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Meglio perderlo che trovarlo

Come già detto e scritto altre volte (in particolare qui), sono un mago a perdermi le cose. Un momento prima sono qui, un momento dopo non ci sono più. O meglio, non è detto che ci siano, ma io non le trovo. Non le trovo anche se ce le ho sotto al naso! Con sommo disappunto della mia dolce metà, costretta ad arrivare in soccorso, neanche fosse il settimo cavalleggeri, per risolvere la situazione.

Quando accade che le cose si ritrovano quindi, gioia e felicità la fanno da padrone! Cosa c’è di più bello che ritrovare qualcosa che si pensava aver perduto? Cosa c’è? Forse perdere qualcosa di cui si può fare assolutamente a meno! Perderlo e non ritrovarlo mai più.

Perché invece succede che a volte ritroviamo cose di cui non sentivamo proprio il bisogno. Come quando scopri dentro un libro una banconota da dieci mila lire: che ci faceva lì? Chi e perché ce l’aveva messa? Ma soprattutto, perché non è saltata fuori quando serviva?

Oppure quando ripercorri una strada dopo tanto tempo. Una scorciatoia? Neanche per sogno! Una strada per l’inferno! Piena di traffico, buche, macchine parcheggiate male. Ecco perché l’avevamo dimenticata, cancellata da tutti gli itinerari. E mal ce ne incolse quando abbiamo deciso di ripercorrerla!

Non parliamo poi di quel personaggio molesto di cui abbiamo dimenticato nome, numero di telefono, indirizzo e che improvvisamente, ahinoi, rispunta all’orizzonte, in tutta la sua fastidiosa presenza. “Carissimo, quanto tempo…ti ricordi di me?” Sì, certo che mi ricordo, ma avrei preferito dimenticarti, perderti nei meandri della memoria e mai più ritrovarti!

Purtroppo, è così. A volte ritroviamo cose, fatti, persone, che avremmo volentieri perso per sempre. Poi ci sono situazioni ambivalenti. Ad esempio, quella che riguarda il cellulare, con cui, come la stragrande maggioranza delle persone, non ho un rapporto sano: è troppo pervasivo, onnipresente, esasperante. Crea dipendenza, c’è poco da fare. Come se ne può fare a meno? Qualcuno ci riesce a dire il vero. Non so come faccia, ma io no. Non ci riesco proprio. Eppure…

Eppure, me lo perdo in continuazione. Me lo scordo e me lo dimentico nei posti e nei momenti più impensabili. Come dicevo sopra, un attimo prima ce l’ho in mano, un attimo dopo è rimasto in macchina o nell’altra stanza o chissà dove. Non saprei vivere senza ma in realtà, evidentemente, a livello inconscio vorrei perdermelo, vorrei dimenticarlo per sempre. Vorrei tornare negli anni 80, quando si poteva fare sega a scuola con una piccola speranza di non essere beccati. Quando ci davamo l’appuntamento sul muretto di via Livorno e poi ascoltavi gli ELO e aspettavi con fiducia che qualcuno arrivasse. Quando non eravamo raggiungibili e rintracciabili ogni istante. Quando le cose e le persone non erano sempre, costantemente a disposizione. Quando soprattutto non avevamo e quindi non davamo agli altri questa assurda, illogica, perversa illusione.

Quando veramente ci si poteva perdere. Ma forse, quando ancora potevamo ritrovarci per davvero.

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Cambiano cielo, non animo, coloro che corrono al di là del mare

Cosa è più stupefacente, il cambiamento o ciò che non cambia mai? Le cose bianche che diventano nere o quelle che come diamanti, continuano a brillare con la loro luce identica come il primo giorno?

Non sopportavo la marmellata. Di qualsiasi tipo, di qualsiasi gusto: quella roba viscida e gelatinosa mi inquietava solo a guardarla. Ora non riesco a fare colazione senza, mi sembra di essere un tossicodipendente, che ha bisogno della sua dose giornaliera di zuccheri.

Nel 1979 per il mio compleanno mi regalarono Discovery degli ELO: penso di averlo consumato a furia di ascoltarlo e tutt’ora dovessi scegliere una musica da qui all’eternità, quella sarebbe la mia colonna sonora.

Poi ci sono le cose che negli anni sono cambiate, ma in realtà sono sempre le stesse. Razionalizzi, cerchi e spesso riesci, a gestirle, ma poi tornano ad essere loro. Nel 1979 (ritorna quell’anno, chissà perché) cominciai a portare l’apparecchio per i denti. Per due anni, quasi tre, mi sottoposero a delle torture degne dell’inquisizione, con elastici, ferri, apparecchi strani da portare la notte e ogni volta andare dal dentista significava il terrore. Adesso è diverso, ma poi mica tanto.

