Mancavano 4 giorni a Natale

In fondo cos’è il genio? Un ossimoro, una coincidenza degli opposti. La follia intelligente, la straordinarietà dell’ordinario e la semplicità della meraviglia. La ripetizione di un concetto assolutamente anonimo che diventa la surreale metafora della ciclicità degli eventi (non a caso le feste si chiamano “ricorrenze”, proprio perché ogni anno si ripresentano diverse, ma in fondo uguali a se stesse). E questa cosa fa ridere! Il modo in cui viene detto, l’alternanza dei toni, la mimica facciale, fa sì che quello che in altri contesti sarebbe un qualcosa di banale, di noioso, scatena invece l’ilarità.

Certo, di fronte alle vette dell’umorismo di un Woddy Allen con tutti i suoi riferimenti culturali piegati alla voglia di far ridere (“ogni volta che ascolto la Cavalcata delle Walchirie mi viene voglia di invadere la Polonia”), questa comicità potrebbe sembrare dozzinale, ma proprio questo secondo me indica la genialità. Anche io, anche voi, chiunque, riesce a strappare un sorriso con quella battuta, ma solo Albanese riesce a farci ridere semplicemente ripetendo una frase qualunque. Come Totò che fa finta di starnutire o Ollio che guarda sconsolato dentro la telecamera dopo l’ennesimo disastro di Stanlio, o un pugno in testa di Bud Spencer. L’umorismo diventa geniale quando fa ridere nella sua nudità, nel suo non aggiungere nulla al tutto del gesto o della parola. Infatti non la sappiamo spiegare, non riusciamo a motivare cos’è che ci fa ridere. Perché infatti non ridiamo più solo perché ascoltiamo o perché guardiamo. Ridiamo col naso, perché la traccia umoristica è talmente flebile, ma assolutamente concreta che forse possiamo riconoscerla solo come fosse un profumo nell’aria.

E allora, visto che oggi è il 21 dicembre, possiamo ben dire che mancavano quattro giorni a Natale…

La lussuria

Per la terza tappa di questa carrellata vi intratteniamo oggi sul vizio più piccante. Perché, se come dice il proverbio, l’ozio è il padre del vizio, chi sarà mai la madre? Lo scopriremo solo leggendo!

Lui. Sono un maniaco sessuale non praticante, diceva il grande Woddy Allen. Ma sono troppo pigro per essere lussurioso. Ci vuole un grande impegno, una determinazione mica da tutti. Bisogna lasciarsi prendere, anzi travolgere da passioni sfrenate, più o meno lecite…ma chi ve lo fa fare, mi verrebbe da chiedere. Ma poi in realtà a chi dovrei chiederlo? Perché in effetti, mi sembra che la lussuria sia un vizio un po’ desueto. Come una vecchia signora un po’ birichina, che con aria maliziosa ti racconta delle sue gesta giovanili, quando “a chi la dava e a chi la prometteva”. Tutte fandonie, ovviamente, ma fa tanto fico raccontarlo, far credere che… Ammettiamolo, la lussuria è molto più millantanta che praticata. Poi oggi, figuriamoci! Con tutto questo virtuale in cui siamo immersi come un ippopotamo in una vasca dello zoo, ma chi volete che sia più davvero lussurioso? La lussuria è diventata un lusso, una cosa un po’ naif, come collezionare francobolli (anche se il must era la collezione di farfalle).

Lei. Devo ammettere una cosa: io ‘sta lussuria non è che la vedo proprio come un vizio capitale. Intendetemi: non è che stia lì a praticare atti impuri dalla mattina alla sera (figuriamoci, sono pigra anch’io) e comunque dobbiamo intenderci sul significato di atto impuro perché la dottrina cattolica classica è piuttosto restrittiva sul punto, ma altre religioni non lo sono affatto (anzi). Ciò non toglie che a me il grave turbamento della ragione, l’incapacità di controllare le proprie passioni.. stanno simpatici. Tutti ci siamo divertiti a studiare i Baccanali. Molti di noi hanno sognato con alcune di queste storie tormentate: io sto dalla parte di Anna Karenina. E di Paolo e Francesca. Come non si fa a non appassionarsi all’ Amor ch’a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m’abbandona? Passione, pulsione, annebbiamento della vista, fuoco interno che arde. Fiato corto, sguardi che bruciano, parole sussurrate. Vuoi mettere col rincorrere i Pokemon? Vuoi mettere con i Uomini e donne patinati e finti?

