O meglio. Puoi anche mettergli fretta, ma sarà del tutto inutile. Purtroppo aspettare non è il nostro forte. Non lo è per nessuno. Forse per colpa dei tempi che viviamo, dove tutto è accelerato, dove non ci sono più distanze spazio temporali da colmare. Oggi con uno smartphone azzeri le lontananze geografiche e avvicini ogni tipo di appuntamento. La velocità è una condizione dell’essere.
Però questo è solo parzialmente vero, anche perché questa canzone, prima di diventare un successo di Phil Collins degli anni 80, è stata scritta negli anni 60. Quindi, come spesso capita, siamo portati a pensare che il tempo che viviamo abbia delle particolarità uniche, come se invece nel passato le cose andassero in modi totalmente diversi. In realtà non è esattamente così. Amare ed essere amati, probabilmente, è sempre stato accompagnato da un’urgenza intrinseca. Un bisogno insopprimibile di bruciare i tempi, di arrivare al traguardo, di avere conferme che non bastano mai.
Ed è risaputo che la fretta è sempre cattiva consigliera e che il tempo dell’attesa è spesso il più fecondo. Ma è comunque un’attesa dinamica, che si nutre di tensione, che anzi alimenta la spinta verso il suo obiettivo. Quindi è vero, non puoi affrettare l’amore, ma forse non puoi nemmeno fare a meno di farlo. E guai se non fosse così, perché questo è il segno più evidente che siamo ancora vivi.
I need love, love to ease my mind
I need to find, find someone to call mine
But mama said you can’t hurry love
No you just have to wait
She said love don’t come easy
It’s a game of give and take