Chi frequenta da un po’ questo luogo virtuale sa come la penso riguardo le differenze razziali e soprattutto riguardo chi si lascia condizionare dal colore della pelle o dal credo religioso di qualcuno. Per chi fosse capitato qui per caso, lascio parlare il mio amico Jake
Odio i pregiudizi e ho una bassissima considerazione di chi si lascia condizionare da idee preconcette, da paure insensate o da valutazioni aprioristiche che non tengono conto della effettiva realtà di chi ci sta di fronte.
Premessa necessaria per spiegare come mi sono sentito ieri sera quando, parlando con l’Amministratore di condominio, sono venuto a sapere chi verrà ad abitare nel piano sotto a noi, nell’appartamento lasciato vuoto dopo la dipartita di una coppia di simpatici vecchietti. Domenica pomeriggio avevamo visto una ditta di traslochi che aveva appoggiato nell’androne dei materassi: qualcuno diceva quindici, altri venti, ma insomma una quantità davvero insolita. L’appartamento, affittato da una ditta edile il cui responsabile è il nipote dei precedenti proprietari, verrà abitato da otto (qualcuno dice dieci) operai egiziani, che lavorano appunto in questa ditta.
Mentre assimilavo questa informazione gli altri condomini urlavano allo scandalo, minacciavano ricorsi ai vigili, alla guardia di finanza ai Power Ranger ed io ho cominciato ad immaginare i prossimi mesi, l’odore di spezie che dalla loro cucina fluttuerà per le scale, l’aroma di cumino che pervaderà l’androne e stazionerà nell’ascensore, i canti e le feste notturne durante il Ramadan, mia figlia che torna a casa in tarda notte vestita come si vestono le belle fanciulle ventenni e quindi mi sono ricordato quello che diceva Bergonzoni. Non mi fa tanto paura il razzismo in sé, quanto il razzismo in me.