Lui.  Eppure, obiettivamente, la lussuria di per sé non dovrebbe essere male. Cioè, voglio dire, è divertente, no? E come giocare una bella partita il giovedì sera è decisamente meglio che stare davanti la tv a sentire uno scemo che dice “sciabolata morbida”, datemi retta voi giovani e diversamente giovani: diamo retta alla ascoltiamo la vecchia signora, che forse cadremo in tentazione, ma saremo sicuramente meno stressati!

Lei. Certo è che se domani mi si presentasse mio marito che, anziché direzionare tutta la sua verve lussuriosa verso di me, avesse deciso di fuggire con Miss. 25-anni-sensualità-agogò qualche problemino ce l’avrei; sicuramente avrei difficoltà ad appassionarmi alla loro di storia (il realtà ce l’avrei anche se costei avesse l’allure di un topo da biblioteca). Ma. Proprio perché “di doman non v’è certezza” … ce lo vogliamo godere questo oggi? Epicureizziamoci! Accettiamo che la signora Lussuria  (la immagino come Jessica Rabbit, eh sìsì) si impossessi di noi ogni tanto e ci travolga con la sua sfrenata passione. Possibilmente, se ce l’abbiamo, cerchiamo di direzionarla verso la persona che amiamo. Perciò, cari miei, anch’io non possono che unirmi al coro qui di sotto.

lussuria

Cronaca di una colonscopia annunciata

Volendosi attenere alla stretta realtà dei fatti, questa cronaca comincia a metà febbraio, quando con solerzia ed efficienza inaspettata, la ASL RM1 mi ha mandato una letterina in cui mi invitava a partecipare ad un check up gratuito per la prevenzione dei tumori del colon. Non a me in quanto tale, ma a me quasi cinquantenne. Forse avrei dovuto attenermi al vecchio detto per cui, quando qualcuno vuole regalarmi qualcosa, bisogna subito chiamare i carabinieri, invece, ottimista come uno che porta la macchina a lavare di sabato mattina, sono andato. Ho portato il mio campione di merda (peccato che ho già scritto https://giacani.wordpress.com/2015/09/25/we-are-the-champions/  altrimenti qui ci starebbe proprio bene ribadire il concetto) e mi ero messo a posto con la coscienza. Potrete capire il mio stato d’animo quando tre giorni dopo mi hanno telefonato dicendo, “guardi forse è il caso che faccia una colonscopia”. Come, chi quando, perché???

Ora, io lo sapevo che prima o poi questa cosa mi toccava (anche questo lo avevo già scritto https://giacani.wordpress.com/2015/12/15/le-dieci-cose-da-fare-prima-dei-50-anni/), ma ovviamente speravo che fosse più poi che prima. Che poi forse, ora che tutto è alla spalle, posso ben dire che la cosa meno fastidiosa della colonscopia è il fatto che ti infilino un tubo laddove non batte il sole. Chiaramente contromano! Perché sarà pur vero che tutti i gusti sono gusti, che qualcuno magari invece…no, no! Per me quello resta un senso unico a uscire, non ammetto discussioni!

Ma, in realtà quello è il meno peggio. Direi quasi niente (posto che ovviamente ero sedato e quindi mezzo rincoglionito mentre il tubo risaliva la corrente) in confronto a: 1) l’ansia che ti prende prima di farla, 2) l’ansia per il bibitone di purga che precede di poche ore il fatto, 3) l’ansia che ti viene dopo, quando (praticamente quasi sempre), già che sono lì si portano via un pezzetto di qualcosa che qualcuno con una fantasia malata ha chiamato polipo (io i polipi li mangio ad insalata, a volte al sugo con le patate, ma devo dire che d’ora in poi li guarderò con un po’ di sospetto).

