garda e il lago Maggiore), ma dal 2019 è diventato una sorta di museo a cielo aperto, sede di un Festival internazionale della Street Art. Nei suoi vicoli, fra palazzetti e costruzioni in pietra, sono stati creati oltre 40 murales da artisti provenienti da tutto il mondo.

L’armonia con cui i murales si sposano con le costruzioni ed il paesaggio circostante ha qualcosa di magico. Qui trovate la mappa e tutte le informazioni, reperibili anche sul posto grazie ad un efficiente punto informativo https://borgouniverso.com/. Io non aggiungo altro e vi lascio alla meraviglia delle immagini.

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Resoconto semiserio di 7 giorni a Maiorca

Perché spendere 900 euro per affittare una panda per una settimana invece di spenderne 300? Perché spendere 350 euro di volo invece di spenderne 150? E potrei continuare così anche per l’affito di un villone con piscina e altre cose. Quando venti giorni fa ci hanno cancellato il volo per Sharm El Sheik (ebbene sì, anche noi ci eravamo invaghiti della classica vacanza a 4 di bastoni sotto il sole per una settimana di nullafacenza in un villaggio all inclusive) dovevamo decidere rapidamente una meta alternativa. E quelle differenze di prezzo ci hanno fatto desistere da un ritorno in Sardegna per dirigerci invece verso un’altra meta. Scelta molto azzeccata!

Qualche anno fa eravamo stati a Minorca (ve l’avevo raccontato qui https://viaggiermeneutici.com/2017/07/21/resoconto-semiserio-ovvero-minchione-di-7-giorni-a-minorca/) e ci era piaciuta molto. Verso la più grande delle Baleari avevo qualche riserva con l’idea che fosse troppo affollata, con un turismo di massa legato alla movida e alle notti brave. Niente di tutto questo! O meglio, quest’idea in effetti si sposa bene con quello che c’è intorno al capoluogo: Palma e il suo circondario in effetti sono una specie di Rimini un po’ più caciarona, ma il resto dell’isola invece è tutt’altra cosa, molto più simile alle atmosfere che già avevamo trovato e apprezzato a Minorca.

Es Trenc

Abbiamo affittato una villa dalle parti di Felanitx, nella parte centro orientale dell’isola, da lì ogni giorno abbiamo girato nelle spiagge più belle che stavano tutte ad una mezz’ora di macchina. Forse la differenza più grande con Minorca sta proprio qui: il tipo di spiagge è molto simile, ma Maiorca oltre ad essere decisamente più grande, ha collegamenti migliori. Nella parte nord est ci sono spiagge molto belle e molto ampie (Cala Mesquida e Cala Agulla), ma spesso molto ventose: per questo ci siamo piuttosto concentrati in quelle a sud est. Spiagge piccole, ma comunque agevoli, all’interno dei parchi naturali, tutte facilmente raggiungibili e con parcheggi comodi (spesso a pagamento).

Cala Blava
Cala S’Amarador
Cala Sa Nau

Il maiorchino è un dialetto catalano (in una settimana ho visto solo bambini e adulti con le maglie del Barcellona). Capisco poco lo spagnolo, figuriamoci il catalano. Per questo forse siamo rimasti un po’ perplessi di fronte al cartello posizionato proprio nel terreno di fronte alla villa…

Che divieto sarà? Ci è rimasto il dubbio…

Una bella vacanza, con i figli al seguito (e questo ormai non è così scontato) e gli amici di viaggio di sempre. Non abbiamo visto la barriera corallina, come avevamo preventivato, ma le spiagge di questa Isla Bonita non hanno davvero nulla da invidiare a quelle dei caraibi!

Cala Mondragò