Certe cose non cambiano mai. E altre, inaspettatamente, senza una ragione vera e propria, si trasformano e a volte si rivoluzionano. Ma cos’è più strano, che abbia imparato a nuotare a cinquant’anni suonati, io che avevo sempre avuto una fifa terribile dell’acqua, o che sono innamorato da 35 anni della stessa donna? Che in questi anni sono riuscito (più o meno convintamente) a dare il voto praticamente a tutto l’arco costituzionale o che la stessa squadra di calcio riesca ad illuminare o a far sprofondare nella depressione le mie domeniche?

Come possiamo sapere se quello che vale oggi varrà anche domani? Magari tra vent’anni mi piacerà ascoltare la musica trap (non ci credo, ma chi lo sa) oppure non leggerò più i fumetti di Tex (ci credo ancora meno). Ma soprattutto, è così importate saperlo? In fondo la cosa più bella è avere la possibilità di scegliere: se scegliamo sempre le stesse cose oppure scegliamo di cambiare, non muta la sostanza delle cose. Dipende sempre da noi. E’ questo quello che conta veramente.

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L’alfabeto delle canzoni

E ce l’ho fatta anche io! Mica potevo mancare…quando il mio amico Zeus chiama non ci si può tirare indietro (veramente anche Papillon mi aveva solleticato un giochino analogo, basato sui titoli dei film, ma mi mancano troppe lettere!) Il giochino è quello di ripercorrere l’alfabeto citando titoli di canzoni. Poi lo sapete che le liste di qualsiasi cosa, soprattutto se minchiona, mi fanno impazzire. Tanto per rendere la cosa un po’ meno minchiona (mica tanto eh!) ho cercato di mettere dentro una sola volta a testa, tutti i miei gruppi e cantanti preferiti. Potreste dirmi, va be’ ma a noi che ce frega? Lo so, invece a me il giochino è piaciuto assai, anche perché riuscire a far partecipare alla cosa i best 25, ti costringe a pensare e poi a scegliere. Certamente qualcuno manca, ma le lettere a disposizione erano finite!

As Tears go by – Rolling Stones. Gli Highlander. Li ho sentiti dal vivo l’anno scorso al Circo Massimo e davvero cominci a pensare che in fondo la droga non sia poi così nociva.

https://www.youtube.com/watch?v=bYrsezzVJDQ

Baba o’ Reily – The Who. Una canzone che bisognerebbe sentire ogni mattino, a palla di cannone, appena alzati, così tanto per ricordarci quant’è bella la vita

Cowgirl in the sand – Neil Young, come cantante lui è nella mia top five, la canzone in questione è straziante e bellissima come solo lui potrebbe cantare

Desperado – Eagles, loro sono bravissimi e la canzone merita assolutamente, al pari di molte altre (fra l’altro ce n’è un’altra, sempre con la D che mi piace un sacco, ma già l’ho usata per altri post e non volevo ripetermi)

https://www.youtube.com/watch?v=iDNtqy0zjJA

Easy does it – Supertramp, loro sono il “mio” gruppo. Non i preferiti in assoluto, ma quelli che sento più miei, come fossero miei amici, come li conoscessi da trent’anni, un po’ come i compagni di scuola. E in fondo un po’ è anche vero.

Fat bottomed Girls – Queen. Altro gruppo storico nei miei ascolti e l’omaggio alle ragazze culone penso sia uno dei loro pezzi più significativi, per ironia, ritmo, spontaneità. Secondo me un po’ troppo sottovalutati.

https://www.youtube.com/watch?v=0Bt0Ivqr0u4

Good Riddance – Green Day fra le nuove generazioni forse i più ascoltati. Questa canzone in particolare la trovo bellissima.

Horizons – Genesis. ecco dovessi scegliere un solo gruppo, non avrei dubbi, sono loro. Ho scelto volutamente un pezzo minore, brevissimo, solo strumentale, perché basta anche solo questo per far capire secondo me che quando fra trecento anni studieranno la storia della musica del 900, loro saranno nei libri di testo.

Knockin’ on Heavens Door – Bob Dylan. Che vogliamo dire su quest’uomo e su questo pezzo. Silenzio e alziamo il volume

Inbetween Days – Cure. Torniamo alla mia adolescenza con questo gruppo di matti che però in questa canzone diedero veramente il massimo. Pezzo monumentale, un altro di quelli da ascoltare la mattina per darsi la carica

Love Boat Captain – Pearl Jam. Pensavo ad un certo punto che il rock avesse già detto tutto quello che aveva da dire. Loro e il gruppo che segue a due distanze mi hanno fatto ricredere. I Nirvana sono l’emblema, loro la sostanza, fra i due, a mio avviso, c’è un abisso.

https://www.youtube.com/watch?v=5t5RXlRytYQ

Mother – Pink Floyd. Questi certo non potevano mancare. Li ho consumati a furia di ascoltarli: probabilmente hanno scritto brani molto più belli di questo, ma ultimamente l’ho riascoltato casualmente e mi è venuto da piangere

Nightswimming – Rem. E questo è l’altro gruppo che mi ha fatto pensare che effettivamente ancora è presto per fare il de profundis al rock. Grande gruppo, grande pezzo!