L’ansia perché i racconti di chi già ha provato il brivido – ovviamente – incrementa ed ingigantisce i tormenti che dovrai subire. Non parliamo della purga. Certo, non è una bibita con cui dissetarti dalla calura estiva, ma ho bevuto schifezze ben peggiori: il guaio è che ne devi bere 4 litri! E anche di Barbera se ne dovessi bere 4 litri alla fine ne sarei leggermente infastidito! Ovviamente però la cosa peggiore è l’ansia successiva, quella che precede il risultato del famoso esame istologico. Quella che ti fa vivere sospeso, un po’ come quando aspettavi i risultati dell’interrogazione o i voti sui quadri a fine anno. Quell’ansia che ti fa cogliere il vero peso delle cose e restituisce il giusto valore alle altre ansie con cui condiamo le nostre giornate.

Quell’ansia che, una volta svanita, ti fa essere d’accordo con il grande Woddy. No, ragazzi, dategli retta…le parole più belle al mondo non sono “ti amo”!

sigarette713

Un anno di Blog

L’uomo scrive soltanto perché si tormenta, perché dubita e perché deve continuamente dimostrare a se stesso e agli altri che davvero vale qualcosa. Ma se sapessi con certezza di essere un genio…perché dovrei continuare a scrivere? Me lo sa dire perché? (dal film “Stalker” di A. Tarkovskij)

WordPress ci tiene a farmi sapere che il mio Blog ha un anno. Effettivamente è così e tutto cominciò da qui  https://giacani.wordpress.com/2013/09/20/ed-ecco-a-voi-il-blog/. E come appunto scrivevo in quel primo post, aprendo un blog cercavo semplicemente un contenitore dove mettere dentro le cose che qui e là mi capitava di scrivere. Ovviamente pensavo che con un blog avrei scritto. In realtà ho anche (anzi, soprattutto) letto. Pensavo di farmi conoscere. In realtà, molto di più ho conosciuto. E posso dire di aver conosciuto persone straordinarie: sono nate delle belle amicizie, ho vinto dei premi (più d’uno abbastanza farlocchi, a dire il vero!), mi sono divertito e mi sono commosso. Mio malgrado sono addirittura riuscito a litigare. Insomma, fermo restando che la vita vera è altrove, quest’angolo virtuale è stata una piacevole scoperta, che è andata anche al di là delle aspettative.

Un anno può essere tanto o poco, comunque può essere un’occasione per fare un bilancio. In quest’anno sono saliti a bordo del blog oltre 180 viaggiatori abituali e ci sono state oltre 13 mila visite, più di mille al mese. Non so se sia poco o tanto, né mi interessa saperlo. Spero solo che siano state visite piacevoli. Scorrendo nelle statistiche i termini di ricerca attraverso i quali si è arrivati al blog debbo dire che mi viene qualche dubbio sulla  sanità mentale dei miei lettori. In assoluto mi piacerebbe sapere cos’avesse fumato chi ha digitato “ricevere una testata contro un muto potrebbe essere pericoloso?” Perché uno dovrebbe farsi una domanda simile? Perché cercare nel mio blog una risposta? Ma soprattutto perché dare una testata ad un muto? Forse perché tanto, poverino, non può urlare? Sarei altrettanto curioso di sapere per quali strane vie telematiche chi ha digitato “strani modi per cunnilingus” sia arrivato al mio blog. Non mi pare di essermi mai seriamente applicato su questa tematica, né tantomeno di poter fornire chissà quali segreti. Mah, che dire? Grandi domande senza risposte!

Ci sono lettori affezionatissimi che non si perdono un post e quelli da una botta e via. La bellezza di questo tipo di comunicazione è forse proprio nella massima libertà che concede a chi scrive e a chi legge di esserci o no, mostrarsi o rimanere un passo indietro. Ci sono stati post molto apprezzati, altri molto meno. Alcuni con molte letture, altri quasi ignorati. Anche per chi scrive non sono stati tutti uguali. Non vale il detto “ogni scarrafone è bello a mamma sua”. O comunque, qualcuno è più scarrafone di altri. Alcuni post sono venuti fuori di getto, quasi a voler fissare su carta un’emozione. Altri sono stati più ragionati. Qualcuno è stato scritto quasi fosse una lettera personalizzata in cui solo il destinatario aveva tutti i codici di lettura, altri erano rivolti quasi solo a me stesso. Alcuni mi hanno aiutato a ricostruire ricordi, fissandoli in maniera chiara, altri sono stati liberi sfoghi della fantasia. Molto spesso il blog è stato semplicemente lo strumento per fare una delle cose che mi viene meglio. Il minchione!

In conclusione, parafrasando il mitico Woddy Allen sarei già molto soddisfatto se qualcuno, leggendo queste righe, pensasse fra sé…”be’, certo, non sarà Le anime morte di Gogol, però è un bel blog”.

Quando sarò morto

Gli uomini costruiscono case perché devono vivere. Scrivono libri perché sanno che devono morire (D. Pennac)

Quando sarò morto, al mio funerale, mi piacerebbe che in Chiesa qualcuno mettesse You can’t always get what you want, come ne Il Grande Freddo (per la cronaca forse, probabilmente, il mio film preferito). Ci rinuncerei forse, chissà, solo se potessi vedere dal vivo la Parousia! Vi immaginate che gran ficata che dovrà essere? Però neanche il mio pur grande ottimismo e l’altrettanto grande egocentrismo mi può far ragionevolmente pensare di esserci da vivo.

E quindi, tornando in tema, quando sarò morto mi piacerebbe non aver conti in sospeso. Nel dare soprattutto. Nell’avere me ne fregherà molto poco, immagino. Da un punto di vista godereccio mi piacerebbe aver assaggiato tutti i vini che voglio bere, aver letto tutti i libri che voglio leggere e ascoltato tutta la musica che voglio ascoltare. Sì, penso che potrei dirmi soddisfatto.

Al mio funerale mi piacerebbe si piangesse poco. Anzi, sarebbe proprio fico se la gente, dopo un attimo di legittima commozione, cominciasse a darsi di gomito e poi a sganasciarsi dal ridere, ricordando una delle tante stronzate che ho scritto. Ale dice che mi piace essere sotto i riflettori. Ma in fondo anche lei sa bene che in realtà ci sto (quando ci devo stare) con un certo imbarazzo e con la malcelata speranza di esserne fuori prima possibile. Certo quel giorno sarà un po’ più complicato.

Quando sarò morto, anzi un attimo prima, mi piacerebbe dire qualcosa di intelligente. Qualcosa che poi la gente ricordi. Avete presente Stan Laurel? “Ora vorrei essere in montagna a sciare” “Le piace sciare Mr. Laurel?” “Lo detesto. Ma sarebbe comunque meglio che essere qui”. Lo so, vette inarrivabili. Allora diciamo che mi accontenterei che la morte mi trovasse vivo. E possibilmente anche in buona salute. In realtà, come dice un’altra colonna della mia formazione culturale (seconda forse solo a Stanlio & Ollio) “non è che ho paura di morire, solo che non voglio esserci quando accadrà” (W. Allen).

Mi piacerebbe non avere rimpianti. Rimorsi sarà inevitabile temo, per le più o meni grandi cazzate fatte. Rimpianti spero proprio di no. In ogni caso, essere (rim)pianti è decisamente meglio che (rim)piangere. Per questo vorrei essere morto prima delle persone a cui tengo di più. Obiettivamente, se dovessi scegliere un solo desiderio, certamente questo sarebbe il primo della lista. Lo so, è un desiderio egoista e anche un po’ da stronzi. Quindi un po’ da me, come ha recentemente sottolineato I. (è inutile che ve lo ridico tutte le volte…la mia prima lettrice. Io mi fido di lei, fidatevi anche voi).

Quel giorno, prima che mi infilino in quella cassa, mi piacerebbe che qualcuno mi mettesse la maglia della Lazio. “Ancora co ‘sta Lazio? E che cojoni!” Sì, d’accordo lo so, è una minchiata. Ma almeno quel giorno, potrò scegliere come cazzo vestirmi?