On almost sunday morning – Counting Crows. Anche loro appartengono alla nuova generazione, ma per intensità dei pezzi, meritano di essere nell’olimpo. Spero di riuscire ad andarli a vedere a luglio!

Police on my back – The Clash. Nuovo salto all’indietro per un gruppo che mi ha sempre fatto impazzire. Come fai ad ascoltarli senza che ti venga voglia di salire su un tavolo e metterti a ballare?

Queen of Supermarket – Bruce Springsteen. A parte che trovare una canzone con la Q non era proprio facilissimo, ma lui è lui…il Boss, unico e solo. Insieme ai Genesis, nella mia classifica, sempre al primo posto.

Revolution – Beatles. Loro sono la storia, il porto sicuro in cui torni ogni volta che hai bisogno di sentirti a casa. Possono anche passare mesi senza ascoltarli, ma tu sai che loro sono lì. Una certezza.

https://www.youtube.com/watch?v=Px1LqHVhuao

Stay – Jackson Browne. Un altro dei miei preferiti, un altro di cui ho consumato gli LP quando ancora non c’era l’elettronica che ti veniva incontro. E quindi quando finiva la prima facciata toccava alzarsi, rigirare il disco e rimettere su il braccio, calcolare la traccia e abbassare la levetta.

Tunnel of Love – Dire Straits. Ultimamente li ho citati in un ricordo di qualche anno fa. Nei favolosi eighteen loro non mancavano mai. Questa, per la cronaca, è nella colonna sonora di Ufficiale Gentiluomo, film cult di quegli anni.

Uptown Girl – Billy Joel. Un altro di quei cantanti di cui ho la discografia completa. Sparito ormai da qualche anno dalle scene, ma questo testimonia una volta di più la sua grandezza. Se non hai più niente da dire, perché continuare a rompere i timpani? Non sarebbe meglio tacere? Grande Billy!

Valencia – The Decemberists. Dei gruppi nuovi o comunque emergenti questi sono quelli che forse mi piacciono di più. Un mix molto interessante di rock, country, prog. veramente notevoli!

With or Without you – U2. I loro primi 5 dischi li pongono nell’Olimpo dei più grandi di tutti. Poi si sono persi e difficilmente si ritroveranno. Ma arrivare a certe vette non è da tutti!

https://www.youtube.com/watch?v=XmSdTa9kaiQ

Xanadu – Elo. Insieme ai Supertramp l’altro gruppo che sento mio, perché fa parte dell’adolescenza in maniera pervasiva. La prima facciata di Discovery è forse in assoluto il disco che ho ascoltato di più. Anche in questo caso, forse, anzi sicuramente, ne hanno scritte di più belle, ma trovatemi un’altra canzone con la X?

https://www.youtube.com/watch?v=4siEWXsZBHM

Your song – Elton John. Un altro gigante che in una classifica del genere non può mancare. Canzone struggente e bellissima.

https://www.youtube.com/watch?v=mTa8U0Wa0q8

Zombie – Cranberries. Loro sono un grande gruppo, che hanno saputo dire qualcosa di nuovo, poi la voce di Dolores O’ Riordan è una di quelle che ti fanno fare pace col mondo.

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Sono stato felice sotto molti cieli

Pomeriggi danzanti con la musica degli Elo, luci stroboscopiche caserecce e ragazze belle e inavvicinabili che noi adolescenti imbranati guardavano come si sfoglia il National Geographic: contemplando mondi nei quali dentro di te sai che non avrai mai la possibilità di andare.

Mi ricordo polvere e sudore tirando calci ad un pallone. Ricordo grandi delusioni e gioie sfrenate, ginocchia sbucciate, finte e contro finte, fughe dalla classe e scontri al limite del regolamento. “La sezione B è la meglio di tutte” e poi le eterne sfide classico scientifico, molto più sentite dei derby. Ricordo gite e settimane bianche da favola. Magari passate a letto con l’influenza, ma l’importante era esserci, mica sciare.

Ricordo versioni e poi versioni e ancora versioni. E un prete folle che per diletto torturava alunni, quando non creava parole crociate. Una delle menti più notevoli che abbia mai incontrate. Ma quante te ne abbiamo dette! Ciao Padre Del Re, io penso che saresti stato un mostro anche con il computer e magari ti aprivi un profilo su FaceBook.

Ricordo quei pomeriggi d’inverno, quando alle 4 è buio, infreddoliti su quel muretto a far passare le ore. E poi le sere d’estate, sempre lì, a prendere il fresco della sera decidendo dove andare, le macchine parcheggiate alla bene e meglio.

Ricordo di essere stato felice sotto molti cieli. Ricordo quella sensazione di onnipotenza, di orizzonte libero, quando tutte le porte erano ancora aperte e poche possibilità erano già diventate realtà. Quando avevo pochi ricordi e molte speranze. Ho ancora speranze, ma ho anche tanti bei ricordi, all’angolo fra via Livorno e la Circonvallazione Nomentana. Perché come dice Flaiano, “ci sono molti modi di arrivare ed il migliore è non partire.”

E ora andiamo incontro al nostro